Massa Carrara - Pontremoli

L’eterno ritorno

di Renato BruschiOgni anno si ricomincia. Ogni anno gli stessi simboli, gli stessi gesti. Dopo l’imposizione delle ceneri, il clima austero e il cammino penitenziale della Quaresima ci attendono. Eppure ogni anno qualcosa cambia. Non siamo più gli stessi, ci sentiamo più adulti. Forse più anziani. Ci guardiamo attorno e scopriamo meravigliati che qualcuno l’abbiamo perduto per strada e che persone nuove sono accanto a noi. La Liturgia ci svela il senso di questo andare e ritornare, di questo eterno ricominciare: è il mistero dell’anno liturgico che inizia con l’Avvento e si chiude con il trionfo di Cristo, Re dell’universo. Al centro la celebrazione della Passione, Morte e Risurrezione, la Pasqua cristiana che rappresenta il culmine e il principio da cui discendono tutte le altre feste mobili dell’anno. LE COSE RITORNANO I popoli antichi conoscevano l’esperienza del ritorno ciclico delle cose. Per alcuni di essi era addirittura un rituale: «l’uomo primitivo – afferma M. Eliade – si sente solidale con i ritmi cosmici e fa della ripetitività il principio ontologico del suo mondo». Come a dire: l’evento che ha dato origine a tutte le cose viene rivissuto attraverso manifestazioni particolari che chiamiamo riti. Essi punteggiano la vita quotidiana e ne plasmano il contenuto essenziale. Il rito deve essere riprodotto secondo uno schema fisso perché altrimenti non è «specchio dell’evento originario». Un po’ quello che accade quando indossiamo una maschera: se non mettiamo la maschera di Pulcinella non possiamo recitare la sua parte.FINE DELLA STORIA? Il rito dunque, anche quello che si svolge in chiesa, non è altro che la ripresentazione di un evento significativo e successivamente della risurrezione di Cristo. Pensiamo al calendario settimanale: il giorno festivo è derivato dall’imitazione del riposo divino. Il «rito della domenica» è dunque l’immagine di un evento sacro che ha radici lontane. Ma la visione ciclica delle religioni primitive ci porta inevitabilmente a sconfessare la storia, il succedersi unico e irripetibile degli avvenimenti. Come superare l’impasse? Non ci sono alternative: o la storia è un «eterno ritorno» e ciò che è accaduto accadrà di nuovo o la storia è una linea che corre da un punto ad un altro, verso una mèta finale.Si potrebbe addirittura dividere la storia degli uomini in fasi in cui ha predominato la visione ciclica e fasi in cui ha brillato la visione lineare. Il cristianesimo tuttavia ha superato questa impasse, poiché nella sua linearità ha accolto anche la ciclicità, nella forma della «santificazione del tempo». La ciclicità, il ripetersi dei giorni, delle settimane, dei mesi, degli anni, diventa uno spazio in cui la libertà dell’uomo si incontra con la libertà di Dio, poiché l’eterno è entrato nel tempo seminando in esso una tensione infinita verso il compimento finale. PURIFICATI E RIGENERATI La Quaresima è un cammino di purificazione per rigenerarci a vita nuova. Durante questi quaranta giorni la Chiesa e, in essa, ogni battezzato, può rivivere l’esperienza dell’esodo, della «liberazione dalla schiavitù dell’Egitto», cogliendo il «dono della salvezza» che Dio offre «qui ed ora» a chiunque si apra al soffio dello Spirito.Ogni anno è così, fino alla conclusione del tempo. La liturgia ci permette di «abbattere» le distanze tra gli eventi, di entrare nello «spazio della vita trinitaria» dove la temporalità è assunta nel mistero dell’incarnazione e da qui rifluisce nella storia provocando una tensione infinita verso la consumazione definitiva. Per questo ogni momento liturgico, ogni «tempo forte» diventa occasione unica ed irripetibile, di farsi travolgere dal fiume di grazia che fuoriesce abbondante dal «petto squarciato» del Crocifisso.Nel linguaggio della ripetizione avviene qualcosa di irripetibile: Dio si incontra nel tempo, non nel mito o nel mondo gelido dell’atemporalità. Dio si fa storia, irrompe attraverso lo Spirito, che è stato riversato nel cuore del mondo, e ci raggiunge nella ciclicità della liturgia. L’uomo vi aderisce in piena libertà e diventa ciò che celebra nel mistero.