Opinioni & Commenti
L’Europa che sta a cuore a noi cittadini e cristiani
A noi sta a cuore l’Europa innanzitutto perché amiamo la pace. Seguendo infatti l’ispirazione cristiana dei Padri fondatori (Adenauer, De Gasperi e Schuman) l’Unione ha garantito al Continente, per centinaia di anni dilaniato da guerre fratricide e disumanità inaccettabili come la Shoah, un periodo lunghissimo di pace. Così che la nostra generazione, come quelle dei nostri figli e dei nostri nipoti, non ha conosciuto direttamente la guerra. A differenza di quanto è toccato in sorte ai nostri genitori.
A noi sta a cuore l’Europa perché le sue radici giudaico-cristiane, pur non riconosciute nella Costituzione europea, sono un lievito inciso nel cuore del Continente. Una presenza che vivifica il tronco della famiglie culturali europee. Una linfa che scorre e riaffiora anche laddove sembra che il materialismo e il relativismo l’abbiano avuta vinta sull’umanesimo cristiano. Una riserva di senso comune e di ispirazione morale che può venire in soccorso nei momenti più difficili della nostra convivenza.
A noi sta a cuore l’Europa perché ha saputo metabolizzare, (pur fra mille difficoltà, tensioni, imperfezioni e approssimazioni), le dinamiche della solidarietà sociale.
A noi sta a cuore l’Europa perché ha scelto la democrazia rappresentativa e ha respinto i totalitarismi. E oggi deve combattere gli egoismi nazionalisti per restare fedele alla sua missione di sviluppo nella solidarietà e nella sussidiarietà.
A noi sta a cuore l’Europa perché ci ha fatto sperimentare, eliminando i vecchi confini e abbattendo i muri, cosa vuol dire avere «una casa comune».
A noi sta a cuore l’Europa perché accettiamo e facciamo nostro l’invito di Papa Francesco, rivolto ai parlamentari europei il 25 novembre del 2014: «…a voi anche l’esigenza di farvi carico di mantenere viva la democrazia dei popoli dell’Europa… Mantenere viva la democrazia in Europa richiede di evitare tante ’maniere globalizzanti’ di diluire la realtà: i purismi angelici, i totalitarismi del relativo, i fondamentalismi astorici, gli eticismi senza bontà, gli intellettualismi senza sapienza».
Dunque, se abbiamo capito la missione affidataci da Francesco, sappiamo anche come giudicare le proposte e i programmi politici che ci verranno proposti. Abbiamo un criterio positivo di valutazione: mantenere viva la democrazia in Europa.
E nel farlo ricordiamo l’auspicio di Giovanni Paolo II nell’esortazione apostolica «Ecclesia in Europa» del 2003: «È necessaria una presenza di cristiani, adeguatamente formati e competenti, nelle varie istanze e istituzioni europee, per concorrere, nel rispetto dei corretti dinamismi democratici e attraverso il confronto delle proposte, a delineare una convivenza europea sempre più rispettosa di ogni uomo e di ogni donna e, perciò, conforme al bene comune».
Sì, perché a noi cittadini e cristiani l’Europa sta sommamente a cuore.