Vita Chiesa

L’Eucaristia a casa del malato. «E dal dolore nasce un sorriso»

di Nicoletta BeniniNell’anno dedicato all’Eucarestia, per la 13ª Giornata Mondiale del malato (che si celebra questo venerdì 11 febbraio) i vescovi italiani hanno scelto come tema «Eucarestia, farmaco di vita e di speranza» nel desiderio di sottolineare quanto sia importante «collocare ogni nostra presenza nel mondo della cura della salute, dei malati e dei soffrenti, in una forte prospettiva di speranza attiva; la speranza comunicata a noi nel mistero pasquale di Gesù Cristo, farmaco di vita e di speranza». All’interno di questo percorso di attenzione e di cura delle persone malate e sofferenti, trova un posto tutto particolare la figura del Ministro straordinario della Comunione come ponte, punto di incontro tra l’uomo bisognoso di aiuto e Dio Pane di vita che lo salva.

Marisa Aterini, già da qualche anno, è un Ministro straordinario della Comunione e fa parte dell’equipe dell’Ufficio liturgico della diocesi di Firenze che si occupa dell’accoglienza e della formazione dei Ministri straordinari, chiamati ad un cammino formativo che si tiene a Lecceto quattro volte l’anno con docenti specializzati, alternati a momenti di preghiera, di confronto e di condivisione sui temi trattati; «tutto questo – ci ha detto Marisa – è vissuto come un arricchimento reciproco e favorisce la comunione all’interno della Diocesi»; il tema scelto per quest’anno è «Convocati per servire».

Al termine degli incontri tutti i Ministri, più di 800 per la sola diocesi di Firenze, sono invitati alla Celebrazione eucaristica con il vescovo ausiliare Claudio Maniago. «È importante – continua Marisa – il rapporto che si instaura tra il malato ed il Ministro. Come i malati hanno bisogno della Chiesa, così la Chiesa ha bisogno dei malati. Spesso infatti quando la domenica andiamo da loro a portare la Comunione, noi gli raccontiamo anche quello che viene fatto in parrocchia, gli eventi che succedono alle celebrazioni liturgiche più importanti e loro ci dicono che quello è per loro il momento più bello della settimana, perché li fa sentire ancora vicini e in comunione con la vita della parrocchia, e vivono con più gioia e partecipazione il giorno del Signore. È proprio con la loro sofferenza, il loro affetto e la loro preghiera che sostengono la vita della comunità e quindi sono una grande ricchezza per tutta la Chiesa. Per il malato, icona del Cristo sofferente, l’Eucarestia è il culmine della partecipazione al giorno del Signore ed è dall’Eucarestia che il malato riceve la forza per vincere la solitudine ed il dolore».

«Quando, portando la Comunione – prosegue Marisa – vediamo in un volto segnato dalla sofferenza spuntare un sorriso, e negli occhi velati dal dolore riaccendersi la luce della speranza, allora per noi Ministri è il momento di fare silenzio e di contemplare dal profondo del nostro essere l’opera di Dio che unendo totalmente e misticamente a sé il malato, gli consente di trasformare la debolezza in forza, la solitudine in comunione, il dolore in rendimento di grazie, in Eucarestia. Io personalmente non ringrazierò mai abbastanza il Signore di questo grande dono che mi ha fatto: di stare vicino a chi soffre e di questo ministero che mi consente di essere servo di quel mistero grande che unisce i malati all’Eucarestia».