Mercoledì 22 febbraio Cortona ha reso omaggio alla sua santa patrona, quella Margherita che, partendo da Laviano, suo paese natale, nel 1272, raggiunse Cortona, dove trascorse anni di preghiera, di penitenza e di carità fino a raggiungere le vette della santità. Morì nella sua celletta il 22 febbraio 1297.La penitente francescana raggiunse subito, nell’opinione popolare, fama di santità: le sue spoglie mortali furono conservate e divennero oggetto di venerazione. Ancora oggi Santa Margherita esercita sulle nostre popolazioni un profondo fascino spirituale, probabilmente perché è una santa della vita quotidiana, una donna del popolo che ha vissuto esperienze che toccano profondamente il cuore e fanno parte dell’esistenza di ogni uomo e di ogni donna. Per questo la basilica che custodisce il corpo incorrotto della santa anche quest’anno è stata meta di un folto e continuo pellegrinaggio di devoti provenienti soprattutto dal cortonese e dalla vicina Umbria, ma anche da paesi lontani che, attraverso la santa, conservano un indistruttibile legame con Cortona.Tredici anni fa un pellegrino di eccezione, Giovanni Paolo II, si prostrò in preghiera dinanzi all’urna di Santa Margherita, la cui drammatica vicenda umana permise al Papa di mettere in luce tre particolari aspetti del suo itinerario spirituale: la grazia del matrimonio e della famiglia, il valore della vita cristiana animata dalla conversione e dalla carità fraterna, infine la dimensione sociale della sua testimonianza. «Era madre, ma non era riuscita a diventare pienamente sposa. Divenne tale spiritualmente, approfondendo la sua peculiare vocazione. Scoprì che la sua missione era quella di riparare personalmente alla mancanza di amore degli esseri umani verso Dio. Lo fece con la preghiera e con l’azione, passando lunghe ore in contemplazione davanti al Crocifisso e correndo accanto agli ammalati, specialmente alle gestanti prive di assistenza». Dinanzi ad un messaggio così attuale ed eloquente non è possibile rimanere indifferenti. Per questo ancora una volta devoti e persone dei più diversi strati sociali si sono recati a venerare questa «ragazza povera, in difficoltà con la propria famiglia», che tuttavia «non temette di sfidare l’ambiente per seguire, dopo l’amore di un uomo, quello più grande di Cristo». di Benito Chiarabolli