(ASCA) – Bruxelles – Se la permanenza del colonnello Gheddafi alla guida della Libia dovesse dipendere da quanto deciso oggi dalla Consiglio europeo straordinario, riunito a Bruxelles, il risultato sarebbe uno solo: via, a casa, liberando la popolazione libica dalle violenze e dalle sopraffazioni che sta subendo in queste settimane. Una posizione alla quale si è allineato il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ritenuto – per motivi geopolitici, strategici, di convenienza economica e commerciale e forse anche per sensi di colpa storici legati alla politica coloniale – un ‘amico’ del Colonnello, al punto da siglare in pompa magna negli scorsi anni il Trattato di amicizia italo-libico” . Ma oggi, davanti alla posizione via via più unita dell’Unione europea e davanti, oggettivamente, alla violenze che il rais libico sta compiendo, il premier ha messo da parte i rapporti di ieri per dire, senza remore, come Gheddafi non rappresenti più un interlocutore per l’Europa sposando, di fatto con tutta l’Ue, la posizione franco-inglese. Ancora più nette, se possibile, le parole del Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, rimbalzate in serata a Bruxelles. Con una nota dai termini chiari e indiscutibili il Capo dello Stato parla della perdita, da parte di Gheddafi, di ogni legittimazione a governare. Insomma una Europa che, pur con tutte le sue titubanze e timori – il documento con le conclusioni finali del vertice è un capolavoro di equilibrismo e tatticismo – su una cosa è unita: Gheddafi non è più un interlocutore internazionale, in un modo o nell’altro presentabile, con il quale discutere di energia piuttosto che di fenomeni migratori. Non solo, il Consiglio europeo, seguendo quella che ieri sembrava una forzatura del presidente francese Nicolas Sarkozy (e del britannico Cameron, sia pure in seconda battuta) ha chiarito che il Consiglio nazionale temporaneo di Bengasi, di fatto il governo degli insorti, è il nuovo interlocutore che rappresenta il popolo libico. Berlusconi – replicando ai giornalisti che, al termine del vertice, gli chiedono se il suo rapporto di amicizia possa essere utile a far recedere il Colonnello dal potere – nota che dal momento in cui qualcuno ha avanzato la proposta di sottoporre Gheddafi al Tribunale internazionale, credo che in Gheddafi si sia radicata l’idea di restare al potere. Credo quindi che non ci sia nessuno che possa fargli cambiare idea. Il presidente del Consiglio poi, quasi a sottolineare la frattura che ormai si è creata con il rais, chiarisce di non aver più parlato con Gheddafi dall’epoca della telefonata avuta nelle settimane scorse, all’inizio della crisi libica. Il presidente del Consiglio esclude anche la soluzione dell’esilio. Ieri il presidente francese aveva compito un altro ‘strappo’, proponendo bombardamenti mirati sul suolo libico. Della questione, dice Berlusconi, non si è parlato, così come non è stato deciso di creare una ‘no fly zone’ nei cieli della Libia (anche questa comunque un’opzione militare). Anche se il documento finale di fatto non esclude nulla. I leader dei 27 hanno infatti concordato di esaminare tutte le opzioni necessarie per proteggere i civili in Libia. Cosa voglia dire non è chiaro. Quella che però non dà adito a dubbi è la posizione del cancelliere tedesco, Angela Merkel, che esclude comunque un intervento militare spiegando che non è il momento. Anche perché, hanno ribadito un pò tutti i leader dell’Ue, qualunque iniziativa si debba prendere non può avvenire senza coinvolgere la Lega Araba e l’Unione Africana. A questo proposito, ha annunciato Sarkozy, ci sarà presto un vertice tra l’Ue e questi due organismi.