Cultura & Società
Ma che bravo studente era il babbo di Pinocchio!
Padre Ferdinando Morosi è stato uno Scolopio che dobbiamo qui ricordare per una sua breve, accurata ed inedita ricerca stampata per il centenario di Pinocchio nel 1983 nella rivista interna alla sua Congregazione, «Ricerche», Bollettino dei Padri Scolopi, n. 3 di quello stesso anno, su «Le inesattezze dei Biografi sul Curriculum scolastico di Carlo Lorenzini». Nella prima pagina padre Morosi riporta alcune notizie riprese dal libro di Collodi Nipote e dal libro di Italiano Marchetti «Collodi» (Le Monnier, Firenze, 1959) e scrive che «nell’agosto del 1842 Carlo si trovava in famiglia, nella nuova casa di Via S. Apollonia, per il consueto periodo delle ferie estive. Fu in questo tempo che nacque in lui il desiderio di cambiare vita, e in seminario quello di Colle Val d’Elsa non fece più ritorno».
A questo punto padre Morosi, citando ancora Collodi Nipote, dice che «lo zio però, volle che continuasse gli studi e lo mandò agli Scolopi a frequentare il corso di Retorica e Filosofia». Continua padre Morosi che «colpiscono nel libro di Collodi Nipote il tono risoluto dei verbi: volle e lo mandò». Si chiede Morosi: «Cos’era successo? Quale contrasto era sorto fra zio e nipote, riluttante forse questi a continuare gli studi?». E prosegue: «Se questo si fosse avverato si spiegherebbe come mai nel registro del corso di Retorica il nome di Lorenzini Carlo, anziché figurare tra i cinquantadue alunni regolarmente iscritti all’inizio dell’anno scolastico 1842-1843, si trovi nel gruppetto finale di altri quattro, iscrittisi posteriormente».
Accanto poi al nome del Lorenzini, sul registro scolastico si vede la seguente annotazione: «S’impiegò nella libreria Piatti», proprio quella dove poi il Collodi penserà e comincerà a scrivere il suo Pinocchio. «Se però scrive padre Ferdinando Morosi il Nipote Collodi aggiunge che fu assunto come stipendiato fin dai primi del 1842, questa è evidentemente una data errata: doveva essere il 1843, perché nel 1842 Carlo si trovava ancora nel seminario di Colle Val d’Elsa, ossia quando egli aveva sedici anni e ancora non aveva ultimati gli studi».
Altro particolare che padre Morosi chiarisce, anche se da lui definito «di minore importanza», lo mostra il registro delle materie scientifiche Scienze, Algebra, Geometria, Filosofia «in cui troviamo alcuni alunni promossi in tre materie senza particolari spiegazioni, mentre di fianco al nome del solo Lorenzini vediamo aggiunto: (verbo indecifrabile) Trascura? Peggiora? le Scienze. Passa ad Algebra, Geometria e Filosofia». Fu insegnante di Carlo, in questo primo corso di Retorica e Filosofia, il padre Stanislao Gatteschi, autore di eccellenti pubblicazioni scolastiche. E nel secondo corso, il padre Pompilio Tanzini, noto astronomo dell’Osservatorio Ximeniano. «Nell’anno 1843-1844 prosegue padre Morosi il Lorenzini si trova regolarmente iscritto al secondo corso fin dal primo giorno di scuola».
«L’Archivio di San Giovannino spiega Cecconi è ubicato nello stesso edificio che ospita l’Osservatorio Ximeniano ed è di proprietà della Provincia Toscana dei Padri Scolopi. Riveste una particolare importanza storica sia per la sua consistenza oltre 2000 filze sono state già raccolte e ordinate numericamente dal compianto padre Osvaldo Tosti, a cui va il grande merito della costituzione del fondo così come oggi si presenta sia per la qualità del materiale conservato».
Si tratta infatti di una grande quantità di documenti (lettere, manoscritti, carteggi, fotografie) dal 1600 fino ad oggi, fondamentali, come spiega ancora Cecconi, «non solo per lo studio e la ricostruzione delle vicende legate all’Ordine degli Scolopi della Provincia Toscana ma, soprattutto, per evidenziare il ruolo culturale da esso rivestito in rapporto alla società e agli avvenimenti via, via succedutisi nel tempo, sia in campo scientifico, che umanistico, che pedagogico».
L’interesse dunque verso questo Archivio va ben oltre un livello ecclesiale, «configurandosi conclude il curatore piuttosto come un patrimonio documentario preziosissimo per la storia della nostra regione e di Firenze».
Dall’archivio