Lucca
Lucca, mons. Castellani saluta la Diocesi: sarò il vostro “piccolissimo Mosè sul monte”
Alla messa crismale erano presenti numerosi presbiteri, tutti i vicari di zona e tanti fedeli laici convenuti in cattedrale.
Castellani ha iniziato l’omelia con un ricordo: “La gioia che personalmente ho nel cuore è data soprattutto dal fatto che il prossimo 15 Giugno ricorrono 50 anni dalla mia ordinazione presbiterale. Mi sono detto: quale momento migliore, per far memoria e rendere grazie a Dio per tanto e immeritato dono, che la Messa del Crisma alla quale simbolicamente è presente tutta la nostra Chiesa?”.
Poi si è rivolto ai fedeli laici: “Carissimi Fedeli Laici, una Chiesa missionaria tutta ministeriale – una delle grandi riscoperte del Vaticano II, come spesso ci ricorda anche Papa Francesco – si fonda sul Sacramento del nostro Battesimo e riguarda la chiamata battesimale di ogni discepolo del Signore a mettere a frutto il doni dello Spirito per l’utilità comune”. Poi ha aggiunto: “La vera sfida urgente e non rinviabile che attende la Chiesa di Lucca è proprio l’edificazione di una Comunità ministeriale e missionaria: fedeli laici consapevoli del proprio sacerdozio battesimale, disponibili in prima persona senza se e senza ma a giocare con fede e con amore la propria vita per la comunità parrocchiale in cui Dio ci ha chiamati a vivere”. Nel sottolineare la nascita in questi anni di “animatori di comunità”, e numerose realtà nuove in chiave di evangelizzazione, Castellani ha però sottolineato come “Su questi orizzonti Conciliari di Chiesa tutta ministeriale la nostra Diocesi non ha avuto la forza di scommetterci fino in fondo, forse preoccupati di perdere un certo prestigio clericale o per l’indisponibilità degli stessi fedeli laici che si dicono impreparati e che a questo vanno ovviamente formati”. E infatti ai Presbiteri ha rivolto parole affettuose ma anche di sprone: “Liberiamoci dunque una volta per sempre da un habitus mentale, come una veste stretta che la storia ci ha cucito addosso e tra l’altro non cela facciamo più a portare, forse provvidenzialmente, del fare tutto come sempre, tutto noi e da noi; a volte presi pure da un senso di colpa sentendoci responsabili come di un arretramento, condizionati anche dalla nostra gente che ci sta col fiato sul collo con il ‘si è fatto sempre così’. Restituiamo dunque ai fedeli laici i servizi e ministeri ecclesiali che storicamente, ed ancor oggi, sono assunti e impropriamente svolti dal presbitero stesso appannando il nostro specifico ministero”.
La conclusione, toccante, dell’omelia di Castellanhi richiama al passaggio che a breve ci sarà con l’arrivo del nuovo arcivescovo di Lucca mons. Paolo Giulietti: “In questo periodo di congedo dalla nostra comunità -anche di quella civile a cui va la mia gratitudine – sono stato ringraziato per aver fatto questo o quello. Però di fatto – forse era implicito – non ho sentito ringraziamenti come avrei desiderato, se non in qualche occasione, per aver cercato di ‘conquistarvi un po’ di più a Cristo’ (Fil 3, 12) e di avervi annunciato essenzialmente Gesù Cristo Vangelo di Dio, come testimonia l’Apostolo Paolo: ‘Affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari’ (1 Tes 2,8). Si – e forse l’ho rischiato io stesso – rischiamo di darci tanto da fare e, con l’andare del tempo, quelle tante cose che facciamo diventano più importanti di quell’unica alla quale Cristo ci chiama e ci manda: conquistare più gente possibile a Lui; per me vescovo, conquistare voi stessi a Lui. Carissimi tutti, vi accompagno e vi assicuro che, nel momento in cui sto passando il testimone all’Arcivescovo Paolo, sarò per Lui e per Voi, per la nostra amata Chiesa di Lucca, il vostro piccolissimo ‘Mosè in preghiera sul monte’ (cf Es 24, 12), più che mai un ‘vescovo intercessore’ per il suo popolo”.
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