Cet Notizie
Lettera Apostolica per l’anno dell’Eucarestia
INTRODUZIONE
1. «Rimani con noi, Signore, perché si fa sera» (cfr Lc 24,29). Fu questo l’invito accorato che i due discepoli, incamminati verso Emmaus la sera stessa del giorno della risurrezione, rivolsero al Viandante che si era ad essi unito lungo il cammino. Carichi di tristi pensieri, non immaginavano che quello sconosciuto fosse proprio il loro Maestro, ormai risorto. Sperimentavano tuttavia un intimo «ardore» (cfr ivi, 32), mentre Egli parlava con loro «spiegando» le Scritture. La luce della Parola scioglieva la durezza del loro cuore e «apriva loro gli occhi» (cfr ivi, 31). Tra le ombre del giorno in declino e l’oscurità che incombeva nell’animo, quel Viandante era un raggio di luce che risvegliava la speranza ed apriva i loro animi al desiderio della luce piena. «Rimani con noi», supplicarono. Ed egli accettò. Di lì a poco, il volto di Gesù sarebbe scomparso, ma il Maestro sarebbe «rimasto» sotto i veli del «pane spezzato», davanti al quale i loro occhi si erano aperti.
2. L’icona dei discepoli di Emmaus ben si presta ad orientare un Anno che vedrà la Chiesa particolarmente impegnata a vivere il mistero della Santa Eucaristia. Sulla strada dei nostri interrogativi e delle nostre inquietudini, talvolta delle nostre cocenti delusioni, il divino Viandante continua a farsi nostro compagno per introdurci, con l’interpretazione delle Scritture, alla comprensione dei misteri di Dio. Quando l’incontro diventa pieno, alla luce della Parola subentra quella che scaturisce dal «Pane di vita», con cui Cristo adempie in modo sommo la sua promessa di «stare con noi tutti i giorni fino alla fine del mondo» (cfr Mt 28,20).
3. La «frazione del pane» come agli inizi veniva chiamata l’Eucaristia è da sempre al centro della vita della Chiesa. Per mezzo di essa Cristo rende presente, nello scorrere del tempo, il suo mistero di morte e di risurrezione. In essa Egli in persona è ricevuto quale «pane vivo disceso dal cielo» (Gv 6,51), e con Lui ci è dato il pegno della vita eterna, grazie al quale si pregusta l’eterno convito della Gerusalemme celeste. Più volte, e di recente nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia, ponendomi nel solco dell’insegnamento dei Padri, dei Concili Ecumenici e degli stessi miei Predecessori, ho invitato la Chiesa a riflettere sull’Eucaristia. Non intendo perciò, in questo scritto, riproporre l’insegnamento già offerto, al quale rinvio perché venga approfondito e assimilato. Ho ritenuto tuttavia che, proprio a tale scopo, potesse essere di grande aiuto un Anno interamente dedicato a questo mirabile Sacramento.
4. Com’è noto, l’Anno dell’Eucaristia andrà dall’ottobre 2004 all’ottobre 2005. L’occasione propizia per tale iniziativa mi è stata offerta da due eventi, che ne scandiranno opportunamente l’inizio e la fine: il Congresso Eucaristico Internazionale, in programma dal 10 al 17 ottobre 2004 a Guadalajara (Messico), e l’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si terrà in Vaticano dal 2 al 29ottobre 2005 sul tema: «L’Eucaristia fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa». Ad orientarmi in questo passo non è mancata, poi, un’altra considerazione: cade in questo anno la Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà a Colonia dal 16 al 21 agosto 2005. L’Eucaristia è il centro vitale intorno a cui desidero che i giovani si raccolgano per alimentare la loro fede ed il loro entusiasmo. Il pensiero di una simile iniziativa eucaristica era già da tempo nel mio animo: essa costituisce infatti il naturale sviluppo dell’indirizzo pastorale che ho inteso imprimere alla Chiesa, specialmente a partire dagli anni di preparazione del Giubileo, e che ho poi ripreso in quelli che l’hanno seguito.
5. Nella presente Lettera apostolica mi propongo di sottolineare tale continuità di indirizzo, perché a tutti risulti più facile coglierne la portata spirituale. Quanto alla realizzazione concreta dell’Anno dell’Eucaristia, conto sulla personale sollecitudine dei Pastori delle Chiese particolari, ai quali la devozione verso così grande Mistero non mancherà di suggerire gli opportuni interventi. Ai miei Fratelli Vescovi, peraltro, non sarà difficile percepire come l’iniziativa, che segue a breve distanza la conclusione dell’Anno del Rosario, si ponga ad un livello spirituale così profondo da non venire ad intralciare in alcun modo i programmi pastorali delle singole Chiese. Essa, anzi, li può efficacemente illuminare, ancorandoli, per così dire, al Mistero che costituisce la radice e il segreto della vita spirituale dei fedeli come anche di ogni iniziativa della Chiesa locale. Non chiedo pertanto di interrompere i «cammini» pastorali che le singole Chiese vanno facendo, ma di accentuare in essi la dimensione eucaristica, che è propria dell’intera vita cristiana. Per conto mio, con questa Lettera voglio offrire alcuni orientamenti di fondo, nella fiducia che il Popolo di Dio, nelle sue diverse componenti, voglia accogliere la mia proposta con pronta docilità e fervido amore.
I NEL SOLCO DEL CONCILIO E DEL GIUBILEO
Cristo infatti è al centro non solo della storia della Chiesa, ma anche della storia dell’umanità. In Lui tutto si ricapitola (cfr Ef 1,10; Col 1,15- 20). Come non ricordare lo slancio con cui il Concilio Ecumenico Vaticano II, citando il Papa Paolo VI, confessò che Cristo «è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia d’ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni»1? L’insegnamento del Concilio apportò nuovi approfondimenti alla conoscenza della natura della Chiesa, aprendo gli animi dei credenti ad una comprensione più attenta dei misteri della fede e delle stesse realtà terrestri nella luce di Cristo. In Lui, Verbo fatto carne, è infatti rivelato non solo il mistero di Dio, ma il mistero stesso dell’uomo.2 In Lui l’uomo trova redenzione e pienezza.
7. Nell’Enciclica Redemptor hominis, agli inizi del mio Pontificato, sviluppai ampiamente questa tematica, che ho poi ripreso in varie altre circostanze. Il Giubileo fu il momento propizio per convogliare l’attenzione dei credenti su questa verità fondamentale. La preparazione del grande evento fu tutta trinitaria e cristocentrica. In questa impostazione, non poteva certo essere dimenticata l’Eucaristia. Se oggi ci avviamo a celebrare un Anno dell’Eucaristia, ricordo volentieri che già nella Tertio millennio adveniente scrivevo: «Il Duemila sarà un anno intensamente eucaristico: nel sacramento dell’Eucaristia il Salvatore, incarnatosi nel grembo di Maria venti secoli fa, continua ad offrirsi all’umanità come sorgente di vita divina».3 Il Congresso Eucaristico Internazionale, celebrato a Roma, diede concretezza a questa connotazione del Grande Giubileo. Mette conto anche ricordare che, in piena preparazione del Giubileo, nella Lettera apostolica Dies Domini proposi alla meditazione dei credenti il tema della «Domenica» come giorno del Signore risorto e giorno speciale della Chiesa. Invitai allora tutti a riscoprire la Celebrazione eucaristica come cuore della Domenica.4
9. Successivamente, con l’indizione dell’Anno del Rosario e con la pubblicazione della Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, ripresi il discorso della contemplazione del volto di Cristo a partire dalla prospettiva mariana, attraverso la riproposta del Rosario. In effetti, questa preghiera tradizionale, tanto raccomandata dal Magistero e tanto cara al Popolo di Dio, ha una fisionomia spiccatamente biblica ed evangelica, prevalentemente centrata sul nome e sul volto di Gesù, fissato nella contemplazione dei misteri e nel ripetersi dell’Ave Maria. Il suo andamento ripetitivo costituisce una sorta di pedagogia dell’amore, fatta per accendere l’animo dell’amore stesso che Maria nutre verso il Figlio suo. Per questo, portando a ulteriore maturazione un itinerario plurisecolare, ho voluto che questa forma privilegiata di contemplazione completasse i suoi lineamenti di vero «compendio del Vangelo» integrandovi i misteri della luce.7 E come non porre, al vertice dei misteri della luce, la Santa Eucaristia?
L’Anno dell’Eucaristia si pone dunque su uno sfondo che si è andato di anno in anno arricchendo, pur restando sempre ben incardinato sul tema di Cristo e della contemplazione del suo Volto. In certo senso, esso si propone come un anno di sintesi, una sorta di vertice di tutto il cammino percorso. Tante cose si potrebbero dire per vivere bene questo Anno. Io mi limiterò ad indicare alcune prospettive che possano aiutare tutti a convergere verso atteggiamenti illuminati e fecondi.
II L’EUCARISTIA MISTERO DI LUCE
Gesù ha qualificato se stesso come «luce del mondo» (Gv 8,12), e questa sua proprietà è ben posta in evidenza da quei momenti della sua vita, come la Trasfigurazione e la Risurrezione, nei quali la sua gloria divina chiaramente rifulge. Nell’Eucaristia invece la gloria di Cristo è velata. Il Sacramento eucaristico è «mysterium fidei» per eccellenza. Tuttavia, proprio attraverso il mistero del suo totale nascondimento, Cristo si fa mistero di luce, grazie al quale il credente è introdotto nelle profondità della vita divina. Non è senza una felice intuizione che la celebre icona della Trinità di Rublëv pone in modo significativo l’Eucaristia al centro della vita trinitaria.
12. L’Eucaristia è luce innanzitutto perché in ogni Messa la liturgia della Parola di Dio precede la liturgia eucaristica, nell’unità delle due «mense», quella della Parola e quella del Pane. Questa continuità emerge nel discorso eucaristico del Vangelo di Giovanni, dove l’annuncio di Gesù passa dalla presentazione fondamentale del suo mistero all’illustrazione della dimensione propriamente eucaristica: «La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda» (Gv 6,55). Sappiamo che fu questa a mettere in crisi gran parte degli ascoltatori, inducendo Pietro a farsi portavoce della fede degli altri Apostoli e della Chiesa di tutti i tempi: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,68). Nel racconto dei discepoli di Emmaus Cristo stesso interviene per mostrare, «cominciando da Mosé e da tutti i profeti», come «tutte le Scritture» portassero al mistero della sua persona (cfr Lc 24, 27). Le sue parole fanno «ardere» i cuori dei discepoli, li sottraggono all’oscurità della tristezza e della disperazione, suscitano in essi il desiderio di rimanere con Lui: «Resta con noi, Signore» (cfr Lc 24,29).
13. I Padri del Concilio Vaticano II, nella Costituzione Sacrosanctum Concilium, hanno voluto che la «mensa della Parola» aprisse abbondantemente ai fedeli i tesori della Scrittura.9 Per questo hanno consentito che, nella Celebrazione liturgica, specialmente le letture bibliche venissero offerte nella lingua a tutti comprensibile. È Cristo stesso che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura.10 Al tempo stesso hanno raccomandato al celebrante l’omelia quale parte della stessa Liturgia, destinata ad illustrare la Parola di Dio e ad attualizzarla per la vita cristiana.11 A quarant’anni dal Concilio, l’Anno dell’Eucaristia può costituire un’importante occasione perché le comunità cristiane facciano una verifica su questo punto. Non basta infatti che i brani biblici siano proclamati in una lingua comprensibile, se la proclamazione non avviene con quella cura, quella preparazione previa, quell’ascolto devoto, quel silenzio meditativo, che sono necessari perché la Parola di Dio tocchi la vita e la illumini.
Come ho sottolineato nell’Enciclica Ecclesia de Eucharistia, è importante che nessuna dimensione di questo Sacramento venga trascurata. È infatti sempre presente nell’uomo la tentazione di ridurre l’Eucaristia alle proprie dimensioni, mentre in realtà è lui a doversi aprire alle dimensioni del Mistero. «L’Eucaristia è un dono troppo grande, per sopportare ambiguità e diminuzioni».12
15. Non c’è dubbio che la dimensione più evidente dell’Eucaristia sia quella del convito. L’Eucaristia è nata, la sera del Giovedì Santo, nel contesto della cena pasquale. Essa pertanto porta inscritto nella sua struttura il senso della convivialità: «Prendete e mangiate… Poi prese il calice e… lo diede loro dicendo: Bevetene tutti…» (Mt 26, 26.27). Questo aspetto ben esprime il rapporto di comunione che Dio vuole stabilire con noi e che noi stessi dobbiamo sviluppare vicendevolmente.
Non si può tuttavia dimenticare che il convito eucaristico ha anche un senso profondamente e primariamente sacrificale.13 In esso Cristo ripresenta a noi il sacrificio attuato una volta per tutte sul Golgota. Pur essendo presente in esso da risorto, Egli porta i segni della sua passione, di cui ogni Santa Messa è «memoriale», come la Liturgia ci ricorda con l’acclamazione dopo la consacrazione: «Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione…». Al tempo stesso, mentre attualizza il passato, l’Eucaristia ci proietta verso il futuro dell’ultima venuta di Cristo, al termine della storia. Questo aspetto «escatologico» dà al Sacramento eucaristico un dinamismo coinvolgente, che infonde al cammino cristiano il passo della speranza.
18. Occorre, in particolare, coltivare, sia nella celebrazione della Messa che nel culto eucaristico fuori della Messa, la viva consapevolezza della presenza reale di Cristo, avendo cura di testimoniarla con il tono della voce, con i gesti, con i movimenti, con tutto l’insieme del comportamento. A questo proposito, le norme ricordano e io stesso ho avuto modo recentemente di ribadirlo15 il rilievo che deve essere dato ai momenti di silenzio sia nella celebrazione che nell’adorazione eucaristica. È necessario, in una parola, che tutto il modo di trattare l’Eucaristia da parte dei ministri e dei fedeli sia improntato a un estremo rispetto.16 La presenza di Gesù nel tabernacolo deve costituire come un polo di attrazione per un numero sempre più grande di anime innamorate di Lui, capaci di stare a lungo ad ascoltarne la voce e quasi a sentirne i palpiti del cuore. «Gustate e vedete quanto è buono il Signore!» (Sal 33 [34],9).
L’adorazione eucaristica fuori della Messa diventi, durante questo anno, un impegno speciale per le singole comunità parrocchiali e religiose. Restiamo prostrati a lungo davanti a Gesù presente nell’Eucaristia, riparando con la nostra fede e il nostro amore le trascuratezze, le dimenticanze e persino gli oltraggi che il nostro Salvatore deve subire in tante parti del mondo. Approfondiamo nell’adorazione la nostra contemplazione personale e comunitaria, servendoci anche di sussidi di preghiera sempre improntati alla Parola di Dio e all’esperienza di tanti mistici antichi e recenti. Lo stesso Rosario, compreso nel suo senso profondo, biblico e cristocentrico, che ho raccomandato nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, potrà essere una via particolarmente adatta alla contemplazione eucaristica, attuata in compagnia e alla scuola di Maria.17
Si viva, quest’anno, con particolare fervore la solennità del Corpus Domini con la tradizionale processione. La fede nel Dio che, incarnandosi, si è fatto nostro compagno di viaggio sia proclamata dovunque e particolarmente per le nostre strade e fra le nostre case, quale espressione del nostro grato amore e fonte di inesauribile benedizione.
III L’EUCARISTIA SORGENTE ED EPIFANIA DI COMUNIONE
21. Se l’Eucaristia è sorgente dell’unità ecclesiale, essa ne è anche la massima manifestazione. L’Eucaristia è epifania di comunione. È per questo che la Chiesa pone delle condizioni perché si possa prendere parte in modo pieno alla Celebrazione eucaristica.18 Le varie limitazioni devono indurci a prendere sempre maggior coscienza di quanto sia esigente la comunione che Gesù ci chiede. È comunione gerarchica, fondata sulla coscienza dei diversi ruoli e ministeri, continuamente ribadita anche nella preghiera eucaristica attraverso la menzione del Papa e del Vescovo diocesano. È comunione fraterna, coltivata con una «spiritualità di comunione» che ci induce a sentimenti di reciproca apertura, di affetto, di comprensione e di perdono.19
IV L’EUCARISTIA PRINCIPIO E PROGETTO DI «MISSIONE»
25. Per tale missione l’Eucaristia non fornisce solo la forza interiore, ma anche in certo senso il progetto. Essa infatti è un modo di essere, che da Gesù passa nel cristiano e, attraverso la sua testimonianza, mira ad irradiarsi nella società e nella cultura. Perché ciò avvenga, è necessario che ogni fedele assimili, nella meditazione personale e comunitaria, i valori che l’Eucaristia esprime, gli atteggiamenti che essa ispira, i propositi di vita che suscita. Perché non vedere in questo la speciale consegna che potrebbe scaturire dall’Anno dell’Eucaristia?
In questo Anno dell’Eucaristia ci si impegni, da parte dei cristiani, a testimoniare con più forza la presenza di Dio nel mondo. Non abbiamo paura di parlare di Dio e di portare a fronte alta i segni della fede. La «cultura dell’Eucaristia» promuove una cultura del dialogo, che trova in essa forza e alimento. Ci si sbaglia a ritenere che il riferimento pubblico alla fede possa intaccare la giusta autonomia dello Stato e delle istituzioni civili, o che addirittura possa incoraggiare atteggiamenti di intolleranza. Se storicamente non sono mancati errori in questa materia anche nei credenti, come ebbi a riconoscere in occasione del Giubileo, ciò va addebitato non alle «radici cristiane», ma all’incoerenza dei cristiani nei confronti delle loro radici. Chi impara a dire «grazie» alla maniera del Cristo crocifisso, potrà essere un martire, ma non sarà mai un aguzzino.
Perché dunque non fare di questo Anno dell’Eucaristia un periodo in cui le comunità diocesane e parrocchiali si impegnano in modo speciale ad andare incontro con fraterna operosità a qualcuna delle tante povertà del nostro mondo? Penso al dramma della fame che tormenta centinaia di milioni di esseri umani, penso alle malattie che flagellano i Paesi in via di sviluppo, alla solitudine degli anziani, ai disagi dei disoccupati, alle traversie degli immigrati. Sono mali, questi, che segnano seppur in misura diversa anche le regioni più opulente. Non possiamo illuderci: dall’amore vicendevole e, in particolare, dalla sollecitudine per chi è nel bisogno saremo riconosciuti come veri discepoli di Cristo (cfr Gv 13,35; Mt 25,31-46). È questo il criterio in base al quale sarà comprovata l’autenticità delle nostre celebrazioni eucaristiche.
Tante iniziative potranno essere realizzate in questa prospettiva, a giudizio dei Pastori delle Chiese particolari. La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti non mancherà di offrire, al riguardo, utili suggerimenti e proposte. Non chiedo tuttavia che si facciano cose straordinarie, ma che tutte le iniziative siano improntate a profonda interiorità. Se il frutto di questo Anno fosse anche soltanto quello di ravvivare in tutte le comunità cristiane la celebrazione della Messa domenicale e di incrementare l’adorazione eucaristica fuori della Messa, questo Anno di grazia avrebbe conseguito un risultato significativo. Buona cosa tuttavia è mirare in alto, non accontentandoci di misure mediocri, perché sappiamo di poter contare sempre sull’aiuto di Dio.
30. A voi, cari Confratelli nell’Episcopato, affido questo Anno, sicuro che accoglierete il mio invito con tutto il vostro ardore apostolico.
Voi, sacerdoti, che ogni giorno ripetete le parole della consacrazione e siete testimoni e annunciatori del grande miracolo di amore che avviene tra le vostre mani, lasciatevi interpellare dalla grazia di quest’Anno speciale, celebrando ogni giorno la Santa Messa con la gioia ed il fervore della prima volta e sostando volentieri in preghiera davanti al Tabernacolo.
Sia un Anno di grazia per voi, diaconi, che siete da vicino coinvolti nel ministero della Parola e nel servizio dell’Altare. Anche voi, lettori, accoliti, ministri straordinari della comunione, abbiate coscienza viva del dono che vi viene fatto con i compiti a voi affidati in vista di una degna celebrazione dell’Eucaristia.
In particolare, mi rivolgo a voi, futuri sacerdoti: nella vita di Seminario cercate di fare esperienza di quanto è dolce non solo partecipare ogni giorno alla Santa Messa, ma anche indugiare a lungo nel dialogo con Gesù Eucaristia.
Voi, consacrati e consacrate, chiamati dalla vostra stessa consacrazione a una contemplazione più prolungata, ricordate che Gesù nel Tabernacolo vi aspetta accanto a sé, per riversare nei vostri cuori quell’intima esperienza della sua amicizia che sola può dare senso e pienezza alla vostra vita.
Voi tutti, fedeli, riscoprite il dono dell’Eucaristia come luce e forza per la vostra vita quotidiana nel mondo, nell’esercizio delle rispettive professioni e a contatto con le più diverse situazioni. Riscopritelo soprattutto per vivere pienamente la bellezza e la missione della famiglia.
Molto infine mi aspetto da voi, giovani, mentre vi rinnovo l’appuntamento per la Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia. Il tema prescelto «Siamo venuti per adorarlo (Mt 2,2)» si presta in modo particolare a suggerirvi il giusto atteggiamento in cui vivere quest’anno eucaristico. Portate all’incontro con Gesù nascosto sotto i veli eucaristici tutto l’entusiasmo della vostra età, della vostra speranza, della vostra capacità di amare.
31. Stanno davanti ai nostri occhi gli esempi dei Santi, che nell’Eucaristia hanno trovato l’alimento per il loro cammino di perfezione. Quante volte essi hanno versato lacrime di commozione nell’esperienza di così grande mistero ed hanno vissuto indicibili ore di gioia «sponsale» davanti al Sacramento dell’altare. Ci aiuti soprattutto la Vergine Santa, che incarnò con l’intera sua esistenza la logica dell’Eucaristia. «La Chiesa, guardando a Maria come a suo modello, è chiamata ad imitarla anche nel suo rapporto con questo Mistero santissimo».26 Il Pane eucaristico che riceviamo è la carne immacolata del Figlio: «Ave verum corpus natum de Maria Virgine». In questo Anno di grazia, sostenuta da Maria, la Chiesa trovi nuovo slancio per la sua missione e riconosca sempre di più nell’Eucaristia la fonte e il vertice di tutta la sua vita.
A tutti giunga, apportatrice di grazia e di gioia, la mia Benedizione.
Dal Vaticano, il 7 ottobre, memoria della B. Maria Vergine del Rosario, dell’anno 2004, ventiseiesimo di Pontificato.
IOANNES PAULUS PP.II
1 Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 45.
2 Cfr ibid., 22.
3 N. 55: AAS 87 (1995), 38.
4 Cfr n. 32-34: AAS 90 (1998), 732-734.
5 Cfr n. 30-32: AAS 93 (2001), 287-289.
6Ibid., 35, l.c., 290-291.
7 Cfr Lett. ap. Rosarium Virginis Mariae (16 ottobre 2002), 19.21: AAS 95 (2003), 18-20.
8 Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003), 53: AAS 95 (2003), 469.
9 Cfr n.51.
10 Cfr ibid., 7.
11 Cfr ibid., 52.
12 Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003), 10: AAS 95 (2003), 439.
13 Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003), 10: AAS 95 (2003), 439; Congr. per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Istr. Redemptionis Sacramentum su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia (25 marzo 2004), 38: L’Osservatore Romano, 24 aprile 2004, suppl., p.3.
14 Cfr Lett. enc. Mysterium fidei (3 settembre 1965), 39: AAS 57 (1965), 764; S. Congr. dei Riti, Istr. Eucharisticum mysterium sul culto del Mistero eucaristico (25 maggio 1967), 9: AAS 59 (1967), 547.
15 Cfr Messaggio Spiritus et Sponsa, nel XL anniversario della Costituzione Sacrosanctum Concilium sulla Sacra Liturgia (4 dicembre 2003), 13: AAS 96 (2004), 425.
16 Cfr Congr. per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, Istr. Redemptionis Sacramentum su alcune cose che si devono osservare ed evitare circa la Santissima Eucaristia (25 marzo 2004): L’Osservatore Romano, 24 aprile 2004, suppl.
17Cfr ibid. 137, l.c., p.7.
18 Cfr Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003), 44: AAS 95 (2003), 462; Codice di Diritto Canonico, can. 908; Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 702; Pont. Cons. per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Directorium Oecumenicum (25 marzo 1993), 122-125, 129-131: AAS 85 (1993), 1086-1089; Congr. per la Dottrina della Fede, Lett. Ad exsequendam (18 maggio 2001): AAS 93 (2001), 786.
19 Cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte (6 gennaio 2001), 43: AAS 93 (2001), 297.
20 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium, 41.
21 N. 33: AAS 90 (1998), 733.
22 Cfr Omelia nella solennità del Corpus Domini (10 giugno 2004), 1: L’Osservatore Romano, 11-12 giugno 2004, p.6.
23 Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 36.
24 Cfr ibid.
25 Cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen gentium, 1.
26 Giovanni Paolo II, Lett. enc. Ecclesia de Eucharistia (17 aprile 2003), 53: AAS 95 (2003), 469.