È crisi costituzionale nel granducato del Lussemburgo a causa del rifiuto del granduca Henri di ratificare la legge che dovrebbe legalizzare l’eutanasia per problemi di coscienza. È la prima volta che nel piccolo Stato un reggente si oppone alla volontà del Parlamento. Lo scorso febbraio il Parlamento lussemburghese aveva votato la legge secondo cui i malati terminali potrebbero porre fine alla propria vita con l’assistenza di almeno due medici e un gruppo di esperti. Nei mesi che ne avevano accompagnato la redazione la Chiesa cattolica locale aveva condotto una campagna attiva contraria, chiedendo di rafforzare le cure palliative per i pazienti terminali e invitando i politici cattolici a seguire la dottrina cristiana nei loro voti. Un problema del genere si era verificato in Belgio nel 1990, quando re Baldovino si era rifiutato di firmare la legge sull’aborto; in quell’occasione – per assicurare l’approvazione della legge il sovrano era stato dichiarato temporaneamente incapace di governare dal Parlamento. Jean-Claude Juncker, primo ministro lussemburghese (partito cristiano-sociale) pur essendo contrario alla legge ritiene che il Parlamento debba avere l’ultima parola; propone quindi una modifica costituzionale che preveda, con il consenso dei due terzi del Parlamento, che il veto non possa più essere esercitato.Sir