Lettere in redazione
Liti di condominio e giustizia lumaca
La vicenda che lei espone, caro prof. Palazzi, ci offre uno spaccato di vita condominiale con i rapporti che spesso intercorrono tra persone che vivono nello stesso palazzo.
A volte ci si ignora del tutto e le cronache riportano sovente il caso di condomini morti anche da mesi e di cui ci si accorge solo quando… l’odore fa la spia. Altre volte i rapporti sono segnati da una notevole conflittualità. Le cause sono per lo più banali: cani che abbaiano, il volume alto della Tv, panni stesi fuori posto, piccole cose che determinano però un’avversione che monta e degenera in dispetti e litigi. Sembra quasi che nella vita condominiale ognuno veda nell’altro un nemico.
Eppure specialmente in un tempo in cui i nostri condomini vedono sempre più spesso la presenza di anziani e di persone che vivono sole bisognerebbe riscoprire l’importanza di una vicinanza amicale che sa tradursi in sostegno e aiuto reciproco. Certo questo esige il rispetto, la comprensione, il riconoscimento dei diritti degli altri ed anche il saper passar sopra, magari sorridendo, ai piccoli inconvenienti che derivano dalla vicinanza.
Questa lettera però evidenzia anche un altro problema: i tempi lunghi della giustizia, soprattutto di quella civile. Nel caso in questione oltre cinque anni per avere un verdetto circa la possibilità o meno di…. installare un citofono!
Ma ci si domanda: per questioni di questo genere, che certo quando non si risolvono amichevolmente e razionalmente vanno risolte da qualcuno che è terzo, è proprio necessario impegnare per cinque anni nove giudici? E questo quando una criminalità sempre più agguerrita e brutale segna le nostre città con reati che andrebbero puniti con severità, ma soprattutto con celerità.
Forse tutti dovremmo riscoprire il valore e la saggezza della massima latina: «de minimis non curat praetor». E trovare forme alternative, ma efficienti e rapide, per risolvere queste questioni che sono oggettivamente minori.