Opinioni & Commenti
Liberi di essere al di sopra, mai al di fuori
di Andrea Fagioli
Cari lettori, il mio primo pensiero, in questo momento, va ad Alberto Migone, il direttore da poco scomparso. L’eredità che lascia è difficile da raccogliere, soprattutto per la stima di cui godeva, per la sua autorevolezza, il suo equilibrio. Sostituirlo in questo sarà per me impossibile. Cercherò allora di mettercela tutta perché autorevole, grazie alla collaborazione di tanti, possa essere il giornale, anche se non lo sarà il suo nuovo direttore.
La linea è tracciata. «Toscana Oggi» ha una storia: venticinque anni di vita non sono pochi. Il giornale ha un’identità precisa: è il settimanale delle diocesi toscane, quindi un settimanale cattolico, attento a quello che avviene nel mondo ecclesiale, ma anche a tutto quello che avviene nella nostra regione. E in questo senso, purtroppo, il primo numero che ho firmato come direttore si è aperto, la volta scorsa, e altrettanto abbiamo dovuto fare questa settimana, con la strage di Viareggio. Non me lo sarei mai immaginato. Quelle persone morte in modo così assurdo, quei bambini… e tutti coloro che pur sopravvivendo resteranno segnati per la vita, ci lasciano sgomenti, ma anche indignati: «Non si può morire così», lo abbiamo scritto e lo ribadiamo.
Tornando alle notizie ecclesiali, «Toscana Oggi» cerca, e cercherà sempre più, di dare un’informazione precisa, non distorta, ma nemmeno «di palazzo», sulla vita delle diocesi nelle sue varie espressioni e articolazioni. E continuerà ad essere espressione di quel mondo cattolico toscano che altrimenti non avrebbe una voce univoca.
In venticinque anni è stata vinta una scommessa all’apparenza impossibile nella Toscana dei mille campanili: mettere insieme sedici diocesi in un unico giornale sia pure con sedici diverse edizioni. Anzi, questa è la vera caratteristica di questo giornale, che lo rende unico rispetto ai settimanali cattolici del resto d’Italia.
E se non possiamo competere con i cosiddetti «giornali laici» sul piano dell’organizzazione e della diffusione, possiamo competere su quello della qualità, una «qualità totale dentro un progetto educativo globale». Non perché siamo più bravi, ma perché facciamo un’informazione non esasperata, rispettosa della persona, che non ferisce. Al tempo stesso ci proponiamo di essere attenti, vigili e critici nei confronti di tutti, a partire dalle istituzioni, Regione in testa. In tempi d’informazione gridata, di gossip, noi cerchiamo di aiutare le persone a riflettere, convinti che viviamo in un’epoca e in una società complesse, che non ammettono soluzioni semplicistiche e dove non esistono ricette già pronte.
Prima di adesso, rare volte mi ero «affacciato» in questo spazio («l’editoriale») ritenendolo luogo privilegiato di chi ha qualcosa da dire, diffidando da chi parla o scrive e non ha niente da dire. E per non rischiare di finire fra questi ultimi, continuerò a lasciare, per quanto possibile, spazio ad altri, orgoglioso di avere firmato per la prima volta, l’altra settimana, un giornale con in prima pagina le firme di Giuseppe Savagnone, Franco Cardini, Romanello Cantini, Michele Gesualdi, Giovanni Pallanti e all’interno, solo perché non c’era spazio per tutti in prima pagina, quelle di Umberto Santarelli e di tanti altri. Senza dimenticare il lavoro prezioso della redazione centrale e delle redazioni locali, sfido chiunque a dire che queste (insieme ad altre comparse su altri numeri: da Adriano Fabris a Franco Vaccari, da Giuseppe Anzani a Domenico Delle Foglie, ad Andrea Drigani…) non sono tra le migliori firme che il mondo cattolico toscano e non solo può mettere in campo. E cosa accomuna tutti questi nomi? L’intelligenza, la capacità di leggere i fatti, di avere qualcosa da dire, di offrire un’idea.
A noi non interessano le etichette, non ci interessa l’eventuale appartenenza politica. Ci interessa l’Appartenza con la A maiuscola. Non vogliamo essere né di destra, né di sinistra, né di centro: tenteremo, come ci ha insegnato Alberto Migone, di essere al di sopra, mai al di fuori. È per questo che già da questa settimana affronteremo temi spinosi come i gossip su Berlusconi o la legge sulla sicurezza e il presunto «silenzio» della Chiesa.
I lettori ce lo chiedono e noi lo facciamo con molta serenità proprio perché ci riteniamo liberi da condizionamenti ideologici e da quelle etichette che hanno spaccato il mondo cattolico e in fin dei conti ferito la Chiesa.