Toscana

Madre Teresa, la piccola grande donna del XX secolo

di John MonizChi sono i veri miti della nostra epoca? I giovani italiani sembrano avere opinioni diverse. E l’esito di un’indagine condotta dall’Eurispes sui miti giovanili, su un campione di mille ragazzi tra i 12 e i 24 anni rappresentativi dei due sessi e delle aree geografiche dell’Italia, è sorprendente. I personaggi prescelti dai ragazzi sono Madre Teresa (25%) e Papa Giovanni Paolo II (24,6%).

Questa domenica il mondo si fermerà ancora una volta come il 5 settembre 1997, quando Madre Teresa respirò per l’ultima volta. Sei anni fa era il momento del dolore e del lutto per la sua morte, ora della gioia di vedere beata la più grande donna del XX secolo. Come nella Chiesa dei primi secoli, il popolo riconosce per primo la santità della persona e la dichiara «santa». Successivamente lo fa anche il Papa. La Madre era considerata già santa nella vita e non solo dai cristiani, ma anche dai non-cristiani, persino dagli induisti radicali (i più duri verso la Chiesa cattolica).

Il Presidente dell’India, un induista, sei anni fa, aveva dichiarato: «Una come lei raramente nasce nel mondo… Madre Teresa era una fonte di luce e speranza per milioni di poveri».

Durante la sua vita, la stampa mondiale ha sempre parlato di Madre Teresa come di una santa.Il 19 ottobre 2003, dopo sei anni della sua morte, la Chiesa non fa altro che riconoscere ufficialmente Madre Teresa come modello di carità per tutto il mondo. Ma quale è il segreto di questa grande donna che diventa la santa di tutti?Spesso la grandezza di Madre Teresa viene attribuita alla sua opera per i più poveri della terra. Ma il vero segreto non è la sua opera, ma la sua appartenenza a Dio (fede e amore per Dio). Madre Teresa è essenzialmente una donna di Dio. Alla domanda «Che cos’è la nostra vita spirituale?» risponde: «Un’unione d’amore in cui il divino e l’umano si identificano completamente l’uno l’altro… Io per Dio e Dio per me. Io vivo per Dio e annullo me stessa e in questo modo Dio vive in me». Per essere pieni di Dio bisogna mettersi in continua relazione con l’assoluto. Secondo la suora di Calcutta tutto quello che noi facciamo per gli altri deve essere il frutto dell’amore per Dio: «Una Missione d’amore può venire solo dall’unione con Dio… ogni nostra azione deve venire dall’interno, dalla nostra unione con il Cristo… e le nostre opere di carità non sono altro che il riversarsi del nostro amore interno per il Signore».Dio è al centro del nostro essere e agire: «Tutto quello che noi facciamo, sia che pensiamo, sia che lavoriamo o parliamo, sia che mangiamo o ci riposiamo, è in Gesù, per Gesù a Gesù», dice la Madre.

La sua vita è una perfetta risposta al Primo Comandamento: «Amare Dio con tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la mente». L’amore per il più povero è la semplice conseguenza.

«Chi è più unito a Dio, è colui che ama di più il suo prossimo» dunque, il vero segreto dell’essere è l’unione con Dio, che irradia e illumina l’universo. Tale unione con Dio è come una sorgente che finisce per inondare tutto il mondo. Amare Dio e appartenere a Lui non è un amore fine a se stesso ma amore in azione.

Ad una critica secondo cui l’opera di Madre Teresa non ha progetti sociali, lei disse: «Non siamo qui per il lavoro, siamo qui per Gesù. Tutto quello che facciamo è per lui. Inanzitutto siamo dei religiosi; non siamo operatori sociali, né insegnanti, né infermieri o medici, siamo suore religiose. Serviamo Gesù nei poveri. Facciamo da infermiere per lui, lo nutriamo, lo vestiamo, lo confortiamo nei poveri, negli abbandonati, negli infermi, negli orfani, nei morenti. Ma tutto quello che facciamo, il nostro pregare, lavorare, soffrire è per Gesù. La nostra vita non ha altra ragione o motivazione. Questo è il punto che molta gente non comprende…».

Il servizio ai poveri si concentra su Gesù, un servizio inteso solo per Gesù sotto le sembianze dei poveri. «Tutte le volte che l’hai fatto per uno dei miei più piccoli fratelli, lo hai fatto per me». Servire i poveri è seguire Cristo il servitore, un servo di Cristo nel cuore del mondo come dice Gesù: «Sono fra voi come colui che serve». Questo servizio non è un operare per qualche cosa, ma per qualcuno: per Gesù.

Partecipare alle sofferenze dei più poveri è partecipazione ai misteri Pasquali. Come Cristo ci ha redenti diventando una cosa sola con noi, così il servizio ai poveri redime quest’ultimi dalla desolazione. Servire i poveri non è un servizio sociale ma un’opera redentrice di Cristo. Servire è la dimensione di dedizione totale. Alla domanda: «Che cos’è il cristianesimo?», un gentiluomo indù rispose: «Cristianesimo è dare». Fu l’opera della Madre la fonte di questa ispirazione.

Un ammiratore indiano, una volta fece stampare per Madre Teresa cinque righe su cartoncini gialli. Lei li ha chiamati i suoi «biglietti da visita» perché in qualche modo esprimono l’obiettivo del suo lavoro: «Il frutto del silenzio è la preghiera. Il frutto della preghiera è la fede. Il frutto della fede è l’amore. Il frutto dell’amore è il servizio. Il frutto del servizio è la pace».Ogni mattina le suore Missionarie della Carità si alzano sapendo che cosa le aspetta durante la giornata, il che a volte è molto difficile per loro. La preghiera invece dà forza, le sostiene, le aiuta e dà a tutte loro la gioia di svolgere e curare le persone non volute da nessuno. Più volte nei suoi discorsi la Madre ha invitato le famiglie alla preghiera semplice: «Se pregate insieme, starete insieme… Se desiderate una famiglia felice, una famiglia santa, dedicate il vostro cuore all’amore e alla preghiera». La fede è un dono di Dio ma anche un frutto della preghiera. La totale fiducia in Dio, anche nelle vicende di ogni giorno, è la conseguenza di una fede matura. Alla Madre piacevano molto i santi semplici, come santa Teresa di Lisieux, il «Piccolo fiore di Gesù», la santa dell’abbandono. Aveva scelto il suo nome perché aveva fatto cose ordinarie con straordinario amore: «La fede senza le opere è morta in sé stessa». L’amore è il frutto immediato della fede. La Madre era convinta che la peggiore malattia del mondo occidentale fosse «il non sentirsi desiderati né amati, il sentirsi abbandonati. La medicina può guarire le malattie del corpo, ma l’unica cura per la solitudine, la disperazione e la mancanza di prospettive è l’amore. Vi sono molte persone al mondo che muoiono per un pezzo di pane, ma un numero ancora maggiore muore per mancanza d’amore».Il servizio è la forma concreta dell’amore cristiano. Tantissimi sono i volontari che partecipano alle opere della Madre. Alla casa madre di Calcutta uno scritto invita i volontari con queste parole: «Sei venuto/ a servire Cristo negli sciancati, nei malati e nei moribondi. Siamo felici e riconoscenti che tu abbia colto questa opportunità di essere testimone dell’amore di Dio in azione. Ricorda che è Cristo a lavorare tramite noi: noi siamo meri strumenti del servizio. Non conta quanto facciamo. Ma quanto amore ci mettiamo».

«Dono della pace» o «Dono dell’amore» vengono chiamate molte delle case delle Missionarie della Carità. Le opere di amore sono sempre opere di pace.

Per Madre Teresa il credere si è tradotto in testimonianza all’interno della vita quotidiana. Tre sono le cose essenziali e semplici della vita cristiana: fede, speranza e carità. Quest’ultima comprende le altre. Dio è amore e la sua testimonianza è Gesù Cristo Figlio di Dio fatto uomo. Anche noi, come cristiani, dobbiamo parlare di Dio Padre/Madre vivendo, attingendo al suo amore e mostrandolo non con i discorsi ma con i fatti. Con il servizio ai più poveri tra i poveri, Madre Teresa è diventata portatore dell’amore di Cristo che ha dato tutta se stessa occupandosi dei malati e dei moribondi, assistendo i mendicanti, dando riparo ai derelitti.

Come nella vita di tutti i santi, non sono mancate le critiche sull’opera di Madre Teresa. Alcuni hanno detto che lei ha aiutato solo ad aumentare la miseria nel mondo. Altri l’hanno criticata sull’austerità della vita, una conservatrice cattolica, la portavoce del Papa per cattolicizzare il mondo; ma la grande anima si è elevata al di sopra di ogni critica e ogni applauso, ed ha continuato nella sua unica missione: amare Dio e i più poveri della terra.

Una scritta sul muro a «Shishu Bhavan», la casa dei bambini di Calcutta illumina lo spirito della sua opera: «L’uomo è spesso irragionevole, illogico, egocentrico: non importa, amalo. Se fai il bene, ti diranno che lo fai per secondi fini egoistici: non importa, fa’ il bene. Se realizzi i tuoi obiettivi, incontrerai che ti ostacola: non importa realizza. Il bene che fai forse domani sarà dimenticato: non importa, fa’ il bene. L’onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile: non importa, sii onesto e sincero. Quello che hai aiutato forse non te ne sarà grato: non importa aiutalo. Dai al mondo il meglio di te, e forse sarai preso a pedate: non importa, dai il meglio di te».

Madre Teresa, la vita

Madre Teresa, una donna scomoda (di Angelo Comastri)

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Fascicolo Madre Teresa in Toscana