Il suo vaso di orchidee bianche si perde nell’immenso tappeto di fiori che copre gli scalini di fronte all’altare della Madonna del Conforto. Bisogna cercarle bene quelle gemme piantate in un piccolo orcio. E ci vuole ancora più attenzione a scoprire il biglietto che è accattato con un frammento di nastro adesivo ad una foglia. «Grazie ancora, da Stefano», ha scritto qualcuno con una penna fine.Se occorre trovare un fotogramma che condensa la festa della Madonna del Conforto di mercoledì scorso, ecco le orchidee accompagnate da poche parole. In fondo, Stefano non è altro che uno dei 50mila fedeli sfilati il 15 febbraio davanti alla sacra immagine. Senza dare nell’occhio, senza enfasi, magari con un passo frettoloso, anche lui si sarà inginocchiato ai piedi della terracotta che nel 1796 si illuminò e liberò Arezzo dal terremoto. Lui come tutta Arezzo e anche una parte della provincia. In preghiera di fronte alla Vergine, dalle 6 del mattino a mezzanotte.Saranno passati anche più di duecento anni dal miracolo, ma la devozione di una terra a Maria resta sempre la stessa: solida, sentita, filiale. E la minuscola icona circondata da migliaia di candele e riprodotta in infiniti santini continua ad essere un punto di riferimento. Per i bambini che le mamme accompagnano in carrozzina vicino al sacerdote che li benedice, per gli operai della UnoAerre o della Cantaloni che hanno fatto arrivare i loro fiori già all’alba, per l’adolescente che alle due del pomeriggio esce da scuola e con lo zaino entra nella cappella, per il postino che alle sei del mattino, prima di iniziare il suo turno, partecipa alla celebrazione d’esordio della giornata con il piumino blu e giallo fosforescente delle Poste Italiane.E’ una processione ininterrotta quella che sale anche sotto una leggera pioggia da via Cesalpino fino al duomo, che viene assorbita dal crepuscolo delle navate e che passa a pochi metri della Madonna del Conforto. Una sequela che deve aver colpito il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’educazione cattolica, che presiede la concelebrazione delle 10.30. Infatti, quando comincia la sua omelia, parla della Madonna del Conforto come della «patrona di Arezzo». Perché di solito soltanto la patrona può radunare una città. E, invece, qui è la Vergine che ogni anno fa ripetere lo stesso prodigio. «Siete venuti – dice il cardinale alla città – per salutare Maria, per abbracciarla, per confidarle le vostre gioie e i vostri dolori. Siete venuti come un bambino che corre verso sua madre». Poi una riflessione sulla Chiesa. «La Chiesa si realizza nella diocesi, nelle parrocchie, nelle comunità religiose, in famiglia». E la Chiesa ha bisogno anche di vocazioni sacerdotali. «Cari giovani – afferma il cardinale nella cappella della Madonna, al termine della funzione mariana – siate aperti alla chiamata del Signore e abbiate il coraggio di seguirlo».Un tema caro anche al Vescovo, monsignor Gualtiero Bassetti, che celebra la S.Messa delle 18. E anche lui tocca l’argomento della famiglia prendendo spunto dalle tragedie domestiche di questi ultimi giorni. «Sembra di vivere in una società priva di veri valori e di un forte umanesimo. Se si trasforma in ideali il denaro e il lavoro, si resta prigionieri dell’immanente. E quando questi due pilastri crollano, anche la vita rischia di perdere il suo reale significato». Ben altro è l’esempio che viene dalla Vergine. «A Maria – dichiara il Vescovo – la città continui a guardare come un modello a cui tendere e uniformarsi».