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Ma grazie a Dio Gesù nasce ancora

di Marco Lapi«Gesù: questa vorta ‘un nasco più!». Il titolo di dicembre del Vernacoliere troneggia a caratteri cubitali, come di consueto, presso le edicole della Toscana, con il solito intento di suscitare non solo una risata ma anche un pensiero di approvazione, come ogni satira che si rispetti vorrebbe. Anche quando adotta un linguaggio sboccato, spesso dissacrante, caratteristica decisamente irrinunciabile del mensile livornese diretto da Mario Cardinali. Che proprio nella locandina, com’è tradizione, condensa il suo messaggio tra il serio e il faceto.

Stavolta però è davvero dura sorridere come quando, per esempio, fu annunciata la sollevazione popolare contro il vescovo pisano che avrebbe guidato la diocesi di Livorno. Perché il messaggio di questo mese va addirittura al di là di quell’anticlericalismo pure consueto nelle pagine del Vernacoliere e di cui il Papa, soprattutto Benedetto XVI, è il bersaglio principale. E infatti non manca neppure stavolta: «Ir Papa è tedesco e ‘un lo ‘apisco», scrive infatti Gesù nell’ipotetica e-mail (anzi, e-meil) in livornese indirizzata a don Santoro, che per l’appunto è livornese di nascita. Ma non è tanto questo, né «Berlusconi mi vole levà ‘r posto» o «le galere sono doventate mattatoi». È il resto a fare a pugni con il buon senso e a scivolare decisamente nel cattivo gusto, se non addirittura nel blasfemo. Per dirla con un’espressione toscana che riecheggia il suo linguaggio abituale, insomma, stavolta Cardinali ha decisamente pisciato fuori dal vaso. Anche per la non eccelsa concezione che ha dei suoi connazionali, come emerge nella parte finale della locandina.

In realtà di motivi per non nascere Gesù ne avrebbe avuti ogni anno, compreso quello in cui è venuto al mondo nella grotta di Betlemme. Il mondo e gli uomini di allora non erano certo migliori di quelli di oggi, come dimostra la sua stessa vicenda terrena. Ma ha scelto di nascere proprio per questo, ha scelto di nascere per salvare il mondo e gli uomini del suo tempo e di ogni tempo. E se tale è la fede cristiana, è completamente assurdo ipotizzare che si sia stancato di amarci così come siamo, proprio non per lasciarci così come siamo.

Che poi lo stesso Natale, almeno nel suo senso più pieno, sia sempre più emarginato, è un dato di fatto. E non solo per certe manifestazioni di intolleranza verso il presepe, figlie della stessa cultura che ha portato alla sentenza della Corte europea nei confronti del Crocifisso. Restano allora le feste vuote di significato e comunque ricche di luci e consumi, anche in tempo di crisi. A volte sembra davvero che Gesù possa non nascere più, ma non perché lo dice il Vernacoliere né per i motivi che adduce. E invece quell’evento di oltre duemila anni fa continua a essere l’unica speranza certa di fronte al vuoto e alla rabbia, perché nient’altro può riempire veramente il cuore dell’uomo, come ci ricordava Giovanni Paolo II e come ripete il suo successore. Che faremmo bene tutti ad ascoltare con maggior attenzione, anche se «è tedesco». Compresi certi Cardinali.