Toscana
Madre Teresa, la piccola grande donna del XX secolo
Questa domenica il mondo si fermerà ancora una volta come il 5 settembre 1997, quando Madre Teresa respirò per l’ultima volta. Sei anni fa era il momento del dolore e del lutto per la sua morte, ora della gioia di vedere beata la più grande donna del XX secolo. Come nella Chiesa dei primi secoli, il popolo riconosce per primo la santità della persona e la dichiara «santa». Successivamente lo fa anche il Papa. La Madre era considerata già santa nella vita e non solo dai cristiani, ma anche dai non-cristiani, persino dagli induisti radicali (i più duri verso la Chiesa cattolica).
Il Presidente dell’India, un induista, sei anni fa, aveva dichiarato: «Una come lei raramente nasce nel mondo… Madre Teresa era una fonte di luce e speranza per milioni di poveri».
La sua vita è una perfetta risposta al Primo Comandamento: «Amare Dio con tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la mente». L’amore per il più povero è la semplice conseguenza.
«Chi è più unito a Dio, è colui che ama di più il suo prossimo» dunque, il vero segreto dell’essere è l’unione con Dio, che irradia e illumina l’universo. Tale unione con Dio è come una sorgente che finisce per inondare tutto il mondo. Amare Dio e appartenere a Lui non è un amore fine a se stesso ma amore in azione.
Ad una critica secondo cui l’opera di Madre Teresa non ha progetti sociali, lei disse: «Non siamo qui per il lavoro, siamo qui per Gesù. Tutto quello che facciamo è per lui. Inanzitutto siamo dei religiosi; non siamo operatori sociali, né insegnanti, né infermieri o medici, siamo suore religiose. Serviamo Gesù nei poveri. Facciamo da infermiere per lui, lo nutriamo, lo vestiamo, lo confortiamo nei poveri, negli abbandonati, negli infermi, negli orfani, nei morenti. Ma tutto quello che facciamo, il nostro pregare, lavorare, soffrire è per Gesù. La nostra vita non ha altra ragione o motivazione. Questo è il punto che molta gente non comprende…».
Il servizio ai poveri si concentra su Gesù, un servizio inteso solo per Gesù sotto le sembianze dei poveri. «Tutte le volte che l’hai fatto per uno dei miei più piccoli fratelli, lo hai fatto per me». Servire i poveri è seguire Cristo il servitore, un servo di Cristo nel cuore del mondo come dice Gesù: «Sono fra voi come colui che serve». Questo servizio non è un operare per qualche cosa, ma per qualcuno: per Gesù.
Partecipare alle sofferenze dei più poveri è partecipazione ai misteri Pasquali. Come Cristo ci ha redenti diventando una cosa sola con noi, così il servizio ai poveri redime quest’ultimi dalla desolazione. Servire i poveri non è un servizio sociale ma un’opera redentrice di Cristo. Servire è la dimensione di dedizione totale. Alla domanda: «Che cos’è il cristianesimo?», un gentiluomo indù rispose: «Cristianesimo è dare». Fu l’opera della Madre la fonte di questa ispirazione.
«Dono della pace» o «Dono dell’amore» vengono chiamate molte delle case delle Missionarie della Carità. Le opere di amore sono sempre opere di pace.
Per Madre Teresa il credere si è tradotto in testimonianza all’interno della vita quotidiana. Tre sono le cose essenziali e semplici della vita cristiana: fede, speranza e carità. Quest’ultima comprende le altre. Dio è amore e la sua testimonianza è Gesù Cristo Figlio di Dio fatto uomo. Anche noi, come cristiani, dobbiamo parlare di Dio Padre/Madre vivendo, attingendo al suo amore e mostrandolo non con i discorsi ma con i fatti. Con il servizio ai più poveri tra i poveri, Madre Teresa è diventata portatore dell’amore di Cristo che ha dato tutta se stessa occupandosi dei malati e dei moribondi, assistendo i mendicanti, dando riparo ai derelitti.
Come nella vita di tutti i santi, non sono mancate le critiche sull’opera di Madre Teresa. Alcuni hanno detto che lei ha aiutato solo ad aumentare la miseria nel mondo. Altri l’hanno criticata sull’austerità della vita, una conservatrice cattolica, la portavoce del Papa per cattolicizzare il mondo; ma la grande anima si è elevata al di sopra di ogni critica e ogni applauso, ed ha continuato nella sua unica missione: amare Dio e i più poveri della terra.
Una scritta sul muro a «Shishu Bhavan», la casa dei bambini di Calcutta illumina lo spirito della sua opera: «L’uomo è spesso irragionevole, illogico, egocentrico: non importa, amalo. Se fai il bene, ti diranno che lo fai per secondi fini egoistici: non importa, fa’ il bene. Se realizzi i tuoi obiettivi, incontrerai che ti ostacola: non importa realizza. Il bene che fai forse domani sarà dimenticato: non importa, fa’ il bene. L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile: non importa, sii onesto e sincero. Quello che hai aiutato forse non te ne sarà grato: non importa aiutalo. Dai al mondo il meglio di te, e forse sarai preso a pedate: non importa, dai il meglio di te».
Madre Teresa, una donna scomoda (di Angelo Comastri)