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Lo sviluppo tradito

di Alessia MeloniÈ stato presentato l’8 luglio a Dublino, il Rapporto sullo Sviluppo Umano 2003, commissionato dal Programma Onu per lo Sviluppo, che introduce un nuovo piano di azione – il «Patto di sviluppo del Millennio» – per il raggiungimento degli obiettivi posti nel 2000 al Summit dell’Onu, tra cui l’arresto della diffusione dell’Aids e il raggiungimento dell’istruzione elementare universale. Gli obiettivi erano stati fissati tenendo conto che «la sola crescita economica non solleverà il mondo dalla povertà che affligge 1 miliardo di persone». Occorre intervenire anche sul piano culturale e con misure internazionali adeguate per affrontare problemi, quali la malnutrizione e l’analfabetismo, che sono causa e sintomo della povertà. Un impegno disattesoLe «statistiche sono impressionanti» e segnalano una caduta di impegno contro la povertà senza precedenti: nell’ultimo decennio 13 milioni di bambini sono morti a causa di malattie diarroiche; ogni anno oltre mezzo milione di donne, una per ogni minuto al giorno, muore durante la gravidanza e il parto; più di 800 milioni di persone, pari al 15 % della popolazione mondiale, soffrono di malnutrizione; a livello globale, un bambino su cinque non finisce la scuola elementare, nell’Africa Sub-Sahariana uno su tre e nell’Asia meridionale uno su quattro. Tra le raccomandazioni del Rapporto: adozione di riforme politiche nei Paesi in via di sviluppo, accompagnate dall’accesso al commercio e da un maggiore impegno all’aiuto da parte delle nazioni ricche; investimenti nell’industria e nelle attività imprenditoriali. In particolare poi il Rapporto invita i paesi ricchi a: cancellare il debito insostenibile; smantellare sussidi al commercio e dazi; aumentare il flusso degli aiuti, che dovrebbe raddoppiare a 100 miliardi di dollari Usa; creare un accesso migliore al progresso tecnologico. Liberare dalla povertàIl Patto di sviluppo del Millennio pone come fine ultimo quello di liberare milioni di persone dalla povertà estrema entro il 2015, dimezzando la percentuale di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno e che per lo più non dispongono né dei servizi sanitari essenziali, né di acqua potabile. Secondo il Rapporto tale traguardo sarà raggiunto grazie alla sostenuta crescita economica dei due paesi più popolosi, la Cina e l’India. Negli ultimi dieci anni, infatti, la dinamica economica cinese ha tratto fuori dalla povertà 150 milioni di persone. In India, tra il 1999 e il 2000, la crescita pro capite è stata in media del 4% annuo. Tuttavia, nonostante il progresso complessivo registrato in molti Paesi, il Rapporto documenta una caduta senza precedenti negli indici di sviluppo umano in alcune delle nazioni più povere del mondo. Il dimezzamento della percentuale di persone che soffre la fame, secondo il Rapporto, pone due sfide: garantire l’accesso agli alimenti attualmente abbondanti e aumentare la produttività dei coltivatori che attualmente soffrono la fame (specialmente in Africa). Istruzione, sanità e acqua potabilePer raggiungere invece l’istruzione primaria universale è necessario affrontare i problemi correlati di efficienza, equità e livelli di risorse. Nelle regioni in via di sviluppo, più dell’80% dei bambini è iscritto alla scuola primaria. Tuttavia, circa 115 milioni di bambini non frequentano e vi sono percentuali di iscrizione assai basse soprattutto nell’Africa Sub-Sahariana (57%) e in Asia meridionale (84%). In aggiunta a ciò un adulto su sei nel mondo è analfabeta. Quanto al dimezzamento delle persone prive di accesso all’acqua potabile e a strutture sanitarie, il Rapporto suggerisce di adottare un approccio integrato con soluzioni tecniche a basso costo. In mancanza di strutture sanitarie e igieniche, l’acceso all’acqua pulita perde molta della sua utilità. Nei Paesi in via di sviluppo oltre un miliardo di persone, una su cinque, non ha accesso ad acqua pulita. E 2,4 miliardi non possono accedere a strutture sanitarie. Il Rapporto individua due gruppi di Paesi che hanno bisogno urgente di cambiare corso. I primi sono i Paesi che abbinano a un basso sviluppo umano scarse prestazioni nell’avanzamento verso gli obiettivi (paesi a massima e alta priorità). I secondi sono quei Paesi che stanno procedendo bene in direzione degli obiettivi, ma in cui esistono ampie sacche di persone povere che restano indietro. Vi sono 59 paesi a massima e alta priorità (30 nell’Africa Sub-Sahariana), in cui molti degli obiettivi sono ostacolati dal mancato progresso e da livelli di partenza assai bassi. Non è una coincidenza che 24 di questi paesi presentino un’alta incidenza di casi di Aids, 13 siano coinvolti in conflitti armati e 31 presentino debiti esteri insolitamente elevati. È su questi Paesi che il Rapporto invita a concentrare l’attenzione e le risorse mondiali. Sui contenuti del Rapporto, l’Associazione delle Ong italiane ha espresso preoccupazione. Tutto ciò non fa altro che «dimostrare – ha dichiarato il presidente dell’associazione Sergio Marelli – a cosa porta la totale incoerenza di politiche che riducono le risorse alla cooperazione e favoriscono la liberalizzazione del commercio internazionale».

Rapporto sullo sviluppo 2003 (lingua inglese)