Arezzo - Cortona - Sansepolcro

L’Opera del duomo rilancia il tesoro del sacro ad Arezzo.

Prima l’avvio di importanti restauri; poi la storica riapertura del museo diocesano e il taglio del nastro di un itinerario di valorizzazione dell’arte sacra; quindi la mostra Il Cammino del Sacro a Castel Sant’Angelo; ora capitale per un giorno delle cattedrali italiane grazie alla riunione del consiglio direttivo dell’Afi (l’associazione che dal 2005 ha messo insieme le”fabbriche” sorelle di Milano, Venezia, Pisa, Firenze, Siena, Orvieto e di tante altre città) che è in programma venerdì 22 febbraio. Sono solo i risultati raggiunti dall’Opera del duomo e delle chiese monumentali di Arezzo negli ultimi anni. L’ente è presieduto da sette anni da monsignor Pietro Bernini e ha come segretario Iacopo Gori. Negli ultimi l’attività dell’Opa si è intensificata e ha coinvolto l’intero tessuto cittadino. Un cammino che è destinato ad allargarsi e a fare breccia sia nei turisti che arrivano ad Arezzo sia in chi vive in città.Segretario Gori, l’Opera del duomo è in espansione?«Sì, siamo partiti da zero, addirittura rinnovando lo statuto, ricevendo una sede dal Vescovo che ci ha sempre incoraggiato, organizzando la struttura in funzione dei compiti di amministrazione e valorizzazione di ben sei chiese della città, instaurando rapporti di alto profilo con le istituzioni locali e le espressioni del territorio. Ci siamo dati obiettivi di lungo periodo che ci portino a sbloccare definitivamente le enormi potenzialità (anche economiche) dello straordinario patrimonio affidatoci. E’ per questo che oggi possiamo dire che siamo sulla strada giusta, ma anche che molta è ancora da percorrere».Qual è il legame con le altre fabbricerie?«Non c’è dubbio. La nascita dell’associazione nazionale, che ci ha visti subito in prima linea, è stata una spinta essenziale per due motivi. Il primo è che ha consentito di mettere in rete e condividere esperienze, problemi, dubbi, qualche arrabbiatura e tante soluzioni. Il secondo è che ci ha permesso di ammirare e, quando possibile, imitare l’esempio di straordinarie “aziende sociali” come le fabbricerie più sviluppate, chiamate a gestire luoghi ad altissima densità di visitatori».Quale significato ha ospitare il consiglio direttivo nazionale ad Arezzo?«E’ senz’altro un grande onore e un vero riconoscimento per il lavoro svolto. E’ anche un’iniezione di entusiasmo per proseguire sulla strada già imboccata».Il progetto pilota dell’Opera è il “Cammino del Sacro”, percorso stabile tra le chiese ed il museo.«Sul Cammino del Sacro abbiamo scommesso tutto perché lo abbiamo concepito come progetto – strumento, o meglio come “contenitore”. L’idea è quella di restituire l’arte sacra alla gente, facendola uscire dalla nicchia nella quale si trovava, evidenziandone la valenza contemporaneamente religiosa, culturale e turistica. Se questo sarà realmente condiviso dalla città, disposta a siglare in questo senso un vero e proprio “accordo di programma”, i benefici per Arezzo saranno incalcolabili».E i programmi per il futuro?«In fondo, c’è questa impronta anche negli altri progetti che stiamo portando avanti, compresi i più ambiziosi, tra i quali non posso dimenticare lo studio di fattibilità del nuovo museo affidato all’università Bocconi, gli eventi di quest’anno per il ritorno del Vescovo Guglielmino ma anche una grande sorpresa per la primavera del 2009, la ricerca di finanziamenti internazionali per il restauro del complesso di Santa Maria delle Grazie». Una fabbriceria per sei chiese e per il museo diocesano.L’Opa è una fabbriceria nata, come nelle altre città, durante la costruzione della Cattedrale, per presiedere ai lavori ed assicurarne nel tempo la conclusione e la manutenzione. Nel 1785 fu unificata alle Opere di Santa Maria della Pieve, di San Francesco, della cappella del Giuncheto a San Polo e di San Fabiano, costituendo l’Opera delle chiese comunitative. Nel 1883 venne aggregata l’Opera di Santa Maria delle Grazie e nel 1935, con l’accorpamento dell’Opera della Chiesa della Santissima Annunziata, è nata l’Opera delle chiese monumentali e cattedrali di Arezzo, regolata dai patti lateranensi del 1929. Nel 1956 fu donato allo Stato il complesso di San Francesco, con il famoso ciclo di affreschi di Piero della Francesca. Confermata dalla legislazione successiva al nuovo concordato del 1984, nel 2006 la denominazione definitiva è divenuta Opera del duomo e delle chiese monumentali di Arezzo. Il consiglio di amministrazione è composto da 7 membri con mandato triennale, di cui 5 nominati dal Ministro dell’Interno, sentito il Vescovo, e due nominati direttamente da quest’ultimo. L’Opa amministra il museo diocesano e sei chiese della città: la Cattedrale, la Pieve, Santa Maria delle Grazie, la Santissima Annunziata, la Madonna del Giuncheto e San Fabiano.