Opinioni & Commenti
L’Europa dei passetti inciampa nella Carta
Ma stavolta anche i passetti sono venuti meno perché i governi nazionali, tutti, sia i beneficiari sia gli scontenti del sistema di votazione, si sono mossi nella logica della conservazione dei loro poteri. Nel circolo chiuso di un’Europa intergovernativa, appunto, che vive su un sistema istituzionale né oca né uccello e si affida alle buone opere del mercato per sentirsi grande anche politicamente.
Si riprenderà il discorso interrotto, e su che base? Il timore è che quella delle votazioni in Consiglio non sia l’analogo del naso di Cleopatra che la storia la cambiò per modo di dire. Il timore è che abbia rivelato una situazione sempre meno propizia al federalismo. Il quadro che mostra, specie dopo la guerra in Iraq, vede infatti nel complesso un’Europa frastornata e divisa. Quella dell’Est, in particolare la Polonia, sembra guardare politicamente a Washington ed economicamente a Bruxelles.
La Gran Bretagna, alla quale non si può neppure rimproverare di aver tradito il federalismo perché federalista non è mai stata, insiste ad esercitare una funzione di rappresentanza incrociata fra Stati Uniti ed Europa. Spagna e Italia pare non soffrano eccessivamente a stare nella logica intergovernativa. Francia e Germania pensano ad un’Europa a loro guida.
Ad occhio e croce, per quanto è possibile azzardare sul futuro prossimo, è probabile che il discorso riprenda sulla base della corsa a due velocità. Non c’è che da vedere. Al momento il convento non sembra possa passar di meglio.