Cultura & Società
Lorenzo e Giulia i più amati dai toscani
di Sara D’Oriano
Grande sorpresa quest’anno per i toscani che hanno festeggiato insieme la nascita del 2008 e della piccola Matilde, nata allo scoccare della mezzanotte del primo gennaio nell’ospedale «Misericordia e Dolce» di Prato. Evento importante per la nostra regione, che da anni non batteva questo «record di velocità» che puntualmente vede contrapporsi le regioni italiane. E ancora di più se si pensa che Matilde è una vera toscanina doc, con tanto di uno fra i nomi più diffusi nella nostra regione.
Il nome, si sa, è forse l’impegno più grande quando sta per nascere un bambino. Scegliere bene, è importante per il futuro del piccolino, perché lo segnerà e seguirà per tutto il resto della vita.
Ecco perché prima i fidanzatini sognano i nomi da dare ai futuri (forse) pargoletti che coroneranno il loro amore e più tardi fra i quasi babbo e mamma abbondano le discussioni sulla scelta del nome e soprattutto su chi deve darlo nel caso di totale divergenza fra la coppia, con tanto di discussioni impegnate all’interno delle rispettive famiglie.
Di nomi ce ne sono per tutti i gusti anche se ce ne sono alcuni che vanno per la maggiore. Proprio quest’ultimi sono stati analizzati dal linguista e ricercatore di fama internazionale Enzo Caffarelli in uno studio pubblicato nello speciale Toscana di «Anci Rivista», bimestrale dell’associazione nazionale dei Comuni italiani.
Ai fiocchi azzurri della nostra regione spetta il primato di Lorenzo, con Matteo, Tommaso, Francesco e AndreaGiulie invece sembrano ancora essere le «preferite» insieme a Sara, Martina, Alessia e Sofia. La piccola Matilde della nostra «mezzanotte di fuoco» è a seguire insieme ai meno comuni Rachele e Greta.
Fin qui niente di strano.
La cosa più interessante che forse è emersa dallo studio di Caffarelli è che non mancano dei nomi di battesimo tipici ed esclusivi della nostra regione, suddivisi addirittura per provincia. E non stiamo parlando qui dei più famosi Duccio (tipico di Siena) o del fiorentino Lapo, di Bernardo, Niccolò e Cosimo (quest’ultimo divide il primato con la Puglia). Parliamo di stravaganze e stranezze che in qualche modo ci fanno sorridere.
Non dobbiamo infatti stupirci di trovare un Brunellesco o una Dantesca a Firenze, storicamente simboli della città, una Lirica, o una Rigoletta per gli amanti della musica, fino ai misteriosissimi Valosca, Fernello, Osasco, Teleno la cui origine, ma soprattutto il gusto dei genitori di questi pargoletti, si perde nella notte dei tempi.
Per non parlare poi dei grossetani Brasildo, Gemisto e SvioAmica (che non è una conoscenza di vecchia data alla quale siamo legati e che abita a Livorno), insieme a Osvego, Esile (speriamo non per lui), e SorridaForleo e Siniva. A Massa Carrara poi è possibile fare la conoscenza con Diretta (che non dovrebbe avere problemi a comunicare con noi), con Aldovello, Sulma, Zilma e Vidulia. Anche ai pisani non manca la fantasia con Cremo, Kinzica, Imos, Voltolino e Arsace.
Le bimbe forse si salvano un pochino di più. Per esse infatti i genitori ricercano nomi che indichino trasparenza, colori, pietre preziose e qualità.
Altra storia la fanno i cognomi, che però rispettano la media nazionale e, soprattutto in Toscana, la loro concentrazione è condivisa con Emilia Romagna e Lombardia, per cui sono piuttosto rari i casi di cognomi esclusivamente presenti sul nostro territorio (come Lucchesi, Manetti, Pratesi, Bindi, Niccolai e Nocentini). I signori Rossi continuano ad essere i più numerosi (sia nella nostra regione che in tutta Italia) seguiti dai Bianchi (al quinto posto nella classifica nazionale), dagli Innocenti (cognome la cui origine è da ricercarsi nel nome dello Spedale fiorentino che accoglieva i trovatelli e che veniva loro assegnato in mancanza di quello paterno), dai Gori e dai Ricci.
A Firenze diffusi anche i Conti, ad Arezzo i Peruzzi, a Grosseto i Moretti, a Livorno i Lenzi, a Lucca i Giusti (oltre che i Lucchesi, naturalmente!), a Massa i Pucci, a Pisa gli Sbrana, a Pistoia i Capecchi, a Prato i Melani, a Siena i Brogi.
Gran parte dei cognomi toscani seguono tutt’oggi l’abitudine di nominazione del XII e XIII secolo. Il nome del padre era infatti all’epoca identificativo per i figli. E ancora oggi sono diffusi i cognomi con questa origine: i vari Giannini, Vanni, Vannucci, derivano senz’altro dal nome Giovanni, come i vari Meco, Mecacci, Becagli, Meconcelli, traggono origine da un originario padre Domenico.
La sincope, ovvero il mantenimento della consonante iniziale con le sillabe terminali, è altra tipicità toscana: ecco allora che Madonna diventa Monna, Bencivenni diventa Benni e Bonaccorso, Borso, solo per citarne alcuni. Altra particolarità i nomi derivanti dai mestieri o da caratteristiche fisiche e caratteriali di chi li possiede: Conti, Fabbri, Martelli, Baroni, così come gli stessi Ricci, Rossi, Bianchi. Ed è curioso, dopo generazioni e generazioni, ritrovare un po’ di verità nei cognomi che ci portiamo addosso. Scherzo della genetica? Provare per credere!