C’ era una volta, nel Centro dell’Italia, una vasta valle, bella, pianeggiante, fertile. In questa valle c’era il sindaco del comune di Casseronia che inseguiva un suo personale sogno: passare alla storia come colui che aveva trasformato uno zuccherificio dismesso in una bella fumante centrale a biomasse. Per fare questo non badava a spese. Non c’era opinione di suoi collaboratori, di alleati, di consiglieri che tenesse in considerazione. E nemmeno si curava delle migliaia di cittadini – suoi elettori – che erano contrari al progetto, preoccupati per il futuro dell’ambiente della valle. La Società che stava per costruire la centrale, voleva realizzare nell’area anche un bel campo da golf e tante casette. Però quelle casette e quel campo sarebbero stati poco appetibili con una centrale fumante vicino. Pertanto incominciò a fare di tutto per trasferire il «mostriciattolo» pestifero il più lontano possibile. Fu scelta un’area poco popolata accanto ad un comune più grande. Il sindaco di quel comune vicino, invece che estraniarsi al problema dei suoi pochissimi cittadini interessati, si mise di traverso ed incominciò a protestare. Dopo alcune litigate, il sindaco di Casseronia si decise a cercare un’altra area. Non si sa bene chi fu ad avere l’idea, ma si pensò di portare la centrale vicino ad un altro comune, molto più piccolo, che aveva la sede nell’antico castello di Marcena, ma dove la maggior parte dei suoi abitanti risiedeva nella popolosa frazione di Cesano. All’inizio, il sindaco di Marcena incominciò a borbottare, mentre la popolazione di Cesano si organizzava per protestare. Poi ci si mise anche l’assessore regionale, che sentenziò la sua contrarietà a progetti di centrali o altri insediamenti industriali interessanti aree agricole. Ed inoltre, un bel progetto portato avanti da un’azienda che faceva dell’ecologia un vanto, con almeno un centinaio di posti di lavoro, stava per naufragare nel caso fosse arrivata a poche centinaia di metri da essa la fumante centrale. A quel punto, il sindaco di Marcena ebbe un’idea: «E se giocassi un bello scherzetto al mio collega di Casseronia? Potrei mettermi d’accordo con la Società che vuole costruire la centrale ed offrirle un terreno nell’area industriale già esistente a Cesano. A quel punto, l’assessore regionale non potrebbe dire più nulla ed io, che comunque dovrei sorbirmi la centrale, a poche centinaia di metri, al di là del confine con Casseronia, me la potrei portare in casa e prendermi gli incentivi economici spettanti». E fu così che, a poche settimane dalle elezioni amministrative, il sindaco di Casseronia si vide sfilare da sotto il naso la sua «creatura», con la ricca dote di cui disponeva. Gli rimase il terreno semi-inquinato dell’ex zuccherificio, assieme al progetto di tante case che, in mancanza di acquirenti, si vociferava dovessero ospitare inquilini in arrivo da altri paesi. Ognuno ebbe qualcosa per consolarsi o di cui vantarsi; l’unica a rimetterci fu la bella Vallata, ormai straziata da tanti interessi e da sconsiderati progetti. Come finì la favola lo vedremo nelle prossime settimane.Osservatorio per la tutela della Valdichiana