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L’influenza? Quest’anno la porta Babbo Natale

di Andrea FagioliInfluenza o semplice raffreddore? La domanda è in questi giorni d’obbligo. I primi freddi mattutini portano con sé i primi starnuti e i primi mal di gola, ma «i virus influenzali – fanno sapere dal Ministero della salute – non sono ancora in circolazione nel nostro Paese, quindi è probabile che i sintomi siano riferibili ad infezioni respiratorie acute favorite anche dal brusco cambiamento della temperatura». Per l’influenza c’è da aspettare. Non a caso i «medici sentinella» (i 500 in tutta Italia incaricati di intercettare il virus al suo arrivo) forniranno i primi dati a partire da mercoledì 22 ottobre. Ma attenzione, i primi andamenti saranno quelli del «virus sosia dell’influenza», perché quelli veri arriveranno solo a Natale.Secondo le prime stime, l’influenza del prossimo inverno sarà piuttosto aggressiva e si prevede che possa colpire otto milioni di persone. L’aumento dei casi potrebbe essere dovuto alla circolazione della variante di tipo B chiamata Victoria, già emersa nella stagione precedente ma in modo sporadico. Gli altri due virus, entrambi del tipo A, sono invece ben noti: sono il Mosca AH3N2 e il Nuova Caledonia AH1N1. Ma come si presenterà la nuova influenza? Praticamente con i soliti sintomi, che poi sono comuni a molte altre malattie: febbre, mal di testa, malessere generale, tosse, raffreddore, dolori muscolari ed articolari. Nei bambini si possono manifestare anche nausea, vomito e diarrea.Sul come curarla, il Ministero della salute spiega che «può essere messa in atto una terapia sintomatica, con farmaci quali antipiretici ( che abbassano la febbre), analgesici (che agiscono sul senso di malessere, sulla cefalea e sui dolori articolari e muscolari) ed antinfiammatori. Il trattamento sintomatico è sufficiente nella maggior parte dei casi di influenza non complicata; in presenza di complicazioni (polmonari o di altro tipo) va naturalmente prescritta e somministrata una terapia specifica sotto controllo medico».

Gli antibiotici, invece, «sono attivi solo contro le infezioni batteriche e perciò, nell’influenza, patologia di origine virale, non hanno alcun effetto. Costituiscono comunque un presidio molto importante in caso di complicanze batteriche».

Il mezzo più efficace per prevenire la malattia e le sue complicanze resta la vaccinazione antinfluenzale. I vaccini, la cui composizione può variare di anno in anno, a seconda delle caratteristiche dei ceppi di virus circolanti, hanno un’efficacia, in soggetti sani adulti, che va dal 70 al 90% dei casi.

La vaccinazione antinfluenzale in sé è un intervento di profilassi che può essere utile per tutti coloro che desiderino evitare l’infezione e contribuire a ridurre la circolazione dei virus influenzali, mentre sarebbe necessaria e raccomandata per chi ha più di 65 anni e per chi è affetto (adulto o bambino) da una serie di malattie croniche o infettive.

La vaccinazione antinfluenzale è invece sconsigliata, secondo il Ministero, «alle persone allergiche alle proteine dell’uovo, anche se queste nel vaccino sono presenti in quantità minima (il vaccino antinfluenzale viene prodotto su uova embrionate di pollo). La vaccinazione antinfluenzale deve essere rinviata in caso di manifestazioni febbrili in atto. Nei soggetti con malattie autoimmuni il vaccino antinfluenzale va somministrato solo dopo attenta valutazione del rapporto rischio-beneficio. La vaccinazione antinfluenzale è sconsigliata anche a coloro che, dopo una precedente somministrazione, abbiano presentato manifestazioni di ipersensibilità immediata (anafilassi), o reazioni di tipo neurologico».

Si può anche fare a meno di vaccinare i bambini in buone condizioni di salute, perché «sono in grado di reagire autonomamente o con il semplice supporto di terapie sintomatiche nei confronti del virus influenzale. Perciò, la vaccinazione antinfluenzale nei bambini sani potrebbe essere utile solo come mezzo di prevenzione collettiva, finalizzata all’interruzione della catena di trasmissione».Il vaccino può essere fatto presso le Aziende sanitarie locali, ma anche nell’ambulatorio del proprio medico di base o del pediatra se questi professionisti hanno stipulato una convenzione in tal senso con la Regione o con la Asl. Il tempo giusto per la vaccinazione è proprio questo, tra metà ottobre e metà novembre, ricordando che occorrono almeno due settimane «per una risposta anticorpale adeguata». La vaccinazione è gratuita solo per le categorie a rischio individuate nella Circolare emanata annualmente dal Ministero della salute, compresi gli ultra sessantacinquenni.Sul costo del vaccino sono scoppiate anche delle polemiche tra la Federconsumatori e il ministro Girolamo Sirchia. «Come si fa a parlare di prevenzione – dice il movimento dei consumatori – se lo stesso vaccino in Italia costa il doppio che in Francia? Prima si monta una campagna per le vaccinazioni anche per far risparmiare il sistema sanitario e poi, ancora una volta, a farne le spese sono i cittadini e le famiglie, che non solo debbono pagarsi il vaccino e la vaccinazione, ma sono costrette ad acquistare il prodotto ad un prezzo veramente assurdo se è vero come è vero che quello che i francesi pagano 6 euro, gli italiani lo pagano 12».

Il Ministro della salute si è impegnato a verificare, «ma del resto – dice – il vaccino viene posto in commercio a un prezzo libero e si sa che in Francia i farmaci costano meno».