Dossier
Ma liberaci dal Maligno…
Se da una parte si constata il fenomeno di una letteratura piuttosto variegata negli obiettivi e nella stessa prospettiva di indagine, dall’altra riemerge l’accentuarsi di una richiesta di esorcismo che talvolta sembra preoccupare la stessa autorità ecclesiastica. Questa infatti è chiamata in causa da chi si pone su versanti contrapposti: da chi vede il diavolo da tutte le parti e in ogni situazione negativa della vita, a chi sorride al primo apparire del termine riconducendo tutto il discorso a fantasia o a fenomeni di complessità psichica.
L’ultimo frutto della riforma liturgica tridentina iniziata nel 1568 e conclusasi nel 1614 fu costituito dalla pubblicazione del Rituale Romanum. Nel capitolo conclusivo, da pag. 198 a pag. 219 dell’editio princeps, troviamo il titolo: De exorcizandis obsessis à daemonio. È il rito che, pur riservato sempre e solo ad alcune persone, è rimasto in funzione fino ai nostri giorni.
Nell’ottica della riforma liturgica postconciliare, anche questa parte del Rituale ha subito la necessaria revisione. I risultati sono raccolti nell’editio typica curata, come tutti gli altri libri liturgici ufficiali, dalla Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti del De Exorcismis et supplicationibus quibusdam apparsa nel 1999. Un libro che, con sorpresa dell’editore, è andato letteralmente a ruba!
Il volume si apre con il Decretum di promulgazione, seguito da un Proemium e dai Praenotanda distribuiti in 38 paragrafi. È questa la parte per molti aspetti più importante di tutto il Rituale, in quanto permette al lettore di entrare nei variegati dettagli della problematica invitandolo a confrontarsi con la realtà della vittoria di Cristo e il potere della Chiesa sui demoni (I, nn. 1-7); a comprendere gli esorcismi nella missione santificante della Chiesa (II, nn. 8-12); a prendere atto delle precisazioni che riguardano ministro e condizioni per l’esorcismo maggiore (III, nn. 13-19); a conoscere la struttura del rito per comprenderne bene la dinamica spirituale (IV, nn. 20-39); e, infine, a valorizzare gli spazi di adattamento perché la celebrazione (e relativa azione pastorale) risponda più in pienezza all’obiettivo per cui è stata strutturata nel tempo (V-VI, nn. 31-38). Per la sua importanza, e perché possa essere conosciuto e valorizzato, il testo è stato inserito come II Appendice al presente volume.
Due capitoli e due Appendici raccolgono l’intero materiale celebrativo: il cap. I contiene l’Esorcismo maggiore(nn. 39-66); il cap. II raccoglie testi alternativi di salmi, vangeli e formule di esorcismo (nn. 67-84). La I Appendice contiene preghiere ed esorcismi per circostanze particolari (nn. 1-12); mentre la II raccoglie preghiere ad uso privato dei fedeli che si trovano a dover lottare contro il potere delle tenebre (nn. 1-10).
Il Rituale, approvato da Giovanni Paolo II il 1° ottobre 1998, porta la data del 22 novembre, solennità di Cristo Re; in realtà è apparso sempre come edizione ufficiale in lingua latina il 26 gennaio del 1999. Il giorno successivo una Notificatio de ritu Exorcismi a firma del Cardinale prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti assicurava che la Congregazione avrebbe concesso libenter ad ogni vescovo diocesano che l’avesse chiesta, la possibilità di usare il vecchio rito «ut sacerdos, cui munus exorcistae commissum est, ritus etiam usque nunc usurpatus ex tituto XII Ritualis Romani (ed. 1952) adhiberi valeat» , con la motivazione: «ad fideles misericorditer sublevandos in colluctatione contra diaboli potestatem». La sorpresa della Notificatio (l’interrogativo non è retorico) intende smentire la validità del nuovo Rituale, quasi che questo non abbia la stessa efficacia del precedente, o avallare la realistica ipotesi che nella Chiesa di rito romano di fatto si vogliono far coesistere due riti romani, o altro ancora? In questa opera, comunque, facciamo riferimento a meno che non si dica diversamente all’attuale rinnovato Rituale.
I diversificati interventi che caratterizzano le pagine che seguono sono distribuiti in tre parti, secondo una linea tracciata dai titoli con cui esse sono introdotte.
Comprendere la problematica. I quattro interventi che strutturano la prima parte si muovono dalla prospettiva psichiatrica, psicologica e giuridica per aiutare il lettore, soprattutto il pastore d’anime e l’educatore che si trovano di fronte a certi fenomeni (come il maleficio), a saper leggere quanto sta accadendo e valutare le situazioni con la maggiore obiettività possibile.
Valutare alla luce della teologia e della liturgia. Illuminato da una visione teologica di sintesi (Oriente e Occidente), attraverso i sei contributi della seconda parte il lettore è invitato ad una attenta lettura del Rituale. Una conoscenza adeguata dei valori di questo testo rinnovato porta non a vedere quali sono i testi più efficaci per cacciare il diavolo e magari fare il confronto con i testi del precedente Rituale, da alcuni esorcisti ritenuti più efficaci! , ma ad immergersi nella logica della storia della salvezza guidati soprattutto dalla saggia articolazione dei contenuti dei Praenotanda.
Saper agire in contesto pastorale. I quattro contributi della terza parte vogliono contribuire a focalizzare risposte immediate (o quasi) ai più diversi interrogativi che sorgono dalla prassi. Dal ruolo del ministro, alla collaborazione tra medico ed esorcista, alle occasioni in cui è opportuno celebrare l’Esorcismo fino alla proposta di suggerimenti per un’azione pastorale attenta alle più diverse istanze: sono gli ambiti che gli Autori sono stati sollecitati a tener presenti nel propri interventi.
Le due Appendici offrono la possibilità di un confronto diretto con le linee orientative, rilanciate dal Rituale secondo la edizione italiana. Nella prima è riportata l’interessante Presentazione del Rituale che la Conferenza Episcopale Italiana ha predisposto in occasione di questa edizione in lingua viva. Nella seconda, come già accennato, si riporta tutto il testo delle Premesse generali per una loro conoscenza più diretta e immediata.
Un’adeguata formazione degli esorcisti è il primo passo per ricondurre la problematica entro i parametri ecclesiali. È sufficiente affermare di aver fatto migliaia di esorcismi per avere una capacità di equilibrio che permetta il discernimento degli spiriti? Se il cap. III dei Praenotanda è strategico nel richiamare i responsabili ad una sana prudenza e a saper valorizzare le più diverse competenze nel valutare i sintomi, altrettanto strategico è tutto il resto dei contenuti del Rituale. Come dovrebbe succedere per tutti i libri liturgici, anche per questo si impone uno studio attento e meditato di quanto racchiuso nelle varie parti del De Exorcismis
C’è poi un’azione pastorale immediata tipica del tessuto parrocchiale e che si prolunga spesso nei movimenti e nei gruppi di preghiera. All’interno di queste realtà è strategico l’apporto equilibratore che può dare il pastore, l’animatore, l’educatore, il direttore spirituale. E questo sia per illuminare la comunità cristiana circa la vittoria di Cristo e il potere della Chiesa sui demoni, sia per tranquillizzare i fedeli di fronte a certi fenomeni, sia per educare soprattutto i più giovani. Nello specifico contesto è importante l’invito a valorizzare le varie forme di preghiera ad uso privato dei fedeli (riportate anche nell’Appendice al Rituale), e soprattutto la partecipazione ai sacramenti come antidoto sicuro di fronte alle più diverse prove e tentazioni che possono insorgere.
C’è infine un luogo peculiare di informazione e di formazione qual è costituito dalla omelia domenicale e festiva, e comunque dalla predicazione in genere. Effettivamente bisogna porsi la domanda: quando si parla del diavolo e delle varie forme di satanismo (sette, rock satanico, magia, occultismo, malefici ) in modo corretto e illuminante? Tutte le domeniche l’assemblea prega ma liberaci dal male: quali linee-guida, però, caratterizzano o illuminano questa richiesta? È probabile che il pastore d’anime pensi ad un’opportunità di omelia ad hoc nella domenica delle tentazioni, che ogni anno apre il cammino quaresimale. Sarebbe già una buona occasione se in quel giorno l’assemblea fosse richiamata sulla realtà della vita cristiana come una continua lotta contro il maligno; si potrebbe cantare con maggior verità quanto il prefazio di quella domenica formula: «[Il Cristo] vincendo le insidie dell’antico tentatore ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato, perché celebrando con spirito rinnovato il mistero pasquale possiamo giungere alla Pasqua eterna». Ci sono poi durante l’anno liturgico le occasioni festive e feriali in cui si leggono i vangeli segnalati nel De Exorcismis: non potrebbero essere momenti per una riflessione o anche solo per eventuali accenni? Le pericopi evangeliche sono: Gv 1,1-14 (Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi letto nella II domenica dopo Natale; Mt 4,1-11 (Vattene, Satana!) letto nella I domenica A di Quaresima; Mc 1,21b-28 (Sei venuto a rovinarci) letto nella IV domenica B del Tempo ordinario; Mc 16,15-18 (Nel mio nome scacceranno i demoni) letto nella solennità dell’Ascensione B; Lc 10,17-20 (Persini i demoni si sottometteranno a voi) letto nella XIV domenica C del Tempo ordinario; e Lc 11,14-23 (Con il dito di Dio io scaccio i demoni) letto solo nei giorni feriali: il giovedì della III settimana di Quaresima e il venerdì della XXVII settimana del Tempo ordinario.
Un coordinamento di queste istanze non potrebbe orientare a rendere più visibile il ministero dell’Esorcista nel complesso o nel contesto dell’azione pastorale? Statistiche serie parlano di circa dodici milioni di italiani che ogni anno ricorrono agli operatori dell’occulto, dando vita ad un giro più o meno sotterraneo di milioni di euro. Al di là del fatto economico, resta il disorientamento della vita e l’inganno che non portano ad alcuna conclusione del male. Rendere, pertanto, ancora più visibile l’Ordo Exorcistarum non potrebbe essere di aiuto: a) per valorizzare le energie spirituali presenti nelle singole Chiese locali; b) per rendere più evidente la dimensione terapeutica della salvezza, a servizio di una visione olistica della persona; c) per ascoltare i fedeli sempre più bisognosi di persone che si chinino sulle loro parole? E questo non solo per non indurre i fedeli a ricorrere alle più diverse forme di stregoneria che infestano anche il nostro tempo, ma anche per porre in evidenza il ruolo positivo della preghiera, della lode, della invocazione, dei sacramentali, dell’educazione alla partecipazione ai sacramenti come luogo di piena vittoria sul Demonio.
Accanto a questo impegno si innalza la preghiera della stessa Comunità di fede che invoca in continuazione: « ma liberaci dal male». In questa richiesta «il Male non è un’astrazione; indica invece una persona: Satana, il Maligno, l’angelo che si oppone a Dio. Il diavolo è colui che vuole ostacolare il disegno di Dio e la sua opera di salvezza compiuta in Cristo» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2851).
L’insieme dei contributi che seguono costituiscono, tra l’altro, un chiaro invito a leggere con occhi attenti una situazione senza dubbio complessa, ma che può essere tenuta sotto controllo mettendo in atto una vasta gamma di attenzioni, come il singolo caso richiede e come l’atteggiamento di vigilanza ricorda.
*Presentazione del volume: «TRA MALEFICIO PATOLOGIE E POSSESSIONE DEMONIACA. Teologia e pastorale dell’Esorcismo»