Italia
Libertà religiosa, il duplice diritto
“La libertà religiosa è fonte e sintesi di tutte le altre libertà” e “il diritto di libertà religiosa, al contempo diritto individuale e diritto collettivo”, nella “società moderna non può più essere ristretto alla libertà di credenza o di culto”. Lo ha detto il card. RENATO RAFFAELE MARTINO , presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, intervenuto il 30 giugno a Roma, presso la Camera dei deputati, alla presentazione del “Rapporto 2005 sulla libertà religiosa nel mondo” curato, come di consueto, dalla sezione italiana dell’opera di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre” (Acs).
“La Chiesa che opera nella nostra società – in Europa e nel mondo occidentale – non vive certamente una situazione di sofferenza – ha osservato il presidente della Camera, PIER FERDINANDO CASINI – eppure si scontra sempre più spesso con un atteggiamento laicista che tende a proporne la marginalizzazione dalla società” secondo una sorta di “‘laicismo di Stato’ che non ha nulla a che vedere con il concetto di laicità”. Ammontano a 69.221.475 euro le offerte raccolte nel 2004 dai circa 600mila donatori e “sono 55.650.990 gli euro utilizzati nello stesso anno per i progetti avviati o sviluppati in 137 Paesi del mondo – ha spiegato ORAZIO PETROSILLO , membro del Consiglio internazionale Acs – aiuti per l’edilizia, i mezzi di comunicazione, la letteratura religiosa (40 milioni le copie della Bibbia tradotte in 135 lingue), la formazione di religiosi, gli aiuti umanitari”. Presentiamo una sintetica rassegna “mondiale”.
AMERICA. “Nonostante gli sforzi del governo e della Chiesa cattolica per riportare la pace – si legge nel Rapporto – non accenna a trovare soluzione la guerra che insanguina la Colombia” dove nel 2004 oltre 3mila civili sono stati uccisi per motivi politici e “rimangono allarmanti le violazioni dei diritti umani e religiosi”. Da Cuba il card. Jaime Ortega y Alamino, arcivescovo di San Cristobal de Habana, denuncia “il tentativo del governo di relegare i cattolici ai margini della società e della politica”. La Chiesa non ha accesso alla stampa e non è previsto l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole.
ASIA. “Sembra ottenere buoni risultati la politica del dialogo attuata dalla Santa Sede che ha avviato relazioni diplomatiche con il Qatar“, segnala il Rapporto, mentre in altri Stati a maggioranza islamica “la persecuzione degli ‘infedeli’ raggiunge punte di vera emergenza”, come in Iran, Pakistan e Arabia Saudita che “non risparmiano carcere e torture nei confronti di chi contravviene alle norme della legge coranica”. Nella Corea del Nord il regime continua a ostacolare la presenza di buddisti e cristiani. Ai fedeli viene imposta la registrazione in organizzazioni controllate dal partito e sono ricorrenti e brutali le persecuzioni verso chi non osserva tale obbligo. Dal 1953 sono scomparsi 300mila cristiani e non vi sono più sacerdoti e suore. In Iraq lo sforzo del governo provvisorio presieduto da Iyad Allawi “ha potuto godere dell’assistenza e della collaborazione dell’amministrazione statunitense, orientata a garantire nella bozza di costituzione il rispetto del diritto alla libertà religiosa” prosegue il Rapporto Acs, che definisce viceversa “estremamente grave la situazione in Cina con 19 vescovi sequestrati o impediti nel loro ministero e 9 sacerdoti condannati ai lavori forzati; cifre che vanno ad aggiungersi ad una lunga lista che comprende religiosi arrestati o scomparsi da anni dei quali non si hanno più notizie”.
La violazione della libertà religiosa nel Myanmar “è sistematica e colpisce indistintamente cristiani, musulmani e buddisti”, mentre qualche spiraglio si è aperto in India “dove proseguono le violenze dei fondamentalisti contro la Chiesa cattolica”, ma il partito andato al governo nella scorsa primavera sostiene, a differenza del precedente, “una linea laica e pluralista” con “rilevanti conseguenze per la libertà religiosa”.
AFRICA. “Cresce la preoccupazione per il protrarsi degli scontri a sfondo religioso in Nigeria , dove nel solo 2004 si registrano oltre 12mila morti che vanno ad aggiungersi alle decine di migliaia di vittime degli anni scorsi, di parte cristiana e musulmana, da quando è stata proclamata la legge islamica (Shari’a) in 12 Stati del Nord”. Il fenomeno della guerra civile “non esaurisce i suoi effetti al cessare delle ostilità e porta con sé strascichi giudiziari e civili che continuano a dividere le nazioni, le etnie e i gruppi religiosi. Perciò, anche se sembra raggiunto un fragile accordo di pace anche in Sudan, è ancora lungo il percorso che dovrà portare a ricostruire il tessuto sociale lacerato da decenni di massacri”.
In Egitto e in Marocco la persecuzione colpisce anche i cittadini che abbandonano l’Islam per il Cristianesimo, mentre l’offensiva del fondamentalismo islamico, segnala ancora Acs, “non risparmia il Kenya, il Malawi, il Sudafrica e l’arcipelago di Zanzibar in Tanzania “.