L’embargo sulla vendita di armi, il divieto di viaggiare negli Stati membri dell’Onu per 16 persone legate al regime e il congelamento dei beni finanziari del leader libico di quattro dei suoi figli. È quanto prevede la risoluzione 1970 approvata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nel documento si afferma inoltre che gli attacchi sistematici contro la popolazione civile in Libia possono essere considerati crimini contro l’umanità. L’isolamento internazionale del regime di Tripoli ha quindi raggiunto il punto di non ritorno. Il presidente degli Stati Uniti Obama, il primo ministro britannico Cameron e il cancelliere tedesco Merkel chiedono espressamente che Gheddafi lasci il potere per il bene del Paese, e a tal proposito il ministro degli Esteri italiano Frattini parla di opzione inevitabile. Sul terreno però la situazione sembra tutt’altro che definita. I sostenitori dell’opposizione controllano le principali città orientali e tutta la cirenaica. A Tripoli regna una calma tesa, con le strade piene di auto in una città che sembra saldamente nelle mani dei governativi. Ma attorno alla capitale si stringe il cerchio dei ribelli. La cittadina di Zawia, ad una ventina di chilometri da Tripoli, è in mano ai rivoltosi, così come la città di Nalut al confine con la Tunisia.Intanto l’opposizione nell’est della Libia ha affermato di aver formato un Consiglio nazionale libico, precisando che non si stratta di un governo ad interim e descrivendolo come espressione della rivoluzione. – Un portavoce del nuovo consiglio ha detto che non c’è spazio per alcun negoziato con il governo di Gheddafi.