Prato

L’Imam toscano a Prato: La violenza è lontana da Dio

di Filippo CiardiElzir Izzeddin è il giovane presidente della comunità islamica fiorentina e toscana e Imam della moschea di via Borgo Allegri (prima in via Ghibellina) a Firenze, frequentata per la preghiera del venerdì da circa 600 musulmani. È di origine palestinese ed è arrivato in Italia 15 anni fa per studiare, ora lavora e vive qui con la sua famiglia. Lo abbiamo incontrato giovedì 11 maggio, presso il monastero di S. Niccolò, in occasione dell’incontro che ha tenuto nell’ambito del ciclo di serate alla scoperta dell’Islam, organizzato dalla Scuola di Teologia e dall’associazione Don Milani.Che cosa pensa a proposito di questo ciclo di incontri sull’Islam, organizzato da realtà cattoliche?«Credo sia il modo giusto per affrontare il dialogo tra le religioni. Non a caso è stato posto come titolo del primo incontro “Conoscere per capire. Comprendere per convivere”. L’obiettivo dell’iniziativa dovrebbe essere anche quello di tutti noi credenti, sia di fede islamica che cristiana».Ci sono buoni rapporti tra i rappresentanti e i fedeli delle comunità cristiane e musulmane in Toscana?«I rapporti sono ottimi sia a livello istituzionale che individuale. Purtroppo qualcuno cerca di creare problemi, ma i cittadini musulmani e cristiani vivono e lavorano insieme e nessuno guarda l’altro per la sua fede religiosa, ma se si comporta civilmente o no».Quindi l’interpretazione giusta da dare alla relazione tra le due religioni monoteiste è quella di una pacifica convivenza?«È giusto che ognuno pratichi la propria religione e ne sia convinto. Con questi incontri possiamo avere la nostra identità più chiara, più sana e quindi più aperta verso l’altro».Come giudica il clima internazionale che a volte vede contrapposti cristiani e musulmani?«Quando si scatenano guerre e violenza significa che nessuno di noi è vicino a Dio. C’è un unico Dio per tutti gli esseri umani. Se non c’è convivenza e dialogo ne siamo lontani entrambi. Il clima internazionale è talora di scontro politico, ma non religioso, anche se qualcuno cerca di strumentalizzare la religione per altri scopi. Per quanto riguarda la realtà dei musulmani che vivono in paesi con maggioranza cristiana, e viceversa, certamente ci sono situazioni che non sono accettabili né per i cristiani, né per i musulmani, ma questo è un fattore politico, la religione non c’entra niente. Quello che mi auguro è che noi che viviamo in Italia prendiamo a modello la convivenza pacifica tra cristiani e musulmani in Terra Santa, a Betlemme o a Gerusalemme, oppure in Siria, o in Giordania. Queste situazioni possono dare a noi, che qui viviamo una realtà nuova, un esempio di convivenza pacifica da sviluppare.Che percezione hanno, secondo lei, i cittadini toscani sulle relazioni tra cristiani e musulmani per come sono raccontate dai media?«Ringraziando Dio, la Toscana è un terreno aperto. I cittadini sentono anche brutte notizie riguardanti i rapporti tra cristiani e musulmani, ma riflettono e cercano di verificare. Non a caso c’è questo corso, come molti incontri interreligiosi con tante chiese; qui sono buoni anche i rapporti dei musulmani con la comunità ebraica, e non solo con i religiosi, ma con tutti i cittadini. Le notizie che arrivano dall’estero sono un ostacolo a lavorare per lo sviluppo della società locale, ma cerchiamo di spiegare che la realtà non è sempre quella raccontata dai giornali. Spesso, infatti, i mass media raccontano male certi fatti, mentre per i cittadini toscani di qualsiasi fede l’obiettivo è migliorare la qualità della città dove vivono»Che cosa pensa dell’Imam del Centro Islamico di Prato? È esponente di un Islam moderato come lei? Molti lo giudicano più intransigente rispetto a Lei.

«Non si tratta di Islam o di Cristianesimo più o meno moderati, ma di persone più o meno consapevoli. Conosco Najib Lamzouri, l’Imam di Prato. È una persona saggia, con un suo personale modo di riflettere, abbiamo alcune diversità di pensiero, ma si può tranquillamente dialogare con lui e con la comunità locale».