Arezzo - Cortona - Sansepolcro

L’omaggio di Arezzo a Maria: in 50mila sfilano ai piedi della Vergine per la festa della Madonna del Conforto

Per tre volte risuona fra le navate del duomo di Arezzo la parola «sempre». La ripete il Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro dalla sua cattedra mentre dalle vetrate la luce filtra col contagocce. Sono le sei e mezzo quando monsignor Gualtiero Bassetti fa riecheggiare l’avverbio durante la S.Messa solenne che lui celebra nel pomeriggio della festa della Madonna del Conforto. «Nella vita privata e pubblica, sul posto di lavoro, nello studio, durante il tempo libero, fate sempre sempre sempre ciò che Gesù dirà». Ci tiene, il Vescovo, a sottolineare il vocabolo che diventa il filo conduttore alla sua omelia in cui fa la spola fra il brano evangelico delle nozze di Cana e l’attualità degli insegnamenti mariani. «Nel 1796 – spiega monsignor Bassetti – la Madonna si rese conto che Arezzo era in rovina. Fu lei a intercedere presso il Figlio che compì il miracolo. A distanza di oltre due secoli, a nome della diocesi, dico “grazie” alla Vergine che ancora oggi non fa mancare ciò di cui la città ha bisogno».Il tema del prodigio torna nel messaggio con cui il Vescovo apre la celebrazione. «Il miracolo che continua a ripetersi in questi giorni è quello che spinge tanta gente ad avvicinarsi al Signore attraverso la tenerezza di Maria». E monsignor Bassetti legge anche una lettera che gli è stata inviata. «Oggi non è più di moda mettere il nome di Conforta. E dire che oggi è la loro festa e a loro va il mio augurio». Sullo sfondo l’ingresso della cattedrale è bloccato dalla coda di chi attende di entrare nella cappella della Madonna del Conforto. Sarà ai piedi dell’immagine prodigiosa che il Vescovo affiderà alla protezione della Vergine l’intera diocesi come aveva fatto papa Giovanni Paolo II.Altro argomento che segna la giornata è la tutela della famiglia. «I valori familiari sono un bene indisponibile contro una cultura che scoraggia gli impegni definitivi», spiega monsignor Bassetti all’indomani dell’approvazione del disegno di legge sulle unioni di fatto. Espressioni simili a quelle usate durante la S.Messa solenne delle undici dal Cardinale Edmund Casimir Szoka, presidente emerito del Governatorato della Città del Vaticano. «La famiglia che è diventata bersaglio di disgregazione, il bambino mai nato, il disperato a cui è precluso ogni sollievo sono gli scandali del nostro tempo». Il cristiano, invece, si affida alla carità che, afferma il Cardinale, «fa vedere ciò che manca agli altri» e «permette di uscire dal proprio io per guardare al prossimo». L’ex Governatore vaticano punta l’indice contro «l’edonismo che inaridisce il cuore», contro «la compassione mascherata di falso pietismo» e contro «il solo benessere materiale che rende l’uomo cinico ed egoista». La luce è Maria che, dichiara il Cardinale, «ha sostenuto con il suo amore Arezzo nei momenti difficili». Al suo fianco ci sono il Vescovo di Lucca monsignor Italo Castellani, il Vescovo di Grosseto monsignor Franco Agostinelli, il Vescovo di Fiesole monsignor Luciano Giovannetti, il Vescovo monsignor Giovanni Bernardo Gremoli e i Vescovi emeriti monsignor Vasco Bertelli, monsignor Giacomo Babini e monsignor Giovanni D’Ascenzi.Fra le parole che segnano le omelie ci sono anche quelle riprese dal messaggio indirizzato da monsignor Bassetti alla diocesi alla vigilia della festa. Le sceglie il Vescovo di Fiesole per invitare a «riscoprire il significato autentico della domenica» e per cancellare il rischio di «lavorare per consumare e consumare per lavorare».E’ una processione ininterrotta di gente quella che dalle sei del mattino a mezzanotte sale verso le piazza del duomo (per la prima volta sgombra dai banchi degli ambulanti) e si perde nella penombra della cattedrale. In cinquantamila si inginocchiano ai piedi della terracotta miracolosa. A benedirli i sacerdoti (cominciando dal parroco della cattedrale, monsignor Alvaro Bardelli, insieme ai membri del Capitolo) e a vegliare su di loro i volontari del duomo e gli scout della città. di Giacomo Gambassi