Lettere in redazione
Ma è vero che i gay vogliono il matrimonio?
Molti «amano» i gay; è diventata una moda, molti sono ansiosi di riconoscere il «matrimonio» gay e l’adozione di figli. Le mode ci disorientano con la loro contaminazione. La legge sull’ideologia gender non distingue più la differenza, profonda, che c’è tra un uomo ed una donna. Tutto è orientato per distruggere la famiglia nata dall’amore tra un uomo ed una donna. Voglio ricordare che l’ideologia gay è nata negli anni ’70. Di solito gli omosessuali non chiedono di sposarsi ma di convivere in silenzio ed in pace. Ho alcuni amici che vivono la loro diversità nella maniera più serena e tranquilla. Hanno una capacità creativa e intellettiva, nei vari campi dell’arte, del restauro, del commercio ecc., superiore alla media. Chi è il babbo o la mamma in una eventuale adozione di figli? Il patrimonio, l’eredità, la casa, l’assistenza sanitaria ecc. devono essere riconosciuti se due persone dello stesso sesso decidono, liberamente, di vivere insieme. Quando manca il dar vita non ci può essere matrimonio, ma unione, accompagnamento, vivere insieme ecc. Non si può essere tutte e due le cose. Tutti gli stili di vita hanno in sé sofferenza.
Il tema delle unioni civili è di grande attualità per l’impegno del premier di giungere in tempi brevi ad una legge apposita. L’espressione dovrebbe comprendere tutte le unioni, anche quelle eterosessuali tra coppie che non vogliono o non possono accedere al matrimonio, ma tutto il dibattito si concentra invece sugli omosessuali. Ricordiamo che una legge è stata richiesta con urgenza dalla Corte costituzionale (sentenze 138/2010 e 170/2014).
Ma una cosa è riconoscere ad una unione tutta una serie di tutele che oggi non sono automaticamente garantite, altro equiparare questo istituto al matrimonio, che per la nostra Costituzione è esclusivamente quello tra un uomo e una donna (art. 39). Scrive la Corte Costituzionale nella recente sentenza del 2014, dove si era occupata del caso di una coppia di sposi in cui uno dei coniugi aveva cambiato sesso e per questo avevano visto cancellato il loro matrimonio: «Sarà, quindi, compito del legislatore introdurre una forma alternativa (e diversa dal matrimonio) che consenta ai due coniugi di evitare il passaggio da uno stato di massima protezione giuridica ad una condizione, su tal piano, di assoluta indeterminatezza. E tal compito il legislatore è chiamato ad assolvere con la massima sollecitudine per superare la rilevata condizione di illegittimità della disciplina in esame per il profilo dell’attuale deficit di tutela dei diritti dei soggetti in essa coinvolti».
Come osserva Francesco Belletti, presidente del Forum delle famiglie, il progetto di legge Cirinnà (dal nome del relatore Pd) attualmente in discussione al Senato, al contrario di quanto auspicato dalla Consulta «parte proprio da una piena ed effettiva equiparazione tra parti dell’unione civile e coniugi». La proposta Cirinnà rischia perciò «di essere una vera pietra d’inciampo sulla strada di una giusta regolamentazione delle unioni civili. Auspichiamo – prosegue Belletti – che la Commissione Giustizia prosegua il dibattito su proposte meno ideologiche e rispettose dei paletti fissati dalla Costituzione e dalla giurisprudenza. Su queste proposte siamo pronti a partecipare ad un sereno e ampio confronto tra Parlamento e società civile».
Claudio Turrini