Al confine tra Libia ed Egitto, a Salloum, dove sono in attesa di documento circa 5.000 stranieri, cominciano ad arrivare anche le prima famiglie libiche, dalle zone di conflitto più intenso. Lo riferisce Caritas italiana, aggiornando il SIR sugli interventi della rete Caritas in Libia e in Italia. A Salloum la rete Caritas prevede di distribuire cibo per almeno 15 giorni. Lo stesso accade alla frontiera con la Tunisia, dove i viveri sono forniti in gran parte dalla popolazione locale. Due missioni di monitoraggio alle frontiere sono state inviate da Caritas internationalis, che ha anche istituito un Gruppo di lavoro per supportare chi opera sul campo. A Tripoli, informa la Caritas, iniziano ad apparire code per il pane, anche perché molti panettieri di origine egiziana sono partiti. In Italia, invece, è quasi terminato il censimento delle strutture che le Caritas diocesane possono mettere a disposizione per un eventuale afflusso straordinario di migranti. Ad oggi sono stati individuati oltre 2400 posti, in 93 diocesi (su 220). L’effettivo utilizzo precisa Caritas italiana dovrà essere concordato nei modi e nei tempi con il Ministero dell’interno. Riguardo al centro di Mineo (Catania) aperto l’8 marzo – dove dovrebbero essere trasferiti 2000 richiedenti asilo da tutta Italia – la Caritas, nonostante avesse già espresso contrarietà, è in attesa di conoscere le modalità del trasferimento, i soggetti coinvolti, la tipologia di accoglienza, le prospettive per i Cara (Centri di accoglienza per i richiedenti asilo) sparsi sul territorio e dei progetti di tutela ed integrazione oggi attivi al loro interno. Confermate le cifre sugli sbarchi a Lampedusa: oltre 1000 persone sbarcate tra il 6 e il 7 marzo, circa 1.600 attualmente ospitati nel centro di Contrada Imbriacola (che può accoglierne 800).