Arezzo - Cortona - Sansepolcro

L’invito del vescovo: Giovanni modello per Sansepolcro.

È una tradizione quella che vede il vescovo, monsignor Gualtiero Bassetti, in Valtiberina nel giorno di Natale, per Santo Stefano e per San Giovanni Evangelista. Lui stesso, la sera del 25 dicembre in Concattedrale a Sansepolcro, lo ha voluto ricordare sottolineando che sono ormai dieci anni che ciò accade. La presenza del vescovo è importante «per» e «in» ogni comunità, quale successore degli Apostoli e colui che ha la pienezza del sacerdozio. L’omelia pronunciata la sera di Natale e quella per la festa di San Giovanni Evangelista sono state delle catechesi semplici e allo stesso tempo di spessore, ricordandoci i «fondamentali» della fede. Così, parlando il 25 dicembre, ha detto che «il Natale vero è quello di cui ci parla oggi il Vangelo di Giovanni: il mistero di Gesù, il Figlio di Dio, il Verbo fatto carne, che ha posto la sua tenda fra noi».Una verità messa oggi in dubbio «in un tempo in cui si è fatto del Natale il “cosiddetto natale tradizionale”, dove c’entra di tutto fuor che Gesù. Abbiamo bisogno di scuoterla questa nostra fede in Cristo, soprattutto quando il mondo parla di epoca post-cristiana e dice che il cristianesimo ha già finito il suo compito». «A tutto ciò – ha aggiunto il vescovo – dobbiamo rispondere difendendo la fede come “uomini di fede”, negli occhi dei quali c’è lo splendore della luce di Gesù».Nella festa di San Giovanni all’inizio della celebrazione il Vescovo ha ricordato le tragiche notizie provenienti dalla Palestina – terra con la quale Sansepolcro ha stretto da tempo una particolare amicizia, anche grazie alle visite di monsignor Michel Sabbah e di monsignor Fouad Twal, rispettivamente precedente e attuale patriarca latino di Gerusalemme. Nell’omelia il vescovo ha sottolineato i tre «noi» presenti nel Vangelo di Giovanni: «pose la sua tenda in mezzo a “noi”, “noi” vedemmo la sua gloria, dalla sua pienezza “noi” tutti abbiamo ricevuto». Questi «noi» assumono secondo il presule «tutti gli orizzonti della famiglia umana di tutte le generazioni interessate alla rivelazione». Un «noi» che ritorna anche nella prima Lettera di San Giovanni apostolo, quando raccontando l’esperienza fatta dai testimoni oculari di Gesù, Giovanni dice che ciò che era fin da principio è stato da questi «udito», «veduto», «contemplato», «toccato» e, quindi, annunciato. L’esortazione del vescovo è stata di fare «nostra oggi questa professione di fede dei primi testimoni. In quel “noi” ci siamo tutti, ci siamo anche noi che senza aver visto fisicamente Gesù di Nazareth crediamo nella loro testimonianza». «L’evangelista – ha detto il Vescovo – ci chiede di credere e amare». Monsignor Bassetti ha poi proposto di guardare a Giovanni come a un modello. «Possiamo imparare da lui a contemplare, con uno sguardo profondo e vero la realtà del Verbo fatto Carne, riscoprendo la meditazione della Parola di Dio. Una strada che la diocesi sta percorrendo con la proposta – all’interno del piano pastorale – della lettura e della meditazione nelle parrocchie della Lettera di Paolo ai Filippesi».di Alessandro Boncompagni