Dossier

Ma liberaci dal Maligno…

DI MANLIO SODIUniversità Pontificia SalesianaTra la fine del secondo e l’inizio del terzo millennio della fede cristiana è apparso – rinnovato nei contenuti – uno degli ultimi libri, frutto della riforma liturgica voluta dal Concilio Vaticano II: il Rito degli Esorcismi e preghiere per circostanze particolari. La sua pubblicazione era attesa; e l’attesa è stata coronata con l’arrivo di un “rito” che intende venire incontro a urgenze reali o anche sollecitare attenzioni in ordine ad una prassi frequentemente inficiata da “disturbi” o da interferenze di vario genere. Quando, infatti, ci si accosta al mondo dell’occulto e del demoniaco subentrano numerose variabili che rendono la problematica ulteriormente più complessa di quanto già non lo sia. A ciò contribuisce una certa pubblicistica da mercato, come pure il revival di elementi che sconfinano tra la magia, la superstizione e il vero e proprio demoniaco.In anni recenti questi fenomeni si sono notevolmente accentuati, con attenzioni e sfumature molto diversificate e tra loro, talvolta, contrastanti. Prescindendo da interventi e resoconti su periodici e voci massmediatiche che non hanno nulla di serio ma solo l’obiettivo di far cronaca destando sorpresa o stupore, opere diverse hanno cercato di leggere il complesso fenomeno “diabolico” da prospettive talora opposte. Si oscilla infatti tra approfondimenti che vogliono evidenziare l’autunno o la primavera del diavolo – quasi che questi stesse subendo un’eclissi o fosse all’inizio di una nuova stagione –, e indagini sulle diverse forme della sfida di Satana; tra la disanima che intercorre tra complessità psichica e possessione diabolica, e preoccupazioni di indole pastorale che vogliono venire incontro all’interrogativo ricorrente: di fronte a tutto questo, come si deve porre la riflessione e l’atteggiamento dell’operatore pastorale che si trova interpellato da vari versanti ed è chiamato in causa con motivazioni diverse?

Se da una parte si constata il fenomeno di una letteratura piuttosto variegata negli obiettivi e nella stessa prospettiva di indagine, dall’altra riemerge l’accentuarsi di una richiesta di esorcismo che talvolta sembra preoccupare la stessa autorità ecclesiastica. Questa infatti è chiamata in causa da chi si pone su versanti contrapposti: da chi vede il diavolo da tutte le parti e in ogni situazione negativa della vita, a chi sorride al primo apparire del termine riconducendo tutto il discorso a fantasia o a fenomeni di complessità psichica.

1. Un “rito” nella storia Che la questione appaia piuttosto articolata, quando si affronta seriamente il problema, è fuor di dubbio. È complessa la lettura storica dei fenomeni. I numerosi studi che certe opere presentano – e in questo volume ne sono segnalati molti – non riescono a decifrare il confine netto tra elementi e manifestazioni di ordine psichico e vere possessioni demoniache. Dal tempo della pubblicazione del Malleus maleficarum – Il martello delle streghe, edito verso la fine del XV secolo, fino ai tempi moderni c’è stato un progressivo ridimensionamento della considerazione dei fenomeni letti nell’ottica di una possessione demoniaca. Non per nulla in tempi recenti, negli anni Settanta, il Malleus maleficarum è stato riedito e collocato in una collana di psicanalisi, e presentato come il “Manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali” (DSM-IV) del tempo! L’evoluzione storica della lettura dei fenomeni porta oggi a concludere che l’80-90% dei casi ritenuti in passato possessione demoniaca, si riduce forse ad un 3%; un indice che, soprattutto in contesto psicologico e psichiatrico, solleva ancora l’interrogativo: ma ciò che ancora sfugge all’indagine è effetto del demonio o si tratta di altro? Nessuno può offrire una risposta univoca. La Chiesa, però, ha uno “strumento” che permette di operare a più livelli per venire incontro alla “debolezza” della persona, e questo sia a livello di fede, sia a livello di accompagnamento in un cammino non facile.

L’ultimo frutto della riforma liturgica tridentina – iniziata nel 1568 e conclusasi nel 1614 – fu costituito dalla pubblicazione del Rituale Romanum. Nel capitolo conclusivo, da pag. 198 a pag. 219 dell’editio princeps, troviamo il titolo: De exorcizandis obsessis à daemonio. È il rito che, pur riservato sempre e solo ad alcune persone, è rimasto in funzione fino ai nostri giorni.

Nell’ottica della riforma liturgica postconciliare, anche questa parte del Rituale ha subito la necessaria revisione. I risultati sono raccolti nell’editio typica – curata, come tutti gli altri libri liturgici ufficiali, dalla Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti – del De Exorcismis et supplicationibus quibusdam apparsa nel 1999. Un libro che, con sorpresa dell’editore, è andato letteralmente a ruba!

Il volume si apre con il Decretum di promulgazione, seguito da un Proemium e dai Praenotanda distribuiti in 38 paragrafi. È questa la parte per molti aspetti più importante di tutto il Rituale, in quanto permette al lettore di entrare nei variegati dettagli della problematica invitandolo a confrontarsi con la realtà della vittoria di Cristo e il potere della Chiesa sui demoni (I, nn. 1-7); a comprendere gli esorcismi nella missione santificante della Chiesa (II, nn. 8-12); a prendere atto delle precisazioni che riguardano ministro e condizioni per l’esorcismo maggiore (III, nn. 13-19); a conoscere la struttura del rito per comprenderne bene la dinamica spirituale (IV, nn. 20-39); e, infine, a valorizzare gli spazi di adattamento perché la celebrazione (e relativa azione pastorale) risponda più in pienezza all’obiettivo per cui è stata strutturata nel tempo (V-VI, nn. 31-38). Per la sua importanza, e perché possa essere conosciuto e valorizzato, il testo è stato inserito come II Appendice al presente volume.

Due capitoli e due Appendici raccolgono l’intero materiale celebrativo: il cap. I contiene l’Esorcismo maggiore(nn. 39-66); il cap. II raccoglie testi alternativi di salmi, vangeli e formule di esorcismo (nn. 67-84). La I Appendice contiene preghiere ed esorcismi per circostanze particolari (nn. 1-12); mentre la II raccoglie “preghiere ad uso privato dei fedeli che si trovano a dover lottare contro il potere delle tenebre” (nn. 1-10).

Il Rituale, approvato da Giovanni Paolo II il 1° ottobre 1998, porta la data del 22 novembre, solennità di Cristo Re; in realtà è apparso – sempre come edizione ufficiale in lingua latina – il 26 gennaio del 1999. Il giorno successivo una Notificatio de ritu Exorcismi – a firma del Cardinale prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti – assicurava che la Congregazione avrebbe concesso libenter ad ogni vescovo diocesano che l’avesse chiesta, la possibilità di usare il vecchio rito – «ut sacerdos, cui munus exorcistae commissum est, ritus etiam usque nunc usurpatus ex tituto XII Ritualis Romani (ed. 1952) adhiberi valeat» –, con la motivazione: «ad fideles misericorditer sublevandos in colluctatione contra diaboli potestatem». La sorpresa della Notificatio (l’interrogativo non è “retorico”) intende smentire la validità del nuovo Rituale, quasi che questo non abbia la stessa “efficacia” del precedente, o avallare la realistica ipotesi che nella Chiesa di rito romano di fatto si vogliono far coesistere due riti romani, o altro ancora? In questa opera, comunque, facciamo riferimento – a meno che non si dica diversamente – all’attuale rinnovato Rituale.

2. Una problematica da leggere a più livelliIl presente volume intende offrire un contributo certamente non definitivo, ma per lo meno tale da venire incontro ad alcune richieste, o comunque capace di soddisfare qualche attesa. L’ottica in cui ci si pone è quella storico-salvifica. Il compito di cacciare di demoni (cf Mc 16,17) che Cristo ha affidato ai suoi resta come missione e quindi come patrimonio perenne delle possibilità che la comunità ecclesiale ha ricevuto dal suo Maestro. È la stessa comunità, però, che lungo il tempo ha formulato testi ed elaborato strutture rituali che hanno dato vita ad un autentico “manuale per l’uso” degli esorcisti e per i fedeli. Entrare nella logica di questo “manuale” con intento di educatori è la sfida presente in molti contenuti racchiusi in quest’opera; sfida rilanciata sia a coloro che sono in prima linea con il ministero dell’Esorcistato, sia ai pastori che si trovano di fronte a situazioni talora piene di interrogativi, sia agli psicologi e psichiatri la cui competenza è sollecitata dallo stesso Rituale, sia agli stessi fedeli in vista di un atteggiamento più oggettivo nell’osservazione dei fenomeni e nella loro valutazione.

I diversificati interventi che caratterizzano le pagine che seguono sono distribuiti in tre parti, secondo una linea tracciata dai titoli con cui esse sono introdotte.

– Comprendere la problematica. I quattro interventi che strutturano la prima parte si muovono dalla prospettiva psichiatrica, psicologica e giuridica per aiutare il lettore, soprattutto il pastore d’anime e l’educatore che si trovano di fronte a certi fenomeni (come il maleficio), a saper leggere quanto sta accadendo e valutare le situazioni con la maggiore obiettività possibile.

– Valutare alla luce della teologia e della liturgia. Illuminato da una visione teologica di sintesi (Oriente e Occidente), attraverso i sei contributi della seconda parte il lettore è invitato ad una attenta lettura del Rituale. Una conoscenza adeguata dei valori di questo testo rinnovato porta non a vedere quali sono i testi più efficaci per cacciare il diavolo – e magari fare il confronto con i testi del precedente Rituale, da alcuni esorcisti ritenuti più efficaci! –, ma ad immergersi nella logica della storia della salvezza guidati soprattutto dalla saggia articolazione dei contenuti dei Praenotanda.

– Saper agire in contesto pastorale. I quattro contributi della terza parte vogliono contribuire a focalizzare risposte immediate (o quasi) ai più diversi interrogativi che sorgono dalla prassi. Dal ruolo del ministro, alla collaborazione tra medico ed esorcista, alle occasioni in cui è opportuno celebrare l’Esorcismo fino alla proposta di suggerimenti per un’azione pastorale attenta alle più diverse istanze: sono gli ambiti che gli Autori sono stati sollecitati a tener presenti nel propri interventi.

Le due Appendici offrono la possibilità di un confronto diretto con le linee orientative, rilanciate dal Rituale secondo la edizione italiana. Nella prima è riportata l’interessante Presentazione del Rituale che la Conferenza Episcopale Italiana ha predisposto in occasione di questa edizione in lingua viva. Nella seconda, come già accennato, si riporta tutto il testo delle Premesse generali per una loro conoscenza più diretta e immediata.

3. La sfida dell’educazione nel contesto della formazione e della pastoraleContinuamente sollecitati dalle urgenze che le situazioni pastorali presentano, non vorremmo eludere alcune attese che l’educatore elabora. Al di là del contesto immediato dell’esorcismo e dei ruoli che esso comporta, sorgono alcuni interrogativi: Come agire nel tessuto ordinario della vita parrocchiale? Come educare i giovani presbiteri nella lettura di questi fenomeni? Come aiutare i fedeli a discernere tra ciò che è fantasia e ciò che può essere vera tentazione maligna e possessione diabolica? A questi interrogativi è possibile offrire una iniziale risposta con altrettante sottolineature.

– Un’adeguata formazione degli esorcisti è il primo passo per ricondurre la problematica entro i parametri ecclesiali. È sufficiente affermare di aver fatto migliaia di esorcismi per avere una capacità di equilibrio che permetta il discernimento degli spiriti? Se il cap. III dei Praenotanda è strategico nel richiamare i responsabili ad una sana prudenza e a saper valorizzare le più diverse competenze nel valutare i sintomi, altrettanto strategico è tutto il resto dei contenuti del Rituale. Come dovrebbe succedere per tutti i libri liturgici, anche per questo si impone uno studio attento e meditato di quanto racchiuso nelle varie parti del De Exorcismis

– C’è poi un’azione pastorale immediata tipica del tessuto parrocchiale e che si prolunga spesso nei movimenti e nei gruppi di preghiera. All’interno di queste realtà è strategico l’apporto equilibratore che può dare il pastore, l’animatore, l’educatore, il direttore spirituale. E questo sia per illuminare la comunità cristiana circa la vittoria di Cristo e il potere della Chiesa sui demoni, sia per tranquillizzare i fedeli di fronte a certi fenomeni, sia per educare soprattutto i più giovani. Nello specifico contesto è importante l’invito a valorizzare le varie forme di preghiera ad uso privato dei fedeli (riportate anche nell’Appendice al Rituale), e soprattutto la partecipazione ai sacramenti come antidoto sicuro di fronte alle più diverse prove e tentazioni che possono insorgere.

– C’è infine un “luogo” peculiare di informazione e di formazione qual è costituito dalla omelia domenicale e festiva, e comunque dalla predicazione in genere. Effettivamente bisogna porsi la domanda: quando si parla del diavolo e delle varie forme di satanismo (sette, rock satanico, magia, occultismo, malefici…) in modo corretto e illuminante? Tutte le domeniche l’assemblea prega “ma liberaci dal male”: quali linee-guida, però, caratterizzano o illuminano questa richiesta? È probabile che il pastore d’anime pensi ad un’opportunità di omelia ad hoc nella domenica delle tentazioni, che ogni anno apre il cammino quaresimale. Sarebbe già una buona occasione se in quel giorno l’assemblea fosse richiamata sulla realtà della vita cristiana come una continua lotta contro il maligno; si potrebbe cantare con maggior verità quanto il prefazio di quella domenica formula: «[Il Cristo] vincendo le insidie dell’antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato, perché celebrando con spirito rinnovato il mistero pasquale possiamo giungere alla Pasqua eterna». Ci sono poi durante l’anno liturgico le occasioni festive e feriali in cui si leggono i vangeli segnalati nel De Exorcismis: non potrebbero essere momenti per una riflessione o anche solo per eventuali accenni? Le pericopi evangeliche sono: Gv 1,1-14 (“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” letto nella II domenica dopo Natale; Mt 4,1-11 (“Vattene, Satana!”) letto nella I domenica “A” di Quaresima; Mc 1,21b-28 (“Sei venuto a rovinarci”) letto nella IV domenica “B” del Tempo ordinario; Mc 16,15-18 (“Nel mio nome scacceranno i demoni”) letto nella solennità dell’Ascensione “B”; Lc 10,17-20 (“Persini i demoni si sottometteranno a voi”) letto nella XIV domenica “C” del Tempo ordinario; e Lc 11,14-23 (“Con il dito di Dio io scaccio i demoni”) letto solo nei giorni feriali: il giovedì della III settimana di Quaresima e il venerdì della XXVII settimana del Tempo ordinario.

– Un coordinamento di queste istanze non potrebbe orientare a rendere più “visibile” il ministero dell’Esorcista nel complesso o nel contesto dell’azione pastorale? Statistiche serie parlano di circa dodici milioni di italiani che ogni anno ricorrono agli operatori dell’occulto, dando vita ad un giro più o meno sotterraneo di milioni di euro. Al di là del fatto economico, resta il disorientamento della vita e l’inganno che non portano ad alcuna conclusione del male. Rendere, pertanto, ancora più visibile l’Ordo Exorcistarum non potrebbe essere di aiuto: a) per valorizzare le energie spirituali presenti nelle singole Chiese locali; b) per rendere più evidente la dimensione terapeutica della salvezza, a servizio di una visione olistica della persona; c) per ascoltare i fedeli sempre più bisognosi di persone che si chinino sulle loro parole? E questo non solo per non indurre i fedeli a ricorrere alle più diverse forme di stregoneria che infestano anche il nostro tempo, ma anche per porre in evidenza il ruolo positivo della preghiera, della lode, della invocazione, dei sacramentali, dell’educazione alla partecipazione ai sacramenti come “luogo” di piena vittoria sul Demonio.

4. Educatori e fedeli vigilanti «Come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch’egli ha inviato gli apostoli, ripieni di Spirito Santo […] perché annunziassero che il Figlio di Dio con la sua morte e risurrezione ci ha liberati dal potere di Satana e dalla sua morte […]». È l’espressione con cui, in apertura di Sacrosanctum Concilium 6, il Concilio Vaticano II ricorda la missione della Chiesa nel tempo.

Accanto a questo impegno si innalza la preghiera della stessa Comunità di fede che invoca in continuazione: «… ma liberaci dal male». In questa richiesta «il Male non è un’astrazione; indica invece una persona: Satana, il Maligno, l’angelo che si oppone a Dio. Il “diavolo” è colui che “vuole ostacolare” il disegno di Dio e la sua opera di salvezza compiuta in Cristo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2851).

È su questa speranza – e insieme certezza – che si muove la Chiesa quando «domanda pubblicamente e con autorità, in nome di Gesù Cristo, che una persona o un oggetto sia protetto contro l’influenza del Maligno e sottratto al suo dominio» attraverso l’esorcismo (ib., n. 1673), e quando respinge tutte quelle forme di divinazione che «sono in contraddizione con l’onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo» (ib., n. 2116).Espressioni cui fa eco un’altra del Catechismo degli adulti della Chiesa italiana: «Gli spiriti ribelli odiano Dio e la sua creazione; tentano gli uomini al peccato; mettono in opera varie forme di violenza e di inganno. Sono stati vinti da Cristo. Non bisogna temerli, ma occorre essere vigilanti» (n. 388).

L’insieme dei contributi che seguono costituiscono, tra l’altro, un chiaro invito a leggere con occhi attenti una situazione senza dubbio complessa, ma che può essere tenuta sotto controllo mettendo in atto una vasta gamma di attenzioni, come il singolo caso richiede e come l’atteggiamento di “vigilanza” ricorda.

*Presentazione del volume: «TRA MALEFICIO PATOLOGIE E POSSESSIONE DEMONIACA. Teologia e pastorale dell’Esorcismo»