Italia

LOTTA AL DOLORE, A FIRENZE ESPERTI A CONFRONTO A 15 MESI DALLA LEGGE; IL 26% DEGLI ITALIANI SOFFRE DI DOLORI CRONICI

A 15 mesi dal varo della legge 38, tornano gli stati generali del dolore in Italia, con la seconda edizione del workshop interdisciplinare IMPACT 2011, in programma oggi e domani a Firenze (a palazzo Corsini). I principali protagonisti del panorama sanitario italiano – Ministero della Salute, Agenzia Italiana del Farmaco, Regioni e oltre 65 Società Scientifiche, Associazioni di categoria e Fondazioni – si incontrano per fare il punto su quanto realizzato finora, condividere le esperienze più significative, individuare criticità e fattori chiave per una reale continuità assistenziale.Numerosi gli interventi che si susseguiranno in questa due giorni di lavori, con l’obiettivo di esaminare quali attività istituzionali siano state ad oggi realizzate e quanto sia stato concretizzato dalle Regioni, definendo al tempo stesso le criticità ancora da affrontare e facendo emergere le proposte operative per promuovere la completa applicazione della normativa a livello territoriale.“La prima edizione del workshop – afferma Gian Franco Gensini, Presidente del Comitato Scientifico Impact 2011 e Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Firenze – si era chiusa con il proposito unanime di implementare corsi di formazione volti a uniformare l’appropriatezza della terapia e condividere le linee operative. IMPACT 2011 vuole essere un nuovo momento corale di confronto, per verificare quanto avvenuto, continuare a far parlare della normativa, in modo che sia sempre più applicata, e ascoltare le best practice da condividere tra i vari attori coinvolti. In quest’ultimo anno, ogni Società Scientifica, Associazione e Fondazione ha dato vita ad un’intensa programmazione di attività formative e informative, rivolte sia ai propri soci sia ai pazienti, con l’obiettivo di dare un impulso reale a quanto previsto dalla Legge 38. Uno dei punti di forza della nuova normativa, del resto, è l’aver previsto un modello organizzativo basato sulla gestione multidisciplinare del problema: tutti gli specialisti, i medici di famiglia e gli infermieri dovrebbero dunque sentirsi prioritariamente impegnati a collaborare per la migliore qualità di vita del paziente”.Secondo la ricerca Pain in Europe (la più ampia effettuata finora sull’argomento), soffre di dolore cronico non oncologico – dovuto a patologie quali osteoporosi, artriti o lombosciatalgie – il 19% degli europei e addirittura il 26% degli italiani (1 su 4), pari a 15 milioni di connazionali, con punte del 40% fra gli over 65 e valori ancora più elevati fra le donne (il 49% delle casalinghe). La Legge 38/2010, riconoscendo il dolore cronico come malattia e puntando a garantire un equo accesso a un’assistenza qualificata e un approccio terapeutico più appropriato, ci ha posto all’avanguardia in Europa, sul piano normativo. Sono diversi i Paesi che ora riconoscono nell’Italia un esempio da seguire, come rivela Guido Fanelli, membro del Comitato Scientifico Impact 2011 e Coordinatore della Commissione ministeriale Terapia del Dolore e Cure Palliative. “A maggio mi sono recato al Parlamento Europeo, dove ho ricevuto numerosi apprezzamenti per il lavoro che il Ministero ha svolto, per merito soprattutto del prof. Fazio. I tedeschi stanno prendendo spunto dal nostro impianto legislativo per applicarlo in Germania; anche il Belgio e l’Australia ci stanno chiedendo informazioni”. “Dopo i primi mesi di incertezza, dovuta al carattere così tecnico e innovativo della Legge, – prosegue Fanelli – le Regioni si stanno adeguando in modo continuo e sistematico; tra queste: Piemonte, Sicilia, Emilia Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia e ora anche il Friuli; stimo che almeno 35 milioni di persone siano ormai sotto delibera regionale. Gli strumenti necessari per l’applicazione della Legge sono stati completati al 90%. A dicembre la Conferenza Stato-Regioni ha approvato le Linee Guida per la promozione, lo sviluppo e il coordinamento degli interventi regionali; pochi mesi fa, un tavolo tecnico tra MIUR e Ministero della Salute ha definito i percorsi formativi per i medici e i volontari che si occupano di cure palliative e terapia del dolore. Abbiamo inoltre elaborato un documento con i requisiti minimi strutturali e organizzativi per l’accreditamento delle due reti territoriali, ora al vaglio del Ministro e, in seguito, della Conferenza Stato-Regioni. In un’epoca di tagli, è stata infine significativa la creazione, all’interno del Ministero, dell’Ufficio XI, dedicato alle cure palliative e alla terapia del dolore, diretto dal dottor Spizzichino. La novità dell’ultima ora è l’istituzione di un ‘cruscotto’, un sistema per rilevare la tipologia delle prestazioni ospedaliere e monitorare le prescrizioni, importante preambolo per definire un codice di disciplina per la terapia del dolore. La vera sfida si gioca ora sull’appropriatezza prescrittiva: il consumo di oppioidi sta crescendo, ma restiamo ancora il primo Paese al mondo per impiego di FANS”.“L’evidenza scientifica dimostra come gli anziani siano i più interessati dal problema dolore non oncologico e, statisticamente, anche i più sottotrattati”, spiega Massimo Fini, membro del Comitato Scientifico Impact 2011 e Direttore Scientifico dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma. “Permane un errato approccio culturale da parte di alcuni clinici e degli stessi pazienti, che vivono il dolore con rassegnazione, come un elemento imprescindibile dell’invecchiamento. Va poi ricordato che gli anziani, pur essendo il 20% della popolazione italiana, assorbono circa il 60% della spesa farmaceutica, come conferma un recente rapporto OsMed: si tratta infatti di soggetti spesso in politerapia, perché affetti da più patologie concomitanti; questo determina un certo timore, da parte dei medici, ad aggiungere analgesici alle terapie già in atto. Una società che si definisce moderna, tuttavia, deve passare da una gestione della singola malattia, da un mero approccio d’organo, alla cura globale della persona, puntando sul miglioramento della qualità di vita nel suo complesso; ciò si può raggiungere solo attraverso la cancellazione o la riduzione del dolore. Oggi – continua Fini – disponiamo degli strumenti, farmacologici e non, per poter combattere efficacemente la sofferenza e i pazienti over 65 hanno il diritto di essere curati esattamente come il resto della popolazione. Purtroppo, dai dati presentati oggi emerge come gli analgesici vengano usati ancora in maniera impropria, a livello sia di classe farmacologica, sia di dosaggio, con tutti i rischi che ne possono derivare.