Il ruolo della religione nel dibattito politico è quello di aiutare nel purificare e gettare luce sull’applicazione della ragione nella scoperta dei principi morali oggettivi. Lo ha detto stasera Benedetto XVI, incontrando gli esponenti della società civile, del mondo accademico, culturale e imprenditoriale, con il corpo diplomatico e con leader religiosi nel Westminster Hall (City of Westminster). Questo ruolo correttivo della religione nei confronti della ragione, tuttavia, non è sempre bene accolto, ma, secondo il Papa, il mondo della ragione ed il mondo della fede il mondo della secolarità razionale e il mondo del credo religioso hanno bisogno l’uno dell’altro e non dovrebbero avere timore di entrare in un profondo e continuo dialogo, per il bene della nostra civiltà. In realtà, la religione per i legislatori non è un problema da risolvere, ma un fattore che contribuisce in modo vitale al dibattito pubblico nella nazione. In tale contesto, il Pontefice ha espresso la sua preoccupazione di fronte alla crescente marginalizzazione della religione, in particolare del cristianesimo, che sta prendendo piede in alcuni ambienti, anche in nazioni che attribuiscono alla tolleranza un grande valore. Vi sono alcuni – ha ricordato – che sostengono che la voce della religione andrebbe messa a tacere, o tutt’al più relegata alla sfera puramente privata. Vi sono alcuni che sostengono che la celebrazione pubblica di festività come il Natale ha aggiunto – andrebbe scoraggiata, secondo la discutibile convinzione che essa potrebbe in qualche modo offendere coloro che appartengono ad altre religioni o a nessuna. E vi sono altri ancora che paradossalmente con lo scopo di eliminare le discriminazioni ritengono che i cristiani che rivestono cariche pubbliche dovrebbero, in determinati casi, agire contro la propria coscienza. Questi, per Benedetto XVI, sono segni preoccupanti dell’incapacità di tenere nel giusto conto non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione nella sfera pubblica. Di qui l’invito a tutti, ciascuno nelle rispettive sfere di influenza, a cercare vie per promuovere ed incoraggiare il dialogo tra fede e ragione ad ogni livello della vita nazionale. Il Papa ha, quindi, ricordato alcuni impegni comuni del Governo britannico e della Santa Sede, ad esempio nel campo della pace, dei diritti umani, dello sviluppo. Spero e prego che questa relazione continuerà a portare frutto e che si rifletterà in una crescente accettazione della necessità di dialogo e rispetto, a tutti i livelli della società, tra il mondo della ragione ed il mondo della fede. Una cooperazione che può portare frutti anche nel Regno Unito: Sono certo ha sostenuto Benedetto XVI – che anche in questo Paese vi sono molti campi in cui la Chiesa e le pubbliche autorità possono lavorare insieme per il bene dei cittadini, in armonia con la storica pratica di questo Parlamento di invocare la guida dello Spirito su quanti cercano di migliorare le condizioni di vita di tutto il genere umano. È necessaria, però, una condizione, ha chiarito il Papa: Affinché questa cooperazione sia possibile, le istituzioni religiose, comprese quelle legate alla Chiesa cattolica, devono essere libere di agire in accordo con i propri principi e le proprie specifiche convinzioni, basate sulla fede e sull’insegnamento ufficiale della Chiesa. In questo modo, ha concluso il Santo Padre, potranno essere garantiti quei diritti fondamentali, quali la libertà religiosa, la libertà di coscienza e la libertà di associazione. (Sir)