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Lo sceicco Ahmed Yassin fondatore di Hamas

Profilo affilato sotto un velo bianco che gli copre il capo, semicieco, voce sottile, lo sceicco Ahmed Yassin – ucciso da tre missili di un elicottero israeliano il 22 marzo 2004 a Gaza – era il fondatore e il leader spirituale del movimento integralista islamico Hamas, cui si deve un numero incalcolabile di attentati contro Israele.

Lo sceicco aveva 65 anni e da 53 era costretto su una sedia a rotelle, reso tetraplegico per un incidente avuto da ragazzo giocando a calcio nel campo profughi di Chatti (Gaza).

Nato a Ashkelon (nel sud di Israele) nel 1936, studente all’ università di Al Azhar in Egitto, la sua carriera politica iniziò negli anni Settanta, quando al Cairo venne in contatto con il movimento dei «Fratelli musulmani». Decise quindi di formare una propria organizzazione chiamata «Mujama al Islami» e nel 1982 diede vita a un’altra organizzazione piu’ integralista e radicale «Majd el-Mujaheddin» (Gloria dei combattenti dell’Islam).

Arrestato una prima volta nel 1984, condannato per detenzione di armi ed esplosivo, fu rilasciato un anno dopo, nel quadro di un accordo fra Israele e il gruppo palestinese diretto da Ahmed Jibril.

Fondò quindi, il 14 dicembre 1987 – quasi in contemporanea con la prima Intifada – «Hamas», (ardore, zelo in arabo, ma anche acronimo di «movimento di resistenza islamico») in contrapposizione all’Organizzazione di liberazione della Palestina (Olp), di cui contestava le aperture allo Stato ebraico. I suoi obiettivi: resistere all’occupazione ma soprattutto liberare la Palestina eliminando lo stato ebraico.

Arrestato di nuovo nel maggio 1989, Yassin fu condannato all’ergastolo nel 1991 da un tribunale israeliano per aver ordinato il rapimento e l’uccisione di due soldati. Lo sceicco fu quindi scarcerato nel settembre 1997 da una prigione di Tel Aviv in uno scambio di detenuti, due presunti agenti del ‘Mossad’ arrestati ad Amman dopo che avevano goffamente attentato alla vita di Khaled Mashaal, il capo dell’ufficio politico di Hamas. Una settimana dopo la sua liberazione, lo sceicco fece un ritorno trionfale a Gaza accolto come un eroe da circa 15 mila palestinesi.

Negli ultimi anni la popolarità di Hamas, e conseguentemente di Yassin, è cresciuta enormemente in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, essendo riuscito ad aggregare i «falchi» delusi dalla politica di compromesso seguita da Yasser Arafat e per aver realizzato, grazie a finanziamenti internazionali, un capillare sistema di assistenza sociale con una rete diffusa di ambulatori, asili, scuole.

Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 Yassin è tornato alla ribalta per aver detto, durante una conferenza all’università islamica di Gaza, che gli attentati alle Torri Gemelle erano certo «opera del Mossad», il servizio di spionaggio israeliano.

Nel giugno dello scorso anno, dopo il fallimento di un attacco mirato isreliano contro il numero due di Hamas Abdel Aziz Rantisi, lo sceicco Yassin aveva risposto a chi gli chiedeva se temesse di essere nel mirino: «Non ho paura. Sarò felice di morire come un martire. Il credente muore una sola volta, il pauroso molte volte». Il 6 settembre dello stesso anno era rimasto ferito a un braccio durante una incursione israeliana a Gaza. E il 19 gennaio di quest’anno il capo di stato maggiore israeliano generale Moshe Yaalon, dopo una ennesima operazione suicida palestinese, aveva detto che Yassin costituiva «un obiettivo per una operazione di liquidazione». (Ansa)