Lucca

Luminara Santa Croce: via Fillungo ancora troppo buia

Per anni, abbiamo predicato contro le manifestazioni del folklore, ed oggi, ironia della sorte, dobbiamo sollecitare il rispetto, la tutela e la conservazione delle nostre tradizioni. «In media stat virtus».

È difficile per gli uomini raggiungere un buon equilibrio. Credo sia fuori dubbio, nonostante i molteplici solleciti dell’Amministrazione, che anche nella Luminaria di quest’anno, molti tratti di via Fillungo, siano stati scarsamente illuminati, diversi negozi e palazzi sono rimasti completamente a buio. A tanta tenebra, al contrario, faceva contrasto una lunga, interminabile teoria, di Popolo Santo di Dio che ha partecipato con fede e devozione alla processione, pregando, cantando, portando ciascuno il loro cero: una vera scia di luce, dando in questo modo visibilità alle parole del Signore: «voi siete la luce del mondo».

Il popolo che cammina nelle tenebre, accogliendo il dono della grande luce della fede, è diventato a sua volta luce per le genti. Ma, non voglio, qui, riferirmi al significato simbolico della luce, ma richiamare al rispetto e all’amore della tradizione.

Per Lucca, la Luminara, è stata, e continua ad essere, il momento più qualificativo non solo della sua identità religiosa, ma anche civica. È ovvio, che un non lucchese, che proviene da altre Città, culture e religioni, non viva la festa come un grande momento. Chi ha scelto di svolgere la sua attività commerciale in Città, è certo però, che da questa festa tragga benefici economici.

Pertanto, credo, che un buon regolamento del commercio, d’ora innanzi, possa e debba richiedere a chi desidera aprire un’attività commerciale nel Fillungo, e negli altri tratti della processione, l’impegno di sostenere la Luminaria. D’altra parte la nostra festa, fin dalle origini, ha avuto anche carattere tributario e negli antichi statuti venivano fissate le norme per l’offerta del cero, a seconda del censo. Pur troppo, considerando che i cortesi inviti restano inascoltati, il Sindaco dovrebbe «imporre» l’illuminazione a cera e lo spegnimento delle luci elettriche nelle vetrine, per dar maggior risalto alla flebile luce dei lumini, pena sanzioni pecuniarie. Forse si potrebbe pensare anche ad un concorso, o meglio ancora ad un calo dell’aliquota dell’Imu, a chi meglio illumina il proprio tratto di strada, l’ingresso del proprio negozio e della propria abitazione o ufficio. La propaganda turistica sulla nostra Città investe molto sulla tradizione della Luminaria, ma non è corretto attrarre visitatori per mostrargli lo spettacolo semi buio di via Fillungo.

La rinascita della nostra Luminaria, non deve muovere dalla competizione con quella di S. Ranieri, della vicina Pisa. Ho in mente la spettacolare meravigliosa Luminaria, rigorosamente ed esclusivamente ad olio, del Venerdì Santo di Camaiore. Dalle pareti delle abitazioni, dei palazzi e delle chiese, fino sui colli circostanti, scendono cascate di luci. Questa manifestazione meriterebbe, più di altre di ricevere il patrocinio dello Stato e dell’Unesco. Il successo di Camaiore è certamente frutto di una profonda armonia tra comunità civile e religiosa, e dove il comune sentire è orientato a rendere sempre più bella la Città, traendo dalla festa cristiana le ragioni più profonde del proprio essere e del proprio agire, comprese la tradizioni popolari e folkloristiche.

Inoltre, il successo si deve anche all’impegno generoso dei volontari, che animano la manifestazione cercando di sensibilizzare tutta la popolazione, molti mesi prima della Luminaria. Infine, mi permetto un’ultima considerazione; mentre ci preoccupiamo di far accendere qualche lume in più, lungo le nostre strade, adoperiamoci che nei cuori degli uomini si accenda il vero lume della fede, perché se il cuore arde, il fuoco divampa in tutta la Città e, la Città diventa una Città di luce, e tutti gli uomini gioiranno d’essere illuminati dalla luce del Volto Santo del Signore.