Lettere in redazione

Ma esiste un Islam moderato?

Caro Direttore,ma dove sono finiti tutti i soloni che negli ultimi quattro anni non hanno perso occasione di spiegare, a noi poveri ignoranti, la differenza tra Islam radicale e Islam moderato, e che noi occidentali dovevamo dialogare con i primi e non confondere l’islam con i secondi e via discorrendo? Ma non sarà che l’Islam moderato esiste solo nelle menti di quelli occidentali che lo vogliono vedere per comodità politica e intellettuale e di quei musulmani che vivono in occidente e che hanno interesse a far credere che ci sia? A me pare in realtà, che tutte le volte che ci avviciniamo per guardarlo meglio questo Islam, mostri una faccia sola e definirla «moderata» mi sembra un esercizio sempre più difficile da sostenere. L’ultima vicenda delle «vignette sataniche» spero serva se non altro a risparmiarci altre prediche politicamente corrette ma soprattutto a dare una scossa a questa sonnolenta e addormentata Europa che ieri ha rinunciato alle proprie radici per non turbare il vicino Islam, oggi rinuncia alla propria libertà di espressione sotto la minaccia di qualche fatwa, domani di chissà cos’altro potrebbe privarsi magari sotto il giogo di qualche missile nucleare in mano a chi sarebbe pronto ad usarlo in nome di Allah.Leonardo Rosselliindirizzo email Dopo la pubblicazione delle vignette satiriche su Maometto che hanno scatenato in tanti Paesi islamici proteste, sfociate in saccheggi e incendi di ambasciate e uccisioni di cristiani – e in questo clima è da collocarsi anche l’omicidio in Turchia di don Andrea Santoro – la sua domanda, caro Rosselli, sorge spontanea: ma esiste un Islam moderato, cioè capace di valutare, ragionare e rispettare le diversità, con cui è possibile instaurare un dialogo e avviare una convivenza pacifica?Io credo che al di là delle «comodità politiche» che minimizzano o fingono di non vedere le oggettive difficoltà, un Islam moderato esista, ma abbia difficoltà ad esprimersi, soprattutto nei Paesi, e sono la maggioranza, dove ogni dissenso e perfino ogni distinguo vengono severamente repressi; anzi, è addirittura possibile che le manifestazioni violente siano in gran parte espressione della volontà dei governi che muovono ed eccitano le masse in nome della religione offesa.La speranza è che le forze moderate, che sono presenti e attive soprattutto nel mondo della cultura, riescano progressivamente a fare opinione e ad influire sulle decisioni.Se è auspicabile che questo avvenga nei Paesi dove più forte e preoccupante è il fondamentalismo, per i Paesi occidentali, dove la presenza islamica è sempre più numerosa, è di vitale importanza saper distinguere, reprimendo senza alcun cedimento, neppur psicologico, ogni forma di violenza, ma instaurando un dialogo costruttivo con quei musulmani che, giustamente fedeli alle loro tradizioni culturali e religiose, vogliono però costruirsi un futuro in Occidente, rispettandone le leggi, la cultura, la religione. E per quanto riguarda l’Italia qualche segno incoraggiante si è potuto cogliere anche in questi giorni. La direzione Ucoii (Unione delle Comunità Islamiche in Italia) in merito alle vignette pubblicate ha sì «espresso dolore e profonda indignazione per quanto avvenuto» ma ha «unanimemente rigettato l’idea di indire manifestazioni di piazza» perché «orientata verso risposte costruttive e articolate».Sono segni tenui, diranno alcuni, ma incoraggianti, che rischiano però di essere vanificati da gesti, come quello del leghista Calderoli, che sono, oggettivamente, autentiche provocazioni, cariche di conseguenze, pagate, troppo spesso, dai cristiani, come sta avvenendo in Nigeria e in Pakistan.

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