Centinaia di migranti e rifugiati a Tripoli vivono in condizioni terribili, senza adeguata assistenza medica e senza alcuna sicurezza. Lo rende noto Medici senza frontiere (Msf), organizzazione medico-umanitaria presente in Libia dallo scorso febbraio e che sta tra l’altro fornendo assistenza sanitaria di base a due comunità di sfollati di origine straniera. Molte di queste persone dichiara Simon Burroughs, coordinatore dell’emergenza per Msf a Tripoli erano già fuggite dai combattimenti nei loro Paesi d’origine, come la Somalia, il Sudan e altri Paesi africani. Alcuni prosegue Burroughs sono venuti in questi campi di fortuna per trovare un modo per raggiungere l’Europa in barca, mentre altri ci sono venuti per cercare rifugio e fuggire dai combattimenti in corso a Tripoli. Ma sono tutti intrappolati senza un posto in cui andare. L’organizzazione ha incontrato una comunità di circa 1000 rifugiati e migranti che vive all’interno e nei pressi di alcune imbarcazioni presenti in una base militare abbandonata a Tripoli, mentre un altro gruppo di 200 persone ha trovato rifugio in una fattoria da quando sono scoppiati i combattimenti nella zona Sud di Tripoli. In entrambi i luoghi Msf ha effettuato visite mediche e progetta di distribuire acqua potabile e altri materiali igienico-sanitari.Molti di loro spiega Paulo Reis, coordinatore medico di Msf presentano infezioni respiratorie, malattie della pelle e disturbi gastro-intestinali, problemi legati alle loro condizioni di vita estremamente precarie e in molti casi peggiorati dalla situazione di enorme stress, inclusa la difficoltà a dormire la notte a causa della costante paura. I pazienti hanno raccontato a Msf di non aver potuto lasciare i campi di fortuna a causa del timore di essere perseguitati, malmenati o arrestati dentro la città. I confini internazionali devono rimanere aperti, chiede Msf, per la quale sia gli stati confinanti sia i governi europei devono garantire l’accesso alle procedure d’asilo e condizioni d’accoglienza umana e dignitosa. (Sir)