Prato

«Ma con i tagli delle Province non paghino gli ultimi»

l dibattito sulla paventata abolizione di alcune Province, tra cui quella di Prato, è motivo di preoccupazione per tutta la cittadinanza e ci impegna a riflettere sul futuro assetto del nostro territorio. Mentre scrivo giunge la notizia che il decreto legge in materia non verrà convertito dal Parlamento. Una prima riflessione, dunque, si pone riguardo alle modalità intraprese dal Governo per attuare questa riforma e alla seria incertezza normativa che ora rischia di derivarne.Non sappiamo se questa riforma verrà e, nel caso come, ripresa dal nuovo Parlamento, che presto saremo chiamati a eleggere. Il tema dell’abolizione delle Province e della creazione delle città metropolitane resta, comunque, sui tavoli della politica e nelle discussioni della nostra gente. Come Vescovo, anche se l’ultimo arrivato e come tale il meno adatto a esprimere valutazioni, non posso comunque esimermi dall’entrare in merito al problema che crea non poche perplessità e giustificate preoccupazioni tra i cittadini di Prato. I problemi della gente sono anche i problemi del Vescovo, del suo Presbiterio e di ogni persona a cui sta a cuore la cosa pubblica.Vorrei allora, senza pretese se non quella di essere vicino alla città nei momenti di maggiore significato, esprimere talune riflessioni in merito al problema che interessa tutti noi. La questione in oggetto può essere esaminata in ottica puramente laica, sul piano politico-amministrativo e socio-culturale, con riguardo alla legittimità e al merito dei provvedimenti previsti, oppure secondo la logica ecclesiale, cioè di tutta la comunità dei credenti, che, come cittadini, non possono esimersi dal partecipare al dibattito inerente la vita della città.Nel primo caso la materia appare abbastanza complessa e controversa, tanto da presentare vari aspetti di ambiguità e di indeterminatezza.Sull’ultimo numero della pagina pratese di «ToscanaOggi», il parere di un esperto quale l’avvocato Mauro Giovannelli, manifesta con argomenti più che solidi le proprie perplessità. Sulla questione, peraltro, si è sviluppata un’accesa controversia tra le forze politiche. Non riteniamo opportuno pronunciarci in merito.È evidente comunque che il precipitare della situazione economica e sociale del Paese e l’emanazione della cosiddetta legge della spending review per i rigidi vincoli imposti dall’Unione Europea, ha già avviato un processo di ridimensionamento, se non di sostanziale annullamento, del ruolo delle Province, le cui funzioni dovrebbero in gran parte essere passate alle competenze amministrative delle Regioni e dei Comuni. Si imporrà poi, a rigore, un riordino generale, se non si vorrà creare un grave disordine nell’assetto costituzionale, legislativo e amministrativo dello Stato. Sulla recente normativa di drastica razionalizzazione amministrativa si innestava questo ultimo provvedimento del Governo nella direzione di un taglio consistente del numero delle Province e di un loro accorpamento e riassetto, che contrasta nettamente con le proposte della stessa Regione Toscana e soprattutto disattende e delude le aspettative dei pratesi circa il mantenimento della loro Provincia. Ciò fa presagire e temere anche un parallelo ridimensionamento e accorpamento degli uffici decentrati dello Stato finora connessi all’esistenza delle Province e di fatto funzionali all’erogazione di servizi pubblici essenziali.In attesa che – in presenza di un Governo dimissionario – nei prossimi giorni si sciolgano gli ultimi nodi dell’intricata matassa, i pratesi si domandano con una certa preoccupazione se, alle mille questioni poste dalla gravissima crisi che da vari anni, in misura crescente angoscia una gran parte delle famiglie e delle imprese, si vorrà aggiungere l’incertezza istituzionale per il venir meno di un’efficace rete di servizi pubblici atti a fronteggiare l’inevitabile indebolimento del welfare e della sicurezza sul territorio. Se infatti, alla scomparsa della Provincia si dovesse sommare l’eliminazione o il forte ridimensionamento di uffici fondamentali come la Prefettura, la Questura, i Vigili del Fuoco, i comandi della Polizia, dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, allora ci sarebbe da interrogarsi in base a quali criteri (non certo di equità, ma neppure di logica) si sia impostata una tale riforma, destinata tra l’altro a produrre benefici sproporzionati rispetto ai costi. Senza dire dei timori legati all’ipotizzato inglobamento del territorio provinciale di Prato all’interno della Città metropolitana fiorentina, che comporterebbe una drastica riduzione delle competenze dei comuni, a cominciare da quello di Prato. La nostra città, che sto imparando a conoscere in queste settimane, non solo è per dimensioni la terza dell’Italia centrale (altrove sarebbe bastato questo dato oggettivo a salvaguardarne l’autonomia) ma presenta per più motivi – l’industria, la crisi economica, l’eccezionale incidenza della popolazione immigrata – problematiche davvero uniche in Italia, tali da richiedere efficaci servizi locali e forti presidi dello Stato sul territorio, in termini di prevenzione, inclusione sociale e repressione.Venendo all’altro versante da cui può essere esaminata la questione, che è poi quello che più ci compete, e cioè alla coerenza di queste misure con il Bene Comune, almeno così come la Chiesa è chiamata a considerare la gestione della cosa pubblica, al di là delle questioni di puro campanile, che però non possono essere liquidate solo con battute ironiche, dato che il più delle volte affondano le loro ragioni in questioni di identità profonda dei territori ed hanno a che fare con la storia dei popoli, la Chiesa pratese è impegnata da sempre a condividere le ansie, le preoccupazioni, i bisogni della gente che soffre e per questo non può restare indifferente alle situazioni di difficoltà delle persone per la mancanza di lavoro, per la necessità di assistenza, per l’esigenza di accoglienza di chi arriva da Paesi lontani, per la indispensabile salvaguardia delle situazioni di disagio sociale che minacciano la stabilità e la serenità delle famiglie.Per questo la comunità cristiana che è in Prato ritiene indispensabile che siano mantenuti i fondamentali servizi pubblici garantiti dallo Stato, pena lo scadimento di livello del vivere civile.Ancora una volta sarebbero i poveri, gli ultimi, chi non ha voce nel consesso istituzionale, a pagare il maggior prezzo. E noi, per amore del nostro popolo, non possiamo tacere.*Vescovo di Prato