Italia
Lettera di un ergastolano a Papa Francesco, «Grazie delle tue parole»
«Papa Francesco, grazie delle tue parole che ci hai mandato tra le sbarre delle finestre delle nostre celle: l’ergastolo è una pena di morte nascosta». A parlare è Carmelo Musumeci, in carcere da 23 anni con la condanna all’ergastolo ostativo per omicidio e associazione a delinquere, divenuto in carcere scrittore e attivista: attraverso il sito www.carmelomusumeci.com – curato dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, perché l‘uso di internet e mail non è consentito dal regolamento penitenziario – si batte da anni per l’abolizione dell’ergastolo. «Molte delle persone del mondo dei vivi al di là del muro di cinta probabilmente non le ascolteranno – scrive in una nota inviata al Sir a commento delle parole di Papa Francesco sull’ergastolo pronunciate la settimana scorsa -. Non ha poi così importanza perché le tue parole hanno fatto bene soprattutto agli uomini ombra (così si chiamano fra di loro gli ergastolani ostativi)». Musumeci nella lettera si rivolge al Papa chiamandolo confidenzialmente Francesco, dicendogli che «che molti di noi se potessero scegliere preferirebbero morire subito, adesso, in questo momento, piuttosto che nel modo orribile, progressivamente e infinitamente spaventoso di morire tutti i giorni».
«Francesco – prosegue Musumeci -, grazie per aver ricordato pubblicamente che in Italia, patria del diritto romano e della cristianità, ci sono uomini condannati ad una pena infinita, ad una morte vera, una morte ad occhi aperti come l’ergastolo ostativo a qualsiasi beneficio penitenziario. Una vera pena del diavolo, crudele, inumana e degradante perché trasforma la persona in una statua di marmo». E ricorda che in tutti i Paesi del mondo, anche dove esiste la pena di morte, «il condannato alla pena dell’ergastolo ha la speranza o una possibilità di poter uscire, in Italia, chi è condannato con l’ergastolo ostativo con la motivazione di avere agevolato l’associazione mafiosa, non potrà mai uscire se non collabora con la giustizia, quindi, se al suo posto non ci mette qualcun altro, rendendo in aggiunta tragicamente difficile e pericolosa la vita delle proprie famiglie». Musumeci ricorda che in Italia ci sono molto uomini chiusi in una cella «da più di 30 anni e in alcuni casi da 40 anni e più, contro qualsiasi diritto comunitario ed internazionale», «molti giovani ergastolani che aspettano di invecchiare e vecchi ergastolani, stanchi e ammalati, che invece aspettano di morire per finire la loro pena». «Francesco – conclude – grazie di avere ricordato che una pena senza fine non potrà mai essere né giusta e né umana. Francesco ti mando un abbraccio fra le sbarre».