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L’inchiesta «Piedi puliti»

Dopo il fiume di intercettazioni telefoniche che ha messo a soqquadro il mondo del calcio italiano (con l’azzeramento di quasi tutti i suoi vertici), l’inchiesta affidata al nuovo capo ufficio indagini, il giudice Borrelli, fa fatica a decollare. A parte chi – come l’ex patron del Bologna Gazzoni – è ormai fuori da questo mondo, tutti gli altri, dagli ex designatori Bergamo e Pairetto, agli arbitri come De Santis e Paparesta, ai dirigenti delle società, agli allenatori e ai giocatori, negano ogni addebito e minimizzano le eventuali colpe. Ecco un aggiornamento quasi giornaliero della vicenda.

VIA A NUOVA INDAGINE PARLAMENTARE ROMA, 27 giu – La Commissione Cultura della Camera, presieduta da Pietro Folena (Prc), ha avviato l’indagine parlamentare sugli scandali del calcio. Gli obiettivi “salva l’autonomia dell’ordinamento del settore” come si legge dal programma di indagine conoscitiva, sono: “l’evoluzione degli eventi relativi al funzionamento delle regole e dei controlli nel settore del calcio professionistico riscontrati nel maggio 2006; le problematiche connesse al sistema di finanziamento delle società professionistiche ed a quello dei controlli; le questioni relative all’utilizzo dei diritti televisivi, anche rispetto all’uso delle nuove tecnologie e il ruolo assunto dai soggetti che operano nel mondo del calcio in relazione agli eventi realizzatisi, con particolare riferimento a quello degli agenti dei calciatori e dei procuratori del settore arbitrale”.

La nuova indagine conoscitiva di fatto riprende quella del 2004 e, come la prima, si realizzerà attraverso lo svolgimento delle audizioni di diversi soggetti interessati come i rappresentanti del governo competenti, in particolare il ministro per lo sport, il presidente dell’autorità garante della concorrenza e del mercato, il commissario della Figc, il presidente del Coni, i rappresentanti di Consob, ordine dei giornalisti, Lega nazionale professionisti e dilettanti, rappresentanti dell’Associazione calciatori, delle imprese radiotelevisive e di altri organismi ed associazioni del settore come gli arbitri, i procuratori, gli allenatori e personalità ed esperti del mondo del calcio e dello sport. L’indagine conoscitiva dovrebbe concludersi entro la fine di ottobre.

LA DIFESA DELLA FIORENTINA, SI PUNTA SULLA BUONA FEDE FIRENZE, 26 GIUGNO – Il primo atto formale delle società indagate per la vicenda ‘Moggiopoli’ era in calendario per oggi, con la presentazione delle memorie difensive prima dell’inizio della fase processuale. La Fiorentina ha adempiuto l’ obbligo nel tardo pomeriggio a Roma, le 19.30 passate da poco. Il pool di avvocati arruolati dalla famiglia Della Valle, (Carlo Montagna, Francesco Picca, i fiorentini Duccio Traina e Alberto Bruni, oltre al consulente milanese Leonardo Cammarata), ha lavorato tre giorni e tre notti senza sosta per provvedere a quello che fin da subito è apparso come un lavoro bestiale. Le 108 pagine faxate dal procuratore federale Stefano Palazzi, infatti, sono state passate al setaccio per rafforzare la difesa dei viola in particolare su tre fronti. Il primo, e più compromettente, riguarda l’accusa intercettata al presidente della Lazio Claudio Lotito nei confronti di Diego Della Valle (“…Quello mi ha fatto una proposta da bandito” relativamente al match di campionato Lazio-Fiorentina del 22 maggio 2005) avvalorata dalla deposizione del giudice del tribunale di Massa Cosimo Maria Ferri, anch’egli deferito. Già Diego Della Valle ha pubblicamente dichiarato che lo stesso Lotito, davanti ai pm napoletani, avrebbe smentito il contenuto della telefonata. In secondo luogo, gli avvocati della Fiorentina si muoveranno decisi a dimostrare la presenza di molteplici incongruenze nella ricostruzione fatta dai carabinieri di Roma, a partire dalle cinque partite finite sotto inchiesta sulle quali il capo ufficio indagini Francesco Saverio Borrelli e lo stesso Palazzi non hanno tratto le medesime indicazioni e conclusioni.

Infine, il teorema della sottomissione a tutti i costi: Diego Della Valle, patron della Fiorentina, decise di accettare il pranzo con il designatore Paolo Bergamo perché un “rifiuto avrebbe potuto significare una scelta di rottura che non potevamo permetterci, tanto più che i motivi dell’incontro erano di renderci più aperti e disponibili” come Mr.Tod’s ha già detto a Borrelli. “Decisi” a scagionare i viola si dicono, dunque, i legali della Fiorentina, anche se su ciascuno di loro aleggia un paradossale dubbio: saranno disposti i giudici a credere nella buona fede della famiglia Della Valle anche se non presenti e non direttamente interessati alla vicenda nel momento in cui si raccoglievano le intercettazioni per mettere alla sbarra la società gigliata? “Da questa risposta – dicono i rappresentanti dei club viola – dipenderà anche la reazione di Firenze, stufa di essere sempre e solo la vittima che paga per tutti”.

BORRELLI RIPRENDE IL LAVORO ROMA, 24 GIU – Da Borrelli a Palazzi prima, e dal procuratore federale ai deferiti poi: la relazione sugli scandali del calcio è ‘dimagrita’ di 84 pagine. Roma-Juventus e 12 guardalinee inseriti nella relazione fatta dall’Ufficio indagini di Borrelli non sembrano aver pesato in quella di Palazzi, tant’é, ad esempio, che gli assistenti deferiti sono solo Fabrizio Babini e Claudio Puglisi sui 14 presenti nella relazione-Borrelli.

Anche il ruolo di Adriano Galliani sembra essere valutato in modo differente: se dalla relazione dell’Ufficio indagini emerge la consapevolezza dell’amministratore delegato del Milan a proposito dell’operato dell’addetto agli arbitri Meani, nei deferimenti del procuratore federale, Galliani si vede addebitare la violazione del solo articolo 1, quello di “lealtà, correttezza e probità “, anche se lo stesso Palazzi precisa che Galliani avallava “pienamente la condotta di Meani”. Nelle sue conclusioni Borrelli scrive di “un’influenza, diretta ed efficace, sugli organi dei designatori arbitrali. Tale influenza non può non essere messa in relazione al ruolo che il vice presidente esecutivo del Milan, sig. Galliani, ha ricoperto”.

“Adriano Galliani – continua – si è ‘sforzato’ di prendere le distanze dal suo collaboratore, riconducendo le sue attività ad iniziative di carattere personale”, e che parallelamente al “sistema dominante”, “il Milan ha sviluppato proprie autonome vie per ottenere determinati favori arbitrali”.

Sulle discrepanze tra relazione e deferimenti, l’ex presidente del Bologna, Giuseppe Gazzoni Frascara ha un’idea precisa: “Riguardano il Milan. Si possono fare varie congetture rifacendosi a Tangentopoli. Credo che la testa di Galliani nel cesto l’hanno voluta e l’hanno ottenuta”. E’ ancora vivo nei tifosi romanisti il ricordo della partita con la Juventus del 5 marzo 2005, uno dei punti chiave del capitolo dell’influenza dei designatori sugli arbitri. A dirigere quella gara, vinta dalla Juventus tra le polemiche, c’era Salvatore Racalbuto, assistito da Marco Ivaldi e Narciso Pisacreta, e dal quarto uomo Marco Gabriele. Nessuno dei quattro é stato deferito, uno stralcio completo, quindi, delle loro posizioni.

Borrelli, intanto, non si ferma e già dalla prossima settimana tornerà a lavorare con le audizioni del presidente del Cagliari Massimo Cellino, dell’ex ds del Messina Fabiani, più i rappresentanti di Reggina, Empoli, Arezzo e Salernitana. Ma non solo, nel mirino dell’ex capo del poll di Mani pulite si dice figurino anche le trattative per i diritti televisivi, il mercato dei giocatori e le iscrizioni ai campionati. “E’ giusto – spiega Gazzoni Frascara – perché per anni nelle iscrizioni ai campionati ci sono stati abusi d’ufficio e illeciti amministrativi”.

Le indagini sul calcio, insomma, non sono ancora finite anche se i 30 destinatari (singoli e società) dei primi deferimenti sono già impegnati ad elaborare le strategie difensive per il processo che si aprirà il 29 giugno nell’aula dell’Olimpico. Che non tutto sia chiarito, d’altra parte, lo fa capire lo stesso procuratore Palazzi in un breve passaggio delle 108 pagine trasmesse con i deferimenti. A proposito di Roberto Rosetti, unico arbitro italiano in Germania per i mondiali, parlando della direzione di Lazio-Fiorentina del 22 maggio 2005, una delle partite finite sotto inchiesta, paventa “un’ulteriore istruttoria, resa opportuna dalla circostanza, che fino ad oggi, Rosetti non risulta essere stato sentito né dinanzi all’Ufficio indagini né dinanzi all’Autorità giudiziaria ordinaria”.

DELLA VALLE, PROCESSI GIUSTI, NON SOMMARIROMA, 23 giugno – Giustizia equa, non veloce. Il patron della Fiorentina Diego della Valle teme che processi rapidi possano nuocere a un preciso accertamento dei fatti. Il timore è che risentano degli “umori di una parte dei media e della piazza”, come specifica Della Valle deferito da Stefano Palazzi insieme al fratello Andrea e al consigliere Sandro Mencucci, per presunte pressioni col fine di ottenere designazioni arbitrali favorevoli. Deferita anche la Fiorentina per responsabilità diretta nel presunto illecito sportivo.

“Il mio auspicio è che i processi vengano fatti con i tempi necessari – spiega -. Sono dispiaciuto per il clima e per lo sciacallaggio dei protagonisti o ex protagonisti del calcio per portare a casa qualche vantaggio. E’ brutto vedere fare dei processi sommari non lasciando che i magistrati facciano il loro lavoro”.

Diego della Valle è comunque “tranquillo dopo aver visto le carte, forse lo sono più di prima. Rimaniamo dello stato d’animo di non aver fatto nulla. La cosa che ci può far paura é quella di voler fare tutto in fretta”. “Ci sta a cuore la credibilità e l’onorabilità della squadra – continua – e della mia famiglia. Ci prepariamo al dibattimento con la tranquillità che ci deriva dal fatto che ci sentiamo estranei”.

Il patron viola non accetta il teorema per cui la Fiorentina abbia chinato la testa al sistema, e specifica, anzi che il club viola ne è “vittima” anche se “sembra che noi siamo tra i protagonisti di questa bagarre calcistica. Non dimentichiamo che la Fiorentina è stata vessata. Il teorema di aver chinato la testa non sta né in cielo né in terra”. “Si parla di una Fiorentina accomodante con il sistema – aggiunge – dico solo che forse siamo l’unica squadra che non ha ancora un contratto per i diritti televisivi dei prossimi anni”.

Dalle intercettazioni, uno strumento che Della Valle ritiene “utile, perché ha risolto casi importanti”, sarebbe emerso un presunto tentativo di accordo con il presidente della Lazio Claudio Lotito, per indirizzare la partita Lazio-Fiorentina del 22 maggio 2005 verso un risultato di parità che avrebbe permesso ai viola maggiore tranquillità nella lotta per non retrocedere, ma la sua spiegazione è lapidaria: “E’ una totale assurdità e mi sembra che Lotito lo abbia già smentito all’Ufficio indagini”.

GALLIANI ACCUSATO LASCIA LA LEGAMILANO, 22 GIU – Adesso che una decisione in questo senso non può più essere interpretata come una ammissione di colpevolezza, Adriano Galliani fa contenti quelli che a varie riprese, e anche prima dello scandalo glielo avevano chiesto, e lascia la presidenza della Lega calcio. Ma – sottolinea – lo decide solo lui. L’amministratore delegato del Milan si presenta sorridente alla fine di una giornata lunghissima trascorsa nelle ultime ore dentro allo studio dell’avvocato del Milan Leandro Cantamessa, in via Montenapoleone, ad aspettare la decisione del procuratore federale sui deferimenti per calciopoli.

Il Milan c’é, Galliani pure, ma la posizione dei rossoneri, per dirla con le parole del legale della società è ‘leggera’, anzi “infinitamente più leggera rispetto ad altre posizioni che fanno parte delle oltre 190 pagine che rappresentano il testo del deferimento”.

L’art. 1, e la responsabilità oggettiva anziché quella diretta, fanno tirare un sospiro di sollievo soprattutto ai tanti tifosi che erano rimasti col fiato sospeso. In quanto alla posizione di Galliani, secondo l’avv. Cantamessa, è frutto di “un equivoco, un grosso equivoco, che potrà essere risolto documentalmente. Comunque anche questo è un deferimento che attiene all’art. 1. E poi ripeto l’equivoco che sta dietro al deferimento di Galliani non ho dubbi che potrà essere risolto”.

Eppure, a leggere i giornali, sembrava che la posizione del Milan fosse grave. “Le cosiddette anticipazioni mi hanno fatto inferocire – commenta Cantamessa – perché io sapevo come erano andati i fatti, cioé avevo visto le carte e conoscevo benissimo la vicenda”. Quello che interessa i tifosi comunque è sapere cosa può rischiare il Milan. “Nel corso della mia vita – risponde Cantamessa – ho qualche volta aspirato a essere Nostradamus e non ci sono mai riuscito. Però, certo, la dimensione dei fatti che ci addebitano, rispetto ad altre posizioni è davvero modesta”.

Adriano Galliani, che cede posizione e microfoni all’avv. Cantamessa ascoltando in silenzio, interviene solo per commentare le sue dimissioni da presidente della Lega calcio. “Ho preso l’occasione e la palla al balzo – dice sorridendo – ho fatto contento chi me lo chiedeva e vivrò molto meglio, anche se sono stato deferito solo per l’art. 1 e credo che in sede di dibattimento si potrà spiegare tutto”. Con le dimissioni di Adriano Galliani – che era stato eletto presidente della Lega calcio il 9 luglio 2002 e rieletto il 23 marzo 2005 – si apre una fase nuova anche per l’ultima istituzione del sistema calcio risparmiata finora dalle conseguenze dell’inchiesta della magistratura prima e della procura federale poi. E intanto? “La Lega funziona ancora perfettamente – chiarisce Galliani che esclude ogni ipotesi di commissariamento, di reggente o di traghettatore a vario titolo -. Si convoca una assemblea elettiva e si fa un altro presidente. In questo periodo, io mi occuperò degli affari correnti”.

JUVE, LAZIO, FIORENTINA E MILAN DEFERITI22 GIUGNO. Trenta deferimenti in totale per l’inchiesta di calciopoli. Il commissario straordinario della Figc Guido Rossi ha reso noto, con un comunicato, che il procuratore federale Stefano Palazzi “ha notificato a 30 soggetti incolpati tra cui le società Fiorentina, Juventus, Lazio e Milan i provvedimenti di deferimento alla commissione d’appello federale per violazioni dell’art. 1 e/o 6 del codice di giustizia sportiva. Gli incolpati potranno ritirare gli atti relativi ai deferimenti a partire dal 23 giugno presso la segreteria della commissione d’appello federale della Figc”.

Illecito sportivo e violazione del principio della lealtà. Queste le due ipotesi di reato ascritte dal procuratore Palazzi ai 30 soggetti deferiti alla Caf: il primo, ovvero l’articolo 6, è quello più pesante e riguarda oltre all’illecito sportivo anche l’omessa denunzia. “Il compimento con qualsiasi mezzo di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica, costituisce illecito sportivo” recita l’articolo in questione. Meno grave l’articolo 1 sui “doveri ed obblighi generali”, per cui “coloro che sono tenuti all’osservanza delle norme federali devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva”. Il procuratore Palazzi non ha voluto rendere noti i nomi dei deferiti per tutelarne la privacy.

FIORENTINA: CINQUE PARTITE NEL MIRINOSono cinque le partite che i fratelli Diego e Andrea Della Valle nonché il consigliere delegato Sandro Mencucci avrebbero cercato di manipolare a favore della Fiorentina. Si tratta delle gare del campionato 2004-2005 Lazio-Fiorentina, Bologna-Fiorentina, Chievo-Fiorentina, Fiorentina-Atalanta e Lecce-Parma. Lo sostiene il procuratore federale Stefano Palazzi nella sua relazione, che riserva un capitolo specifico al “salvataggio della Fiorentina”. I Della Valle avrebbero fatto una “proposta di combine” al presidente della Lazio, Claudio Lotito, e tramite l’ ex dg della Juventus, Luciano Moggi, e il vicepresidente della Figc, Innocenzo Mazzini, avrebbero insturato “consolidati contatti” con il disegnatore arbitrale Paolo Bergamo. Lo scopo era quello “di ottenere vantaggi conseguenti all’ alterazione dei risultati”. Nei maneggi ipotizzati nella relazione a carico dei viola sono coinvolti anche gli arbitri Paolo Dondarini, Pasquale Rodomonti e Massimo De Santis. BORRELLI CONSEGNA RELAZIONE20 giugno 2006. Francesco Saverio Borrelli ha concluso la prima parte dell’indagine su ‘calciopoli’. Il capo dell’ufficio indagini della federcalcio dopo una maratona di due giorni con gli uomini del suo pool ha completato le 180 pagine da consegnare al procuratore Stefano Palazzi, che rappresenterà l’accusatore nel processo sullo scandalo delle intercettazioni in programma la prossima settimana a Roma.

“Mi è bastato poco per rendermi conto della complessità e della bellezza del gioco del calcio, e anche dell’imprevedibilità che deve rimanere tale”. Così Francesco Saverio Borrelli ha sottolineato, a conclusione dell’indagine condotta dal suo ufficio su ‘calciopoli’ che il gioco del pallone deve conservare una delle sue caratteristiche principali, cioé quella dell’imprevedibilità. Elemento questo evidentemente totalmente sovvertito nella stagione 2004-2005 finita nella bufera. Borrelli però si dice fiducioso perché “il mondo del calcio non è malato alla radice ma in certe ramificazioni e può guarire”.

Per mettere a punto la lunga relazione (circa settemila cartelle) gli 007 federali guidati da Borrelli sono partiti naturalmente dal materiale fornito dalla Procura di Napoli. “Abbiamo cercato di basarci sulle une e le altre – ha detto Borrelli indicando nelle altre le audizioni fatte dall’ufficio indagini – dove c’erano discrepanze le abbiamo evidenziate, così come abbiamo evidenziato le concordanze. Dove c’erano lacune abbiamo cercato di riempirle anche attraverso il buon senso”. Quanto al livello di collaborazione dei protagonisti dello scandalo, Borrelli è tornato a dire che confessioni non ce ne sono state. “Un mea culpa vero e proprio non lo abbiamo avuto – ha spiegato l’ex capo di ‘Mani Pulite’ – nemmeno grandi pentiti. Solo ammissioni marginali. Ma la parola omertà è un po’ forte e non mi sento di parlare di criminalità organizzata. C’é una solidarietà tra chi per tanti anni ha condiviso un certo costume, ma mi dispiacerebbe chiamarla omertà”. Borrelli ha detto comunque di aver raccolto “una discreta massa di dati ed elementi” e che ora la palla passerà al procuratore Palazzi, al quale ha augurato “buon lavoro”.

Nel giro di una settimana poi dovrebbe partire la tranche degli interrogatori che riguardano le posizioni dei club minori finiti nello scandalo delle intercettazioni. La prossima settimana (presumibilmente 27-28 giugno) comincerà il processo davanti alla Caf presieduta da Cesare Ruperto.

ARBITRI, ECCO REGOLE DI AGNOLINROMA, 15 giu – Addio ai 5000 euro a partita, basta con il divismo dei designatori e soprattutto avanti all’insegna del made in Italy. La rivoluzione dei fischietti riparte dal passato, da quel Luigi Agnolin che il commissario straordinario della Figc, Guido Rossi, ha scelto per riportare un po’ d’ordine nel martoriato settore dell’Aia. Ordine e morale, dopo che l’ex presidente Tullio Lanese, 9 direttori di gara e 11 assistenti sono finiti nel libro nero degli indagati della Procura di Napoli: un fatto intollerabile e su cui Rossi ha agito con tempestività “perché il problema fondamentale del calcio è quello che parte dagli arbitri” dice il commissario sorridente per la nomina di Agnolin a traghettatore dell’Aia.

Una componente che così come Rossi l’ha trovata al suo arrivo in Figc proprio non poteva restare: “Il complesso dell’Aia indicava scarsa funzionalità ed era nell’ambito dei poteri datimi dal Coni che qualora le componenti non garantissero efficienza potevano essere commissariate” spiega il professore, giustificando così anche l’intervento deciso sull’associazione arbitri.

Un mandato a tempo quello di Agnolin, che ha però subito mostrato di avere le idee chiare: una su tutte quella di non disperdere il patrimonio che, nonostante gli episodi gravissimi emersi da ‘calciopoli’, va salvaguardato. “La nomina un po’ mi preoccupa – ha detto l’ex arbitro internazionale – perché il lavoro da fare è enorme. So di aver accettato un incarico gravosissimo. Non bisogna ora disperdere le forze, ma restituire dignità. Non dobbiamo buttare via la qualità del presente”.

Se ci sono state mele marce nel folto gruppo dei fischietti, questo non vuol dire che bisogna fare di tutta un’erba un fascio: ecco perché Agnolin esclude la possibilità di attingere all’estero. “Sarebbe una diminutio, lo escludo. Avremo arbitri italiani, per il campionato italiano”. Tanti anche giovani, provenienti dalle serie minori se gli organi di giustizia decideranno di sanzionare i big coinvolti nello scandalo. Anche su questi Agnolin, che pure si definisce un “garantista”, non è tenero. A partire dal caso di Gianluca Paparesta, reo di aver omesso di denunciare l’ormai celebre episodio in cui fu rinchiuso da Moggi nello spogliatoio dello stadio Granillo. “Il fatto di per sé è gravissimo – dice Agnolin – ma sarà chi di dovere a comminare eventuali pene per chi ha compiuto specifici comportamenti negativi”.

La rifondazione del settore vedrà abolire da subito il ghiotto gettone di cinquemila euro per ogni gara di A arbitrata: il nuovo commissario sta già studiando altre strade. “Quei soldi non li prenderanno più – spiega – era uno degli elementi che spingeva a fare più partite. Piuttosto alzeremo il tetto alla base”. In sostanza ci sarà un aumento della quota fissa e una diminuzione sensibile di quella riservata per ogni match diretto. Si resta invece sul solco ormai collaudato della designazione, con la quasi certa conferma di Maurizio Mattei, quello che ha ricevuto il testimone dalla coppia Bergamo-Pairetto accusata di far parte della ‘cupola’ moggiana. Ma il designatore sarà molto più nell’ombra di quanto non abbiano fatto proprio i due.

“Ci sarà una spersonalizzazione del ruolo del designatore – prosegue Agnolin – e si va avanti con la designazione. Niente palline e bussolotti…”. Quanto al limite di sei gare relative alla stessa gara che un arbitro può dirigere nel corso della stagione, Agnolin ha fatto capire che il ricambio sui campi sarà molto più incisivo: “Sei partite con la stessa squadra? Sarà difficile che si arriverà a questo numero”. Il designatore poi avrà l’obbligo di rispondere solo a una persona: “Fino al 31 ottobre il riferimento sono io e basta” taglia corto Agnolin. Nessuna voglia di rivalsa, né sapore di rivincita per il vecchio fischietto: solo la voglia di dare “all’Aia l’autonomia che non sia solo di facciata”. la rivoluzione è servita.

ROSSI: NESSUNO SLITTAMENTO PER I CAMPIONATIRUPERTI NUOVO PRESIDENTE CAF15 giugno. “Non ci sarà alcuno slittamento dei campionati”. Il commissario della Figc Guido Rossi ha confermato che verranno rispettati tutti i tempi e che il processo sportivo con la nomina della nuova Caf sarà nei limiti già prefissati. “I tempi sono strettissimi ma tra il 18 e il 19 verranno trasmessi gli atti dell’ufficio indagine, il 20 e il 21 ci saranno i deferimenti, tra il 7 e il 9 luglio la prima data della sentenza. Entro il 20 l’appello”. Solo due gradi di giudizio con Caf e Corte federale. Così sarà articolato il maxiprocesso su Calciopoli: lo ha annunciato il commissario della Figc Guido Rossi. “Non c’è alcuna possibilità che si vada oltre la Corte federale – ha detto Rossi – sono deciso a far valere l’autonomia della giustizia sportiva”. Rossi ha escluso così che si possa accedere dopo l’appello alla Camera di Conciliazione e Arbitrato del Coni.

Cesare Ruperto è il nuovo presidente della Caf, la Commissione di appello federale. Lo ha nominato oggi il commissario straordinario della Figc Guido Rossi. Ruperto, presidente emerito della Corte Costituzionale, prende il posto Cesare Martellino. “La Caf sarà nel pieno delle sue forze per il processo che sta per affrontare”. Così il commissario straordinario della Figc Guido Rossi ha annunciato che tra oggi e domani completerà, dopo la nomina di Ruperto, la nomina degli altri componenti per completare l’organico di giustizia sportiva.

AGNOLIN COMMISSARIO DELL’AIAROMA, 14 giugno – Luigi Agnolin è stato nominato commissario dell’associazione italiana arbitri. Lo ha deciso il commissario straordinario della federcalcio, Guido Rossi. Rossi nella delibera firmata oggi ha conferito ad Agnolin “tutti i poteri necessari per l’espletamento delle attribuzioni demandate al presidente nazionale, al vice presidente, al responsabile del settore tecnico arbitrale, al comitato nazionale e al consiglio centrale dell’Aia, compreso quello di procedere alla nomina di uno o più subcommissari”. Il mandato di Agnolin avrà termine dopo la ricostituzione degli organi direttivi centrali dell’Aia che dovrà avvenire entro il 31 ottobre prossimo.

La nomina di Agnolin, fa sapere la federcalcio, ex arbitro internazionale ed ex responsabile della Can, trova motivazione nel provvedimento con il quale il Coni, il 16 maggio scorso, ha commissariato la Figc scrivendo che le vicende in corso “concretizzano una evidente contestata impossibilità di funzionamento degli organi direttivi della Figc e delle sue articolazioni”. Nell’ambito di queste ultime “va sicuramente annoverata l’Aia – si legge nella delibera di Rossi – attesi il suo incardinamento nella struttura organizzativa federale e la preordinazione delle sue attribuzioni al perseguimento dei fini istituzionali della federazione”. Nel quadro complessivo “si inseriscono l’autosospensione del presidente dell’Aia e le note vicende che vedono coinvolti, come indagati, lo stesso presidente dell’Aia, i due ex designatori, l’ex vice commissario della Can e numerosi altri tesserati tra arbitri e assistenti arbitrali di primo livello”. Di qui “la necessità di un passaggio commissariale che contribuisca a rilanciare la credibilità e la forza associativa dell’Aia, garantendo il regolare svolgimento delle competizioni in vista dell’imminente avvio della stagione agonistica 2006-07”.

CHIUSA L’INCHIESTA A NAPOLI: IL SISTEMA MOGGIdi Enzo La PennaNAPOLI, 13 GIU – Trentasette indagati per i quali l’inchiesta è ormai conclusa, un altro fascicolo ancora aperto e che riguarda esclusivamente i rapporti tra esponenti del mondo del calcio e le istituzioni (rappresentanti delle forze dell’ordine e magistrati). Si è sdoppiata dunque l’inchiesta sul calcio condotta dai pm di Napoli Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci e coordinata dal procuratore aggiunto Franco Roberti. Gli inquirenti hanno deciso di concludere l’attività investigativa per quanto riguarda gli aspetti più propriamente sportivi, ovvero i condizionamenti sul calcio da parte del cosiddetto “sistema Moggi” sul mondo arbitrale e le presunte frodi realizzate sui campi di gioco.

Per questa vicenda sono sotto indagine 37 persone, quattro in meno rispetto ai 41 nomi contenuti nell’avviso di garanzia emesso il 12 maggio scorso. L’unica novità è rappresentata dal coinvolgimento del presidente della Sampdoria Riccardo Garrone, per il quale viene ipotizzata la frode sportiva in relazione a Sampdoria-Fiorentina 3-0 del campionato 2004-2005. Un illecito che si sarebbe consumato attraverso la “designazione fraudolenta di un arbitro che garantiva e si adoperava per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra di cui Garrone è presidente”.

Il coinvolgimento della società blucerchiata, in seguito alla intercettazione di una telefonata del designatore Paolo Bergamo e il vicepresidente della Federcalcio Innocenzo Mazzini, e dalle dichiarazioni del collaboratore della Can Manfredi Martino, è la principale sorpresa dell’inchiesta. Nel procedimento stralciato, per il quale le indagini proseguono, finiscono invece cinque destinatari delle informazioni di garanzia di maggio (il generale della Finanza Francesco Attardi, il poliziotto Fabio Basili, il capitano della Finanza Giuseppe Lasco, il poliziotto Pierluigi Vitelli, e Alessandro Moggi, presidente della Gea World). In questo fascicolo sarebbero confluite anche le posizioni dei magistrati chiamati in causa dalle intercettazioni telefoniche.

Per gli inquirenti il tour de force delle ultime settimane, con oltre sessanta interrogatori tra indagati e testimoni, è servito ad arricchire il quadro indiziario su quella che definiscono l’associazione per delinquere che negli ultimi anni ha imperversato sui campionati, determinando secondo l’accusa gli esiti dei campionati: scudetti, piazzamenti per le coppe europee, promozioni. Un’associazione promossa da Luciano Moggi, Antonio Giraudo, Innocenzo Mazzini, Paolo Bergamo, Pier Luigi Pairetto, Massimo De Santis che avrebbe controllato e condizionato “l’intero sistema del calcio professionistico italiano nell’intesse dalla Juventus e delle altre società legate all’associazione (Messina, Reggina, Lazio, Fiorentina, Sampdoria, Sampdoria, Arezzo, Sassari Torres, ecc.) realizzando in definitiva – scrivono i pm – “illeciti e ingentissimi profitti economici per tutti gli affiliati all’organizzazione e ai soggetti che comunque ad esse hanno fatto riferimento”.

Un’associazione “costituitasi in epoca e luogo imprecisati ed operante in tutto il territorio nazionale, con condotte accertate fino al giugno 2005”. L’indeterminatezza della “data” di costituzione del gruppo di potere e il fatto che fosse attivo un po’ in tutta la penisola, è anche uno degli argomenti che i magistrati utilizzeranno per tenere a Napoli il processo, “rivendicato” dalla procura di Torino che si ritiene competente territorialmente a svolgere l’inchiesta. I pm di Napoli tra breve solleveranno il conflitto di competenza in Cassazione.

SAMP-FIORENTINA, ALTRA PARTITA NEL MIRINO DEI PM 12 maggio. Concorso in frode sportiva è l’ipotesi di reato formulata nei confronti dei designatori Paolo Bergamo e Pier Luigi Pairetto, l’arbitro Dondarini e il presidente della Sampdoria Riccardo Garrone, in riferimento alla partita Samp-Fiorentina 3-0 del 5 febbraio 2005. Tale illecito si sarebbe consumato, ipotizzano i pm Beatrice e Narducci, attraverso la “designazione fraudolenta di un arbitro che garantiva e si adoperava per il raggiungimento di un risultato comunque favorevole alla squadra di cui Garrone è presidente”.

Nell’avviso di chiusura delle indagini i pm riportano una intercettazione telefonica del 10 febbraio tra Bergamo e il vicepresidente della federazione Mazzini: BERGAMO: è impaurito perché lui l’ha capito che magari Pairetto ha letto sul giornale…che il Milan è contro di lui allora domenica Rosetti ha fatto una porcata e questo guarda credimi…lui pur di tor…di far tornare i conti…ma te pensa a Dondarini! Io..io ieri poi quando ho parlato con l’amico mi sono incazzato come una furia…io lunedì ero alla Fifa, no!? Dondarini fa questa partita con la Sampdoria quindi..eh la fa anche in maniera troppo energica perché eh, hai capito il discorso? Se lo chie…se Zamparini si move…lui sta cercando in tutte le maniere di entrare nel giro della distribuzione di Zamparini…ma lui ti può…ma lui uccide sua madre e suo padre capito!? e questa è la necessità!…a Genova..eh con la Sampdoria…e quest’anno ha fatto carne di porco! Allora c’é un momento che te devi fermà!…la Sampdoria l’ha portata lì tranquillo ma vaffanculo lasciala lì no!? e ‘n ti poi mica brucia’ pé la Sampdoria. Ma..ma insomma voglio dì! E lui non lo capisce!”.

Nel provvedimento è riportato anche una dichiarazione del collaboratore della Can Manfredi Martino: “Il 6-2-2005 ci fu la partita Samp-Fiorentina arbitrata da Dondarini. Paolo Bergamo mi disse che l’arbitro Dondarini aveva diretto la gara per favorire la Samp in quanto era un arbitro legato a Gigi Pairetto con il presidente della Sampdoria Garrone. Era conversazione personale di Paolo Bergamo che Pairetto avesse interessi comuni economici con Maurizio Zamparini nel settore dei supermercati”.

Ecco il comitato per riscrivere le regole del calcio12 giugno 2006. Massimo Cellino (Cagliari), Riccardo Garrone (Sampdoria), Rosella Sensi (Roma), Vincenzo Matarrese (Bari) e Maurizio Riccardi (Piacenza) sono i cinque membri nominati dal Consiglio di Lega delegati a costituire il Comitato Costituente che dovrà riscrivere il nuovo regolamento della Lega. Adriano Galliani ha confermato che non ha intenzione di dimettersi dalla presidenza della Lega.

La decisione è stata presa dallo stato maggiore della Confindustria del calcio che intende ridiscutere daccapo, partendo da un foglio bianco, argomenti fondamentali come la governance, la mutualità, la composizione e il numero delle squadre dei due campionati e anche ovviamente la figura del presidente. Quest’ultimo potrebbe essere un manager esterno alle società, come richiesto da più parti, oppure, se così decideranno i club, può restare un dirigente di club (magari lo stesso Galliani), perché non ci sarebbe nessun conflitto di interesse. Galliani ha, comunque, ribadito per l’ennesima volta che le sue dimissioni da presidente della Lega non ci saranno in ogni caso. “Se il nuovo regolamento dirà che non può esserci un presidente dirigente di società, ci sarà un nuovo presidente, ma anche in quel caso non sarebbero dimissioni, semplicemente verrebbero meno i miei requisiti”, ha sottolineato.

“In molti mi chiedono di continuare a fare il presidente della Lega e di rinunciare ad una carica nel Milan. Ma se essere amministratore dei rossoneri mi impedirà di essere presidente della Lega, me ne andrò dalla Lega”. Per Galliani, comunque “la giustizia sportiva deve il suo corso”, ma non è opportuno smantellare l’organizzazione che regge il calcio. “Noi dobbiamo continuare a lavorare sulle nostre competenze e a quegli adempimenti che non possono essere elusi, né rimandati. Insomma, la giustizia è a latere, il calcio deve andare avanti”.

Borrelli: C’è un muro difensivo concordatoDi Alessandra RotiliRoma 9 giugno 2006. Sembra una prigione l’angusta saletta al seminterrato di via Po. Passarci più di sette ore, sotto il fuoco incrociato di domande, con le intercettazioni che scorrono, partita dopo partita, e gli inquirenti che incalzano non deve essere proprio una passeggiata: Leonardo Meani è uscito provato, stremato da quello che dopo sei giorni è l’interrogatorio record in termini di lunghezza.

L’addetto agli arbitri del Milan aveva sulle spalle la responsabilità di aver in qualche modo tirato dentro lo scandalo del pallone il blasonato club rossonero: Meani con gli inquirenti parla, lo interrogano praticamente tutti, eccetto Francesco Saverio Borrelli, che dopo l’audizione di Franco Carraro aveva il treno destinazione Milano, per un week end a casa. Ieri Adriano Galliani, nell’incontro segreto tra le quattro mura di un Hotel a pochi passi dalla federcalcio, aveva cercato di chiarire al capo dell’ufficio indagini la posizione del Milan, di fatto una certa estraneità ad alcune logiche.

Oggi Meani ha pensato a difendere se stesso, senza però scaricare la colpa su altri, né tanto meno inchiodando la società. Le tante ore trascorse davanti agli 007 federali avevano fatto pensare al giallo, all’ipotesi che Meani avesse davvero vuotato il sacco. Ma di fatto, come è già successo per le tante audizioni di questi giorni, il materiale raccolto aggiunge ben poco a quanto già raccontano le intercettazioni: nessuno infatti, arbitri, dirigenti, ha finora ‘confessato’. Magari collaborato, ma confessato proprio no. Lo sa bene Borrelli che anzi, dopo aver chiarito che di pentiti non c’era nemmeno l’ombra, è andato oltre, denunciando di fatto una resistenza collettiva e organizzata. “Si è creato un muro difensivo probabilmente concordato da più parti” dice, consapevole però, pur non conoscendo l’ambiente del calcio, che sarebbe stato difficile incrociare una gola profonda. Finora infatti non c’é stata.

Eppure gli interrogatori sono alla stretta finale: Borrelli ha confermato che tra venti giorni parte il processo sportivo, in modo da far arrivare la sentenza di primo grado a ridosso della metà di luglio. Ma quella pre fine settimana è stata anche la giornata del ritorno in federcalcio da sconfitto di Franco Carraro: l’ex presidente della federazione stavolta si è dovuto fermare al quarto piano, al quinto quello che fino a poco tempo fa era il suo quartier generale è di altri.

Due ore e mezza davanti all’ex capo di Mani Pulite per spiegare, tra l’altro, la lunga chiacchierata con Bergamo. Carraro esce, lo fa dalla porta principale con dignità: “Ho fatto bene a dimettermi, ma di questa storia non voglio più parlare” le uniche parole prima di sfilare via tra le macchine.

Alle 11 in punto arriva Claudio Lotito: per il presidente della Lazio è necessaria la scorta, perché ad aspettarlo fuori dal cancello ci sono pochi, ma piuttosto arrabbiati, tifosi. Gli Irriducibili non riescono nemmeno a vederlo il presidente più contestato del club biancoceleste, però riescono a parlare con Borrelli. “Devi fare piazza pulita” gli urlano mentre cerca di attraversare la strada. “I processi non si possono fare in mezzo alla strada – parla pacato Borrelli – I giudici tra venti giorni dovranno giudicare senza la pressione della piazza”. Un appello al buon senso, per evitare gli scontri, le barricate.

Lotito esce dopo meno di tre ore, la sua auto fugge via dall’ uscita laterale tra le sgommate della scorta che tagliano via Po. “Ci diamo un bel nove e mezzo” dice soddisfatto dell’audizione il legale, l’avvocato Gianmichele Gentile. Ed è servita tutta la verve degli inquirenti per tenere a bada Lotito, arrivato molto preparato all’audizione. Un punto di forza di tutti quelli chiamati, a conoscenza di tutti gli addebiti perché di dominio pubblico da tempo.

E oggi è stato sentito anche Ermanno Pieroni: l’ex presidente dell’Ancona ha ribadito quanto denunciato nel maggio 2004. A lui è stato chiesto se il rientro nel mondo del calcio (attualmente è dirigente dell’Arezzo) dopo tante accuse fosse stato aiutato da qualcuno. Ha escluso che dietro l’operazione ci fosse Moggi. In attesa di chiudere lunedì gli interrogatori (sarà il giorno di Antonio Giraudo, e verrà sentito anche il guardalinee Babini) c’é ancora spazio per quanti in questi giorni hanno chiesto, a vario titolo, di essere ascoltati: un lavoro di selezione impegnativo quello che anche la segreteria dell’ ufficio ha dovuto fare.

Oggi è stato ascoltato un altro arbitro dismesso, Michele Cruciani, una comparsata in serie A senza tracce e poi bocciatura a fine stagione. Domani verrà sentito un altro assistente, Titomanlio e sono attesi due testimoni che si sarebbero presentati spontaneamente. Uno è un giovane che per oltre due anni ha fatto da segretario a Innocenzo Mazzini, altro uomo chiave dell’inchiesta che però ha disertato l’interrogatorio, prima di essere fatto fuori. Il ragazzo ha chiesto di essere ascoltato, lavora ancora in federazione, e potrebbe avere diverse cose da rivelare e magari rompere il muro dell’omertà. Anche se Borrelli continua a dire che se non ci sono i pentiti, non ci sono nemmeno i supertestimoni.

Bergamo a «Matrix»: di griglie parlavo anche con Inter e Milan8 giugno 2006. Di arbitri e griglie parlava non solo con i dirigenti della Juve, ma anche con quelli di Inter e Milan. Dopo l’audizione in Federcalcio, l’ex designatore Paolo Bergamo ha chiuso la sua lunga giornata romana alla trasmissione televisiva ‘Matrix’ di Canale 5, rispondendo alle domande che riguardavano il suo ruolo all’interno di ‘calciopoli’. Ma Bergamo ci tiene a precisare che quello degli ultimi anni è stato un calcio pulito e aggiunge: “Sono innocente, ho sempre lavorato per la crescita tecnica degli arbitri con assoluta trasparenza. Non mi sento pentito, né devo confessare”. Al centro della discussione le intercettazioni telefoniche e i discorsi con i vari dirigenti sulla formazione delle griglie arbitrali.

“Se poi parliamo delle telefonate sulla formazione delle griglie arbitrali – ha spiegato – per me è come parlare del segreto di pulcinella: nella prima andavano le grandi squadre, Milan, Inter e Juve e le partite con alta difficoltà, quindi sarebbero stati inseriti arbitri esperti, internazionali o con futuribilità. Non penso che si svelassero cose difficili da scoprire”. Proprio sulle griglie Bergamo specifica che con il dirigente interista Facchetti “potevo parlare di griglie tranquillamente, e parlando con Meani”, dirigente del Milan, “parlavo anche di griglie”. Non solo Juventus quindi. Nel corso della trasmissione si parla anche di Roma, a proposito di Roma-Juventus del 2004, durante la quale gravi errori arbitrali condizionarono la sfida vinta dai bianconeri. “Era una partita difficile – spiega Bergamo – Racalbuto era in condizione di arbitrarla, per Pisacreta fu una giornata nera”.

L’ex designatore ricostruisce anche la vicenda dell’ intercettazione in cui parla di contattare il quarto uomo di quella gara, Gabriele, attraverso un telefono “sicuro”. “Il telefono sicuro era riferito a un telefono che prendeva, visto che avevo provato a contattare Gabriele, ma non riuscivo a parlarci. Si pensò alla Fazi perché era un’amica di famiglia”. Della Roma si parla anche a proposito di Capello. “Nel mio quarto anno, ci fu una stagione difficile con la Roma. Con onestà si disse che si era sbagliato troppo. Capello creava uno stato psicologico negativo per cui gli arbitri continuavano a sbagliare”. L’ex designatore racconta allora di essersi messo in contatto con l’ex allenatore della Roma per parlarne.

“Capello – ha aggiunto Bergamo – con la sua personalità poteva mettere soggezione”. L’ex arbitro racconta anche del suo incontro con i Della Valle, proprietari della Fiorentina. “In loro c’era preoccupazione – ha spiegato – mi feci carico di un incontro per cercare di tranquillizzarli. Dissi vi do la garanzia, perché ne ho parlato con Pairetto. Nelle ultime giornate le partite che riguardavano la retrocessione sono nella prima griglia e ci sarà par condicio per tutti. Poi però ci furono degli errori arbitrali, come in Fiorentina-Atalanta e Lazio-Fiorentina, con la mano di Zauri sulla linea di porta. Rosetti mi ha raccontato come andò quell’episodio, spiegandomi che Pisacreta gli fece cenno del calcio d’angolo e che Giannichedda gli venne incontro dicendo che Zauri l’aveva presa di testa”.

Su Manfredi Martino, segretario della Can, Bergamo spiega: “E’ un teste attendibile, poi vedremo cosa ha detto. Non mi è stato contestato nulla durante l’audizione delle sue dichiarazioni. Non l’ho chiamato, non ho contatti con nessuno”. I sorteggi, secondo Bergamo, avvenivano in maniera regolare. “Qualche volta una o due palline potevano aprirsi, a volte non si aprivano per niente. Il foglio all’interno anche se cadeva fuori non poteva essere letto, perché ripiegato, i notai controllavano e poi procedevano al sorteggio”. Sulle dimissioni dell’ex arbitro Riccardo Pirrone, Bergamo spiega che il suo addio fu a causa dei “risultati tecnici deludenti” e che “aveva capito che non sarebbe mai arrivato in serie A”. (ANSA).

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