Toscana
«Luoghi del cuore» Fai, vince il Castello di Sammezzano
Al secondo posto tra le località più votate il Complesso monumentale di Santa Croce, Bosco Marengo (AL); seguito dalle Grotte del Caglieron, Fregona (TV); dall’Area archeologica di Capo Colonna, Crotone e – al quinto posto – dalla Ditta Guenzati, Milano. Per quanto riguarda i luoghi toscani (vedi tabella), ha ottenuto 12.833 segnalazioni (22° posto) il Masso delle Fanciulle a Pomarance (Pi).
Oltre a castelli, aree archeologiche e naturali, conventi, negozi storici sono varie le categorie più segnalate: chiese, giardini, palazzi, testimonianze di archeologia industriale. Tuttavia, si può individuare un filo rosso che quest’anno lega i luoghi votati: l’acqua. E lo fa in tutte le sue declinazioni. L’ambiente fluviale del Masso delle Fanciulle a Pomarance (PI) è minacciato da un progetto geotermico di captazione delle acque, su un corso già moltissimo sfruttato dal punto di vista energetico. Le Cateratte Ximeniane di Vicopisano (PI) create nel 1757 raccontano una preziosa testimonianza di ingegneria idraulica storica. Un’opera eccezionale, come l’emissario di Claudio-Torlonia in Abruzzo, realizzato nel I secolo d.C. sotto l’imperatore Claudio per regimentare il livello del lago Fucino e completato nell’Ottocento dal principe Alessandro Torlonia. Ancora acqua e luoghi in parte invisibili con il Naviglio della Martesana (MI) a tratti interrato e la Grotta sudatoria di Acquasanta Terme (AP), con la sua piscina naturale oggi molto degradata e chiusa al pubblico, ma che proprio grazie alla mobilitazione per il censimento potrebbe rinascere. E luoghi che vivono del rapporto con il mare, dalla Tonnara di San Vito Lo Capo (TP) all’Area archeologica di Capo Colonna a Crotone, dal Santuario internazionale dei cetacei Pelagos tra Sardegna, Toscana, Liguria al Semaforo di Capofigari in Sardegna, legato ai primi esperimenti radio di Marconi.
Lombardia, Puglia, Veneto e Toscana sono state le regioni più sensibili al censimento; i votanti – di età media intorno ai 47 anni – sono stati al 61% donne al 39% uomini; la tipologia dei luoghi più votati è quella delle chiese/santuari/cappelle, seguite da aree archeologiche e aree naturali.
Certamente la concretezza del progetto attestata dai 68 interventi varati in dodici anni in 15 regioni italiane contribuisce ad attrarre le energie di tanti cittadini (vedi scheda allegata con aggiornamento). Nei prossimi mesi si aprirà una nuova, importante fase di lavoro: i primi tre classificati, in qualità di vincitori del censimento, se ne avranno i requisiti, riceveranno un contributo a fronte della presentazione di un progetto da concordare. Inoltre i referenti dei luoghi che hanno ottenuto almeno 1.500 voti potranno candidare al FAI, attraverso il bando che verrà lanciato a marzo 2017, una richiesta di intervento, legata a progetti concreti, attuabili in tempi certi e dotati di un cofinanziamento che garantisca un sostegno reale dai territori di riferimento. Come nelle edizioni precedenti, FAI e Intesa Sanpaolo selezioneranno entro il mese di novembre i luoghi vincitori in collaborazione con il MiBACT.
Il FAI si farà inoltre portavoce di tutte le segnalazioni ricevute e, anche attraverso l’azione capillare delle sue Delegazioni su tutto il territorio nazionale, solleciterà le istituzioni preposte affinché tengano in considerazione i luoghi che «muovono» il cuore dei cittadini, sensibilizzando in particolare i Sindaci di tutti i 6.003 Comuni coinvolti.
Così in Toscana
VOTI |
LUOGO DEL CUORE |
|
1° |
50.141 |
Castello e parco di Sammezzano, Regello (FI) |
22° |
12.833 |
Masso delle Fanciulle, Pomarance (PI) |
24° |
11.870 |
Cateratte Ximeniane, Vicopisano (PI) |
27° |
11.154 |
Padiglione Conolly dell’ex Ospedale psichiatrico, Siena |
30° |
9.887 |
Abbazia di San Giusto al Pinone, Carmignano (PO) |
59° |
5.555 |
Pelagos. Santuario internazionale per i cetacei del Mediterraneo* |
79° |
4.077 |
Terme del Corallo, Livorno |
89° |
3.459 |
Chiesa di San Leone, Pistoia |
118° |
2.774 |
Monte Sagro, Carrara (MS) |
131° |
2.322 |
Ex stazione di Fornello, Vicchio (FI) |
141° |
2.103 |
Gruppo in terracotta policroma della Chiesa di San Niccolò a Ganghereto, Terranuova Bracciolini (AR) |
170° |
1.728 |
Pieve di Brancoli, Lucca |
191° |
1.569 |
Stazione FAP di Pracchia, Pistoia |
Tra i luoghi più votati in provincia di Firenze
Al 1° posto della classifica nazionale con 50.141 voti, il Castello e parco di Sammezzano a Reggello (FI), circondato da un parco di 190 ettari, si trova a circa 40 chilometri da Firenze. Tenuta di caccia in epoca medicea, nel 1605 la proprietà venne acquistata dagli Ximenes D’Aragona. La veste attuale risale alla seconda metà dell’Ottocento e si deve al marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes: eclettico protagonista della vita culturale e politica fiorentina, riprogettò personalmente il castello in stile orientalista, rendendolo un edificio senza pari in Italia e con pochi confronti anche a livello internazionale. Ne fece una rievocazione di capolavori architettonici di arte moresca, trasformando in particolare 13 sale del primo piano in sogni decorativi e arricchendo il parco con numerose specie arboree . Trasformato con le sue 140 stanze in hotel di lusso, il complesso venne acquistato nel 1999 dalla Sammezzano Castle srl, che intendeva farne un grandioso resort. Il progetto si è arenato per problemi economici, portando tra 2015 e 2016 a tre aste giudiziarie, le prime due andate deserte, la terza sospesa per il subentrare, pare, di un partner che avrebbe rilevato i debiti della società in liquidazione. Aperto alcune volte l’anno grazie a un’associazione locale in accordo con i proprietari, che lo hanno concesso anche al regista Matteo Garrone come set del film Il Racconto dei Racconti, Sammezzano è per lo più chiuso e in stato di abbandono e le sue condizioni, ormai privo di tutti gli arredi storici, sono progressivamente peggiorate: mancano i vetri a molte finestre, ci sono problemi al tetto e le statue del parco sono state rubate. Il comitato Savesammezzano si è mobilitato per raccogliere i voti e chiede da anni il recupero del castello, auspicando che possa diventare di proprietà pubblica.
Al 131° posto della classifica nazionale con 2.322 voti, l’ex stazione di Fornello a Vicchio (FI) si trova in una località montana caratterizzata, fino dall’inizio del XX secolo, dall’attività estrattiva della pietra, utilizzata per lo più per la realizzazione delle massicciate ferroviarie. Il trasporto del materiale lapideo era consentito grazie al tratto mugellese della Ferrovia Faentina, costruita alla fine dell’Ottocento; la stazione di riferimento era quella di Fornello, costituita da due edifici nei quali si trovavano, oltre ai locali adibiti al trasporto merci e al servizio viaggiatori, anche gli alloggi dei ferrovieri. La stazione fu chiusa nel 1967 e rimase abbandonata, cadendo nel degrado. I cittadini che l’hanno fatta votare al censimento comunicano che la situazione delle strutture è precaria e uno degli edifici presenta anche un crollo nel tetto. Proprietà di Rete Ferroviaria Italiana, l’ex stazione è frequentata da numerosi escursionisti e il comitato che ha raccolto i voti chiede la riqualificazione degli edifici in strutture a beneficio degli escursionisti.
Tra i luoghi più votati in provincia di Pisa
Al 22° posto della classifica nazionale con 12.833 voti, il Masso delle Fanciulle a Pomarance (PI), situato nella Riserva Naturale «Foresta di Berignone» (inclusa in un Sito di Interesse Comunitario), è un’area naturale presso un tratto balneabile del fiume Cecina. Le numerose spiaggette, cascatelle e il laghetto incastonato tra i due faraglioni di pietra (il masso cui fa riferimento il nome della località) hanno reso questo luogo una meta molto amata dagli abitanti di Pomarance e dai turisti. Il nome deriva dalla leggenda secondo la quale alcune fanciulle si gettarono dal masso che sovrasta la pozza, preferendo l’annegamento alle profferte di un nobile locale. La raccolta voti al censimento nasce dalla recente approvazione da parte della Regione Toscana – nonostante il parere negativo delle amministrazioni locali e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno – a ricerche di risorse geotermiche a meno di 1 km dal sito, che includerebbero la captazione delle acque del fiume Cecina, già molto sfruttato lungo il suo corso. Un comitato molto attivo nella difesa del territorio della Val d’Elsa ha visto nel censimento un altro strumento per tenere alta l’attenzione sul sito e chiedere la salvaguardia e la valorizzazione del luogo e del suo contesto.
Al 24° posto della classifica nazionale con 11.870 voti, le Cateratte Ximeniane a Vicopisano (PI), costruiteper volere del primo Granduca di Toscana, Francesco Stefano di Asburgo-Lorena e realizzate nel 1757 dall’ingegnere idraulico Leonardo Ximenes, avevano la funzione di regolare lo sfocio nel fiume Arno delle acque del lago di Bientina, che era il bacino naturale più esteso della Toscana e che ora non esiste più. La sua tendenza all’impaludamento aveva già portato in epoca medicea alla costruzione di un canale artificiale per regolarne l’afflusso nell’Arno, ma le mutate condizioni ambientali, che avevano fatto perdere efficienza al canale, furono all’origine dell’intervento di epoca lorenese. Il lago fu poi prosciugato nel 1859 e trasformato in un canale artificiale emissario, ancora esistente e funzionante, che scorre sotto l’Arno grazie a una galleria sotterranea. Le cateratte sono un edificio il cui piano terra conserva ancora giganteschi ingranaggi idraulici in legno di quercia, straordinaria testimonianza di alta ingegneria dell’epoca. Le arcate sotto le quali scorreva l’acqua sono invece state interrate. Al piano superiore si trovano le cinque stanze della «casa del catarettaio», che qui viveva con la famiglia. Abbandonato nel 1990, l’edificio, di proprietà del Demanio, è chiuso al pubblico ed è sconosciuto fuori dall’ambito locale. Il comitato promotore della raccolta firme si batte per la salvaguardia del monumento e per la sua manutenzione con l’obiettivo di trasformarlo in un museo dell’acqua. Del lago, delle cateratte e di questo capitolo importante nella storia della bonifica toscana e dell’ingegneria idraulica, si è completamente persa memoria. Recuperare e portare alla fruizione pubblica l’edificio di Vicopisano permetterebbe di riscoprirla.
Tra i luoghi più votati a Siena
Al 27° posto nella classifica nazionale con 11.154 voti, il Padiglione Conolly fa parte del complesso dell’ex Ospedale psichiatrico di Siena, che si insediò nel 1818 in un monastero di fondazione trecentesca, attualmente ai piedi del centro storico di Siena. L’istituto fu all’avanguardia nella cura delle malattie mentali e nell’utilizzo del lavoro manuale come forma di terapia, grazie anche all’attività dello psicologo pratese Carlo Livi, che aveva sviluppato terapie innovative sul trattamento delle patologie psichiche. Cessata la funzione nel 1999 – è stato tra gli ultimi manicomi italiani a chiudere – il complesso, esteso su 15 ettari, è utilizzato come sede di alcune facoltà dell’Università di Siena. Il Padiglione Conolly, dal nome dello psichiatra inglese John Conolly, fautore di terapie psichiche prive di metodi violenti, era destinato all’isolamento dei «clamorosi», i malati di più difficile gestione. Entrato in funzione nel 1876, è un edificio eccezionale: da un lato rappresenta uno dei rarissimi esempi italiani di panopticon – la struttura su base circolare per permettere agli organismi di controllo di monitorare gli ospiti – l’unico a fini sanitari ancora esistenti nel nostro Paese; dall’altro, era sviluppato su modello delle celle certosine: ogni ospite disponeva di una stanza e di un piccolo spazio verde cinto da muri. Questo tipo di utilizzo tramontò celermente e il Conolly si ridusse a luogo di canonica reclusione dei malati e in epoca fascista venne anche utilizzato come carcere per dissidenti politici. Le celle erano disposte in tre semicerchi: i due laterali conservano oggi l’originaria struttura ma il tetto è parzialmente crollato, mentre la parte centrale ha mantenuto il perimetro curvo ma è stata trasformata in aula unica per l’Università. Il padiglione è ora abbandonato e inagibile. Un comitato locale si è attivato per salvare questo edificio unico, coinvolgendo testimonial d’eccezione come il vignettista Giannelli. Durante il censimento la USL Toscana sudest, proprietaria del padiglione, ha stanziato 500.000 euro per la messa in sicurezza delle coperture e pare intenzionata a trovare i fondi per il suo recupero e la riconversione in archivio storico dell’ex ospedale psichiatrico.
Tra i luoghi più votati in provincia di Prato
Al 30° posto della classifica nazionale con 9.887 voti, l’Abbazia di San Giusto al Pinone a Carmignano (PO) fu edificata nel XII secolo su una deviazione della Via Francigena. È un edificio romanico di particolare interesse, caratterizzato da influssi dell’architettura monastica provenzale, tanto da rappresentare un unicum nel territorio. La facciata in pietra è animata da una bifora e dal coronamento ad arco, con la caratteristica bicromia bianco-verde, del semplice portale. Pur essendo molto piccola, lo slancio verticale e le volte a botte conferiscono all’interno una spazialità ariosa. Proprio l’altezza creò precoci problemi di stabilità, con un crollo avvenuto nel Trecento, che portò a una parziale ricostruzione. Soppressa nel 1805, venne donata allo Stato nel 1893 da privati, che l’avevano trasformata in stalla: seguirono alcuni interventi straordinari – tra cui l’abbassamento del campanile per problemi di staticità – e l’affidamento al Comune per la gestione ordinaria, che nel 1923 scriveva dello stato deplorevole dell’edificio, con il tetto in parte crollato. Dal 1926 il monumento parve rientrare in una proprietà privata promotrice di importanti lavori di restauro negli anni Trenta, ma il ritrovamento della documentazione ottocentesca in anni recenti attesta la proprietà a bene pubblico. Intorno a San Giusto, perlopiù inaccessibile e con problemi di degrado, si è costituita un’associazione locale che ne chiede il recupero e la valorizzazione.
Tra i luoghi più votati a Livorno
Al 79° posto della classifica nazionale con 4.077 voti, le Terme del Corallo a Livorno, nome con cui è conosciuto lo stabilimento termale Acque della Salute, è un gioiello liberty edificato all’inizio del Novecento dall’architetto Angiolo Badaloni. Si tratta di uno dei primi edifici italiani costruito in cemento armato e fu a lungo meta di villeggiatura dell’alta società. L’attività delle Acque della Salute proseguì fino alla Seconda Guerra Mondiale; nel dopoguerra i padiglioni dello stabilimento furono trasformati parte in un locale da ballo e parte in stabilimento di imbottigliamento. Fu abbandonato e cadde in degrado in seguito a un incendio nel 1968 e alla costruzione nel 1982 di un cavalcaferrovia esattamente di fronte all’edificio. Oggi il complesso è abbandonato, la vegetazione lo ha invaso, le strutture e le raffinate decorazioni in maiolica sono stato di degrado. Il Comune ha realizzato un intervento di messa in sicurezza di uno dei padiglioni, anche con l’obiettivo di individuare possibili investitori interessati al recupero del complesso, ma finora non è stata trovata una soluzione. Manca inoltre una progettualità definita. Una parte dei fondi necessari al recupero dovrebbe derivare dagli oneri di urbanizzazione della lottizzazione realizzata alle spalle del complesso, a ridosso del suo parco, che è stato in parte riqualificato e trasformato nel 2013 in giardino pubblico. I cittadini, già attivi al censimento del 2014 – quando le terme arrivarono al 7° posto nazionale con oltre 30mila voti – si sono nuovamente mobilitati per chiedere di salvare uno dei simboli di Livorno.
Tra i luoghi più votati a Pistoia e provincia
All’89° posto della classifica provvisoria con 3.459 voti, la Chiesa di San Leone a Pistoia ha origini nell’oratorio trecentesco voluto dalla Congregazione dello Spirito Santo; nel corso dei secoli il piccolo oratorio subì diversi ampliamenti e modifiche, in particolare la zona presbiteriale e il portico nel Seicento. L’interno della chiesa presenta l’aspetto barocco che le fu dato a metà del Settecento dall’architetto Raffaello Ulivi e dai pittori Vincenzo Meucci e Giuseppe del Moro, autori, insieme al quadraturista bolognese Mauro Tesi, dei grandiosi affreschi illusionistici del presbiterio e della cupola. La chiesa, a navata unica, presenta due altari laterali decorati con dipinti seicenteschi voluti da nobili committenti privati. Nel 1773 la Congregazione dello Spirito Santo fu trasferita e l’oratorio passò prima al seminario vescovile; in quest’occasione la chiesa assunse la dedica a San Leone Magno, patrono del seminario. Dopo appena dieci anni, San Leone passò al Capitolo della Chiesa Cattedrale. La chiesa oggi non è aperta al pubblico se non in particolari occasioni e il comitato locale che si occupa della promozione dei luoghi legati alla Cattedrale segnala che la chiesa avrebbe bisogno del restauro degli apparati lignei, degli affreschi e dell’altare. La crescente sensibilizzazione della cittadinanza per questo luogo e il desiderio di vederlo nuovamente aperto e fruibile ha fatto sì che San Leone diventasse un «luogo del cuore».
Al 191° posto della classifica nazionale con 1.569 voti, la stazione FAP di Pracchia a Pistoia, nella piccola frazione montana rinomata per la sua sorgente di acqua oligominerale, è un punto di passaggio sia della ferrovia Porrettana, la prima ferrovia transappenninica costruita (1864), sia della Ferrovia Alto Pistoiese (FAP) anche nota come ferrovia Pracchia – San Marcello Pistoiese – Mammiano. La FAP venne realizzata dopo la Porrettana per mettere in comunicazione i residenti dell’alto pistoiese con quest’importante linea ferroviaria che, fino alla costruzione della direttissima Bologna-Firenze (1934), costituì l’unica linea di comunicazione tra Nord e Sud. La Stazione di Pracchia, pensata anche per incentivare l’afflusso turistico nelle vicine località montane, fu costruita nel 1926. L’impianto venne dotato di un fabbricato con annesso magazzino merci e sul frontone dell’edificio che ospitava i viaggiatori è ancora visibile, sotto l’orologio, l’insegna con il nome della stazione e lo stemma decorato della ferrovia. La FAP, del Demanio, venne chiusa nel 1965 e i locali che ospitavano la stazione di Pracchia diventarono sede di un bar tabacchi, in funzione fino agli anni ’70 del Novecento. Attualmente la stazione, che finché fu attiva garantì a moltissime persone la possibilità di spostarsi agevolmente in tutta Italia, è in stato di degrado e gli edifici si mostrano pericolanti, tanto che un comitato spontaneo di cittadini si è messo in moto per salvarla.
Tra i luoghi più votati in provincia di Massa
Al 118° posto della classifica nazionale con 2.774 voti, Monte Sagro a Carrara (MS), noto anche come Monte dei Carrarini, fa parte della catena delle Alpi Apuane. Il suo peculiare aspetto aguzzo e striato di bianco è dovuto alla composizione prevalentemente marmorea, che negli anni lo ha reso sede di cave. È una meta privilegiata dagli abitanti della zona per camminate ed escursioni nella natura e dalla sua cima, che supera i 1700 metri, il panorama spazia dal Golfo della Spezia alla costiera livornese. Già indicato come Sito di Interesse Comunitario nel 2005 dal Ministero dell’Ambiente, il Monte Sagro può contare su un agguerrito comitato impegnato da anni per la tutela delle vette di questo tratto appenninico. Dopo aver ottenuto un contributo per un intervento diretto da parte del FAI e di Intesa Sanpaolo nell’ambito del bando «I Luoghi del Cuore» 2015 – che permette di realizzare un sentiero ad anello che conduce alla parete nord del Pizzo d’Uccello – quest’anno il comitato si è attivato per la tutela di questo monte. L’obiettivo è quello di avviare un progetto pilota per la tutela e la valorizzazione delle Alpi Apuane, la cui geografia è segnata dall’attività estrattiva delle cave che svuotano e frantumano la montagna, con uno sfruttamento estensivo diventato da tempo insostenibile.
Tra i luoghi più votati in provincia di Arezzo
Al 141° posto della classica nazionale con 2.103 voti, il gruppo in terracotta policroma della Chiesa di San Niccolò a Ganghereto a Terranuova Bracciolini (AR) si trova una piccola chiesa di origine medievale, ma completamente rinnovata negli anni ’30 del Novecento. Questa chiesa di pietra, a navata unica, il cui esterno molto semplice, si stempera nelle sobrie ma colorate decorazioni interne, era in passato dedicata a San Niccolò, mentre oggi è intitolata al martire aretino San Donato. Arredo degno di nota all’interno della chiesa è, in fondo alla navata, il gruppo in terracotta policroma che sovrasta l’altare. Fu realizzato tra Quattro e Cinquecento ed è attribuito ad Agnolo di Polo, scultore fiorentino nato nel 1470, figlio d’arte e formatosi alla bottega dell’ormai anziano Verrocchio. Il gruppo è composto da tre statue collocate all’interno di un baldacchino dorato aggettante verso l’esterno, sorretto da colonnine tortili e decorato da aguzzi pinnacoli. Ospitati sotto al baldacchino troviamo la Vergine in trono col Bambino fra i Santi Pietro e Niccolò, riccamente vestiti. L’opera conserva ancora cospicue tracce della cromia originale sotto gli innumerevoli strati di ridipintura ed è ancora apprezzabile il bel fondale verde a decorazioni geometriche sul quale spiccano le figure in rilievo. Attualmente le statue versano in stato di degrado, dovuto al trascorrere del tempo, al deperimento di vecchi restauri e al fenomeno di umidità di risalita del muro esterno. L’opera è oggetto di salvaguardia da parte di un comitato di cittadini che organizza diverse iniziative per diffondere la conoscenza del bene e portare l’attenzione sull’urgenza del restauro. Le figure dei santi sono state staccate per evitarne il crollo e sono conservate in casse. Sebbene il recupero dell’opera sia in programma, il restauro è però fermo in attesa dei fondi necessari, motivo per cui il comitato locale ha scelto di partecipare al censimento de «I Luoghi del Cuore».
Tra i luoghi più votati a Lucca e provincia
Al 170° posto della classifica nazionale con 1.728 voti, la Pieve di Brancoli a Lucca,
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* Al 59° posto della classifica nazionale con 5.555 voti, Pelagos. Santuario internazionale per i cetacei del Mediterraneo, che si estende tra Sardegna, Liguria e Toscana, è uno spazio marino internazionale unico al mondo, istituito nel 1999 per la tutela di migliaia di cetacei che tra l’alto mar Tirreno e il Mar Ligure trovano un ambiente particolarmente favorevole. Si tratta di una vasta area protetta dove trovano rifugio balenottere comuni (circa 2.000 esemplari), capodogli, stenelle (circa 25.000), delfini comuni e altre specie di mammiferi marini. L’area copre circa 100.000 chilometri quadrati di mare ed è ricompresa tra la penisola di Giens, in Francia, il Principato di Monaco, la costa settentrionale della Sardegna e la costa continentale italiana dalla Liguria fino al confine tosco-laziale.L’impegno dei tre Stati che hanno ratificato il trattato internazionale, a seguito di grandi pressioni del mondo della ricerca e delle associazioni ambientaliste, è quello di tutelare i mammiferi marini di ogni specie e il loro habitat, proteggendoli dagli impatti negativi diretti o indiretti delle attività umane, come l’inquinamento delle acque dovuto agli scarichi dalla terraferma, le collisioni tra navi e mammiferi marini, fino alla regolamentazione della pesca – vige infatti il divieto di cattura, ma gli animali possono rimanere impigliati nelle reti dei pescatori. Nonostante la sua unicità, il Santuario dei cetacei è meno conosciuto di quanto meriti e viene votato perché gli sia garantita un’adeguata valorizzazione.
Per la classifica completa consultare il sito: www.iluoghidelcuore.it