Vita Chiesa

LIBANO, BÉCHARA RAÏ NUOVO PATRIARCA MARONITA: PAESE NON DEVE ESSERE MONOPOLIZZATO

“La nostra terra non è per un gruppo, per un partito o una comunità soltanto, non deve essere monopolizzato da nessuno, poiché essere monopolizzati da un gruppo è un’umiliazione per tutti. La grandezza della gloria del Libano sta nella diversità delle sue famiglie spirituali e nella loro ricchezza. Non parlo di diversità delle sue confessioni poiché queste sono state sporcate da colori politici che ne hanno macchiato la santità, la purezza di fede e la spiritualità della loro religione”. Lo ha detto il neo patriarca della chiesa maronita, mons. Béchara Boutros Raï, nel corso della cerimonia del suo insediamento svoltasi nella sede patriarcale di Bkerké, il 25 marzo scorso, davanti alle più alte cariche istituzionali del Libano. Il successore del card. Sfeir, in quello che è stato il suo primo discorso ufficiale diffuso solo oggi dal patriarcato, ha ribadito la necessità di “lavorare insieme ai Paesi del Medio Oriente, ai loro leader, per preservare e rafforzare le nostre relazioni solidali con il mondo arabo, per stabilire un dialogo completo e sincero con i nostri fratelli musulmani e per costruire un futuro nella vita in comune e in cooperazione”. Per mons. Raï, infatti, “un unico destino lega Cristiani e Musulmani in Libano e nei Paesi della regione, con un patrimonio comune. Per questo accompagniamo con ansia le proteste in atto nei Paesi arabi, ci rammarichiamo per le vittime e i feriti e preghiamo per la stabilità e la pace”. Il patriarca maronita ha poi illustrato il suo programma che, ha ribadito, “vuole essere la prosecuzione di quello dei miei predecessori in questi 1600 anni, ricercando il miglioramento e la realizzazione delle decisioni assunte dai Sinodi e dalle varie istituzioni sociali e scolastiche ecclesiali in Libano, in Medio Oriente e nel mondo”. Al centro del suo programma mons. Béchara Raï ha messo i giovani “1,300.000 studenti che frequentano scuole ed università e che rappresentano il nostro futuro e la speranza della nostra Chiesa e della nostra patria”. Con loro anche “le famiglie, cellule fondamentali della società e chiese domestiche”. “La nostra forza – ha concluso – sta anche nei nostri vescovi e nei nostri sacerdoti, religiosi e religiose, nelle vocazioni alla vita consacrata e al sacerdozio”.Sir