Italia

L’ex procuratore antimafia Pietro Grasso presidente del Senato

«Proclamo eletto presidente del Senato il senatore Pietro Grasso». Queste le parole del presidente pro tempore, Emilio Colombo ad ufficializzare l’esito del ballottaggio al Senato. I risultati ufficiali indicano 313 senatori presenti e altrettanti votanti, 137 voti a favore di Pietro Grasso, 117 per Renato Schifani, 52 schede bianche e 7 nulle. Successivamente Colombo ha annunciato “una breve sospensione” dell’Aula.

Siciliano di Licata (Agrigento), ex procuratore nazionale antimafia, Pitre Grasso giunge a ricoprire il ruolo di seconda carica dello Stato dopo un percorso professionale tutto declinato in magistratura, approdando alla politica il 28 dicembre 2012, il giorno dopo aver presentato al Csm le proprie dimissioni per motivi elettorali e annunciando alla stampa l’intenzione di candidarsi nelle liste del Partito Democratico. Risulta eletto come capolista per il Lazio e diventa senatore della XVII legislatura.

A marzo insieme a molti altri colleghi del Parlamento, aderisce al progetto “Riparte il futuro” firmando la petizione che ha lo scopo di revisionare la legge anti-corruzione modificando la norma sullo scambio elettorale politico-mafioso (416 ter) entro i primi cento giorni di attività parlamentare. Grasso inizia la carriera in magistratura nel 1969 come pretore a Barrafranca, diventa poi sostituto procuratore al Tribunale di Palermo, nel gennaio 1980 è titolare dell’inchiesta sull’omicidio del presidente della Regione Piersanti Mattarella.

Nel 1984 è giudice a latere nel primo maxiprocesso a Cosa nostra e a fianco del presidente della corte Alfonso Giordano, è estensore della sentenza nei confronti dei 475 imputati che inflisse 19 ergastoli e oltre 2.600 anni di reclusione. Viene nominato consulente della Commissione antimafia, quindi consigliere alla Direzione affari penali del Ministero della Giustizia e successivamente procuratore aggiunto presso la Direzione nazionale antimafia, guidata da Pier Luigi Vigna, applicato nelle Procure di Palermo e Firenze, dove ha seguito e coordinato le inchieste sulle stragi del 1992 e del 1993.

Come procuratore della Repubblica di Palermo sotto la sua direzione, dal 2000 al 2004, sono state arrestate 1.779 persone per reati di mafia e 13 latitanti, inseriti tra i 30 più pericolosi. Nello stesso arco di tempo la Procura del capoluogo siciliano ha ottenuto 380 ergastoli e centinaia di condanne circa per un totale di migliaia di anni di carcere.

Nell’ottobre 2005 subentra a Pier Luigi Vigna quale procuratore nazionale antimafia, portando a termine numerose grosse inchieste e mettendo a segno importanti risultati nella lotta contro la criminalità organizzata, come la cattura del boss mafioso Bernardo Provenzano (2006), lo smantellamento di alcune cosche mafiose di Vibo Valentia (La Rosa di Tropea e Mancuso di Limbadi un’operazione che si concluse con 41 procedimenti di custodia cautelare). Alla scadenza del primo mandato alla DNA è stato riconfermato dal Consiglio Superiore della Magistratura per un secondo mandato.