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L’incontro: giovani ucraini in dialogo con papa Francesco
Parlano i ragazzi ucraini dell’incontro che sabato 1° febbraio hanno avuto in collegamento online da casa Santa Marta con il Santo Padre
“Questo incontro di Papa Francesco con i giovani ucraini è stato importantissimo, unico, anche perché questa iniziativa del Papa di parlare con i giovani è stata una sorpresa”. Raggiunto dal Sir, così padre Roman Demush, Vice capo dell’Ufficio della pastorale giovanile della Chiesa Ucraina greco cattolica, racconta come i giovani a Kyiv hanno vissuto il “collegamento” online sabato 1 febbraio con papa Francesco.
Un dialogo durato un’ora. Il Papa si è collegato da Casa Santa Marta con la Cattedrale Patriarcale della Resurrezione di Cristo dove erano riuniti giovani ucraini provenienti dalle eparchie della Chiesa greco-cattolica ucraina, dalle diocesi della Chiesa cattolica romana e dall’eparchia greco-cattolica di Mukachevo. Attraverso i social network hanno partecipato all’incontro congiunto anche giovani provenienti da Varsavia (Polonia), Londra (Gran Bretagna), Chicago (USA) e Monaco di Baviera (Germania) dove sono emigrati con le famiglie. Hanno partecipato anche il Nunzio Apostolico in Ucraina, l’Arcivescovo Visvaldas Kulbokas, il Capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, il vescovo ausiliare della diocesi latina di Kharkiv-Zaporizhzhya, il Vescovo Jan Sabilo, e i responsabili delle Commissioni giovanili. “Il Papa – racconta padre Demush – non ha’ solo’ parlato ai giovani. Ma ha voluto soprattutto ascoltarli e i giovani hanno avuto la possibilità di testimoniare la verità della guerra e della realtà in cui vivono. Questa possibilità di rivolgersi direttamente al Papa ha dato loro la sicurezza che non sono soli, che non sono abbandonati, che non sono dimenticati. E proprio di questo hanno ringraziato Papa Francesco, chiedendogli che si faccia voce del popolo ucraino, come lo è finora”.
Durante l’incontro, il Santo Padre ha tenuto tra le mani il Nuovo Testamento e il Libro dei salmi appartenuto a Oleksandr, un giovane soldato ucraino morto ad Avdiivka. “Per me, questa è una reliquia di voi, ucraini, di questo giovane che ha dato la vita per la sua patria”, ha detto il Papa. Ed ha mostrato ai ragazzi anche il Rosario con cui il soldato pregava: “Per me questa è una reliquia, di un ragazzo vostro, che ha dato la vita per la pace. Io questo lo ho sulla mia scrivania e tutti i giorni prego. Sofia ha 17 anni. Era presente all’incontro con Papa Francesco. “Mi ha colpito molto – dice al Sir – il fatto che mentre parlava, il Papa aveva nelle mani un Vangelo di un giovane ucraino. E ci ha anche mostrato il suo Rosario, che ha chiamato una reliquia. Ci ha detto che questo rosario è sulla sua scrivania e tutti i giorni prega. “Questo significa che noi non siamo dimenticati da Papa Francesco, ma ci ricorda ogni giorno. Mi ha colpito molto”.“Il Papa poi ci detto che il nostro patriottismo consiste nell’amare, pregare e combattere per il nostro Paese”, continua Sofia. “Abbiamo anche avuto la possibilità di rivolgere la Papa delle domande per fare chiarezze su alcune domande che ci interessavano. Come possiamo amare i nostri nemici? Come possiamo perdonarli? Dove possiamo trovare la forza per ripartire da capo, per ricominciare la vita quando la tua vita è rovinata. E lo chiedevamo per non perdere la fede in questo tempo di guerra”.
Victoria invece ha 20 anni. “La guerra – confida – è sempre una cosa molto dolorosa. E ciascuno di noi la vive sulla sua pelle con grande fatica. Dopo questo incontro, i giovani sono rimasti ispirati. Noi siamo non solo il l’oggi del nostro popolo, ma anche il futuro del nostro Paese. Per noi è importante rimanere ed essere per il nostro popolo patrioti che amano la loro terra, come ci ha chiesto il Papa. Dobbiamo fare tutto quello che possiamo, perché questo impegno fiorisca e dia i frutti sperati”.