Vita Chiesa
Madre Celestina Donati, una santità tutta fiorentina
di Giancarlo Rocchiccioli
Nel maggio scorso è stata onorata in Duomo l’urna di Santa Maria Maddalena dei Pazzi. Una persona, passandomi davanti, senza preamboli mi fa la domanda: «l’ha visitata la nostra Santa fiorentina?» Così all’improvviso non ho capito a chi ci si riferiva. Avevo letto pochi minuti prima un trafiletto dell’Osservatore Romano dal sopratitolo: La santa fiorentina. Il richiamo al giornale vaticano da una parte mi ha fatto capire che la santa fiorentina non nominata, era Santa Maria Maddalena dei Pazzi, ma mi ha anche fatto sentire come sia vivo a Firenze, il collegamento fra la città e i suoi Santi.
Alla Madonna della Tosse c’è una piccola vetrata che riproduce il cardinale Dalla Costa, Don Giulio Facibeni e Giorgio La Pira. Don Angelo Chiaroni aveva voluto la vetrata proprio per sottolineare il legame tra i santi e la città. Questo legame è sempre stato vivo lungo tutta la storia di Firenze, ma è stato particolarmente esplicito negli ultimi anni del secolo diciannovesimo e la prima metà del ventesimo. In questo periodo hanno fatto storia, fra gli altri, alcuni eventi ecclesiali: la fondazione delle Stimmatine, la venuta di don Bosco a Firenze, le Suore Passioniste di Signa, la Madonnina del Grappa, la Misericordia e la San Vincenzo di La Pira. In modo diverso, ma in ognuno di questi eventi è stato presente e operante, quasi coralmente, il laicato cattolico della città. Ritornano sempre gli stessi nomi. In quel periodo è stata attiva a Firenze Suor Celestina Donati. Se c’è una santa fiorentina è proprio lei.
Anna Maria Donati, da religiosa suor Celestina Donati, è nata a Marradi, nel 1848, ma il padre era a Marradi come funzionario della amministrazione granducale. Passerà poi a Cortona e a Siena per riapprodare a Firenze in via S. Gallo n° 53.
Anna Maria era particolarmente legata alla sorella Gemma. Le due sorelle erano assidue in parrocchia, a San Lorenzo. Quando non trovarono il consueto confessore, le due sorelle non ebbero difficoltà ad andare a S. Giovannino, a due passi, dove era particolarmente apprezzato, come confessore, il fiorentino padre Celestino Zini. Dalla direzione spirituale del padre Zini nasce l’idea di fondare l’Istituto delle suore Calasanziane per l’accoglienza dei bambini abbandonati.
Negli ultimi anni dell’Ottocento colpì molto la scelta di accogliere soprattutto i figli dei carcerati. È la tipica tendenza fiorentina a tradurre la spiritualità nell’impegno operativo della carità. Celestina Donati farà ripetutamente ricorso al laicato fiorentino. I biografi della Donati, ricordano tutti coloro che le hanno dato una mano. Sono gli stessi nomi degli altri eventi fiorentini nominati sopra. La stessa Adorazione Perpetua è istituita, nel 1900, come annota asciutto il biografo, «su suggerimento di una certa Martelli», una frequentatrice dell’Oratorio di via Faenza.
La Donati non si vergognava di tendere la mano. Soleva dire: «Cristo c’è morto sui chiodi, noi (le Calasanziane) ci viviamo».
I cognomi ritornano continuamente o si alternano intorno alle varie iniziative. Bisogna citarne uno, fra gli altri. I Rosselli del Turco sono presenti nella storia iniziale delle Stimmatine, nella venuta di Don Bosco a Firenze, sono fra i benefattori di Suor Celestina Donati e fra i sostenitori di Don Facibeni. Ma ci sono i Guicciardini, i Martelli, i Torrigiani, gli Strozzi, i Budini Gattai, i Ginori, i Corsini, i Duchi di San Clemente e altri. È tutto un tessuto fitto di laicato cattolico che rappresenta la componente più viva del cattolicesimo fiorentino ed è in quel contesto che si inserirà poi l’azione caritativa e culturale, prima che politica, di La Pira. Per La Pira basti citare la famiglia Mazzei e la famiglia Guicciardini. Nei salotti fiorentini troveranno spazio Papini e Giuliotti, con le loro posizioni discutibili, ma anche con una convinzione di fede profondamente sentita.
Qualcuno parlerà con sufficienza del cattolicesimo fiorentino come di un cattolicesimo da salotto. Né sembri presunzione questo accostamento, perché in realtà le iniziative delle Stimmatine, Don Bosco a Firenze, le Calasanziane, con le altre fondazioni di fine Ottocento, la Madonnina del Grappa e l’impegno culturale e politico di La Pira, sono le iniziative più originali del fermento cattolico fiorentino e il terreno di coltura del laicato ne è componente essenziale e più consapevole. Sono attive in questo periodo le istituzioni della Misericordia e della San Vincenzo. Sono istituzioni consolidate e riconosciute. Hanno un substrato decisamente più esteso e popolare, per cui i nomi che fanno spicco nelle due istituzioni sono molti di più. È superfluo citarli. Si tratta sempre, comunque, di realtà laicali ed è attiva, anche in queste istituzioni, ripetiamolo, la predilezione tutta fiorentina per l’impegno operativo della carità.
L’Istituto, nato in via Faenza nel 1889, si allargherà a Livorno, a Roma. E ora anche in America Latina e in Romania.
La Chiesa ha riconosciuto la santità della Donati. >Sarà la Chiesa di Firenze a stringersi ancora attorno alla sua concittadina, in Duomo, il prossimo 30 marzo, per la beatificazione, presieduta dal Cardinale Arcivescovo Ennio Antonelli. È nella Chiesa di Firenze che è germogliato il carisma di Suor Celestina Donati e delle Suore Calasanziane, ma è stata la Chiesa di Firenze, nei vari aiuti e nel sostegno generoso, che l’ha aiutato a crescere. È nell’Oratorio di via Faenza che è possibile ancora sostare nella preghiera della Adorazione Perpetua.
In via Faenza riposa nel sonno del giusto Suor Celestina Donati. E la Chiesa riconoscendone la santità, ci dà la certezza che lei è nel cuore di Dio.