Italia

Lucca centro mondiale della lotta al terrorismo

di Andrea Zanotto

Lucca e la Toscana da qualche settimana ospitano la sede distaccata dell’Unicri (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute), l’agenzia dell’Onu che si occupa di cooperazione e ricerca applicata alla prevenzione del crimine e alla promozione della giustizia penale a livello internazionale. La sede istituzionale è ospitata a Lucca, in Palazzo Ducale – grazie a un accordo con la Provincia – mentre quella operativa è a Castelvecchio Pascoli (Barga), nella tenuta ‘Il Ciocco’, uno dei partner privati di Unicri.

Oltre alla sede, è toscano anche il capo del Laboratorio Unicri: Francesco Cappé, 37 anni, pisano. Laureato in giurisprudenza a Pisa, dove si è anche specializzato alla Scuola Superiore Sant’Anna, è l’unico italiano chiamato dall’Onu a far parte di un comitato ristretto – composto da 20 persone – in cui sono rappresentate le agenzie internazionali che si occupano di sicurezza e terrorismo.

Con lui abbiamo parlato di alcune delle principali emergenze internazionali, avendo come punto di osservazione privilegiato la neonata sede toscana dell’Unicri-Lab, a cui si affiancheranno poi Boston e Lisbona.

«Il Laboratorio – ci ha detto Cappé – in primo luogo svolgerà ricerca applicata, e porterà a Lucca cinque importanti programmi sul tema del dialogo e dell’innovazione nella comunicazione: un centro di informazione per contrastare il richiamo del terrorismo; consulte giovanili per il dialogo interreligioso e interculturale nel Mediterraneo; l’elaborazione di strumenti multimediali; una “casa” europea per la sicurezza in occasione di grandi eventi; l’elaborazione di un gioco virtuale da sviluppare con la Microsoft. Tutto questo applicando, per la prima volta, una strategia di “hosting ideas”, cioè adottare le idee. È questo il modo scelto da Unicri per portare le proprie idee ed i propri progetti a diretto contatto con la società civile».

È chiaro il vostro obiettivo formativo, che può produrre risultati a medio e a lungo termine. Nell’immediato quali strumenti avete a disposizione per combattere, a livello mondiale, il crimine organizzato?

«Lo strumento più importante è la Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale (di cui si occupa l’ufficio Onu di Vienna), che è il frutto della Conferenza di Palermo del novembre 2000, quando i paesi partecipanti sottoscrissero una Convenzione che aveva come scopo armonizzare le legislazioni nazionali, impegnandosi a considerare reato l’appartenenza a organizzazioni di stampo criminale, il riciclaggio di denaro sporco, la corruzione e l’intralcio alla giustizia. Ma il nostro laboratorio Unicri di Lucca ha il compito di parlare con sistemi innovativi della legalità più che della illegalità e soprattutto di governance della sicurezza urbana. Vogliamo che passi il concetto che se un vetro rotto di una cabina telefonica viene lasciato in pezzi, mancherà il senso di appartenenza ad una collettività».

L’immigrazione è al centro di una polemica che in queste settimane coinvolge Italia e Onu. Unicri-Lab è in Italia e può seguire da vicino le politiche governative. Qual è la vostra posizione?

«Non abbiamo una posizione in merito alle vicende strettamente governative italiane. Il nostro compito è quello di procedere ad una innovazione comunicativa che porti al dialogo interculturale ed intereligioso. La percezione di insicurezza portato dall’altro che arrivi con un barcone o con un biglietto aereo nasce spesso dalla non conoscenza. Abbiamo già iniziato a dare piccoli ma significativi segnali del nostro nuovo approccio ai temi della sicurezza utilizzando artisti, intellettuali e persone comuni che lasciano video post card con messaggi su legalità e dialogo. Il Consiglio regionale della Toscana ha approvato una mozione che consente ai sindaci di inserire nei  cartelli stradali all’ingresso cittadino, la scritta. “Città amica delle Nazioni Unite”. A breve saremo nei festival musicali, nelle piazze, per raggiungere le sagre popolari con questo nostro bagaglio di comunicare in modo innovativo la legalità».

Un altro tema al centro dell’attenzione di Unicri è quello della pirateria che infesta soprattutto il Corno d’Africa? Come intendete, e potete, agire?

«Unicri ha sviluppato un programma specifico sulla pirateria marittima che sfrutta la capacità del nostro Istituto di stabilire efficaci partnership tra attori pubblici e privati. Il programma è articolato in 4 moduli integrati: ricerca applicata, scambio di intelligence, training e coinvolgimento delle comunità locali. Oltre al Corno d’Africa, l’iniziativa Unicri riguarda anche la regione del Mar della Cina Meridionale e del Golfo di Guinea».