Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Leonardo: in un volume l’«amicizia» con Cortona.

E’ stato presentato, nella chiesa-santuario di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio, il volume di Carlo Starnazzi Leonardo dalle Chiane alla Loira, edito da Calosci di Cortona. La presentazione, curata dall’illustre storico dell’arte Carlo Pedretti, ha dato conto di quanto nel volume sia ampio il lavoro di ricognizione delle molteplici fonti storiche, correlate da legami culturali di Leonardo con gli artisti della sua epoca: Donatello, Masaccio, Piero della Francesca, Francesco di Giorgio, i cortonesi Luca Signorelli e Domenico Bernabei, il Bramante, il Perugino, Raffaello.La titanica personalità di Leonardo viene qui incentrata negli ultimi suoi anni, fino alla morte, avvenuta il 2 maggio 1519 «con tutti gli ordini della Santa Madre Chiesa», come ci dice l’accorata lettera, inviata l’1 giugno 1519 ai fratelli dello stesso Leonardo da Francesco Melzi, esecutore delle volontà testamentarie, dettate in italiano dieci giorni prima della morte al regio notaio Guillaume Boreau alla presenza dello stesso Melzi e dei testimoni: Spirito Fleri, vicario di Saint-Denis, il curato Guillaume Croysant, Cipriane Fulchin, frate Francesco da Cortona e frate Francesco da Milano del convento francescano di Amboise.Di rilievo anche il confronto dei fatti risultanti dai documenti con le inesattezze vasariane e quindi con i conseguenti errori relativi alla vita e alle opere del grande maestro di Vinci. Importante anche lo studio e l’impegno di Leonardo per la Valdichiana, come ci testimonia la piantina, qualitativamente superiore alle altre sue e a tutte le altre fino ad allora esistenti, e la realizzazione del suo progetto, relativo alla cupola del duomo di Milano che, dopo ben 15 anni di studi, sarebbe rimasto inutilizzato se non fosse stato ceduto all’amico Francesco di Giorgio Martini per la costruenda chiesa monumentale di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio di Cortona. In questo volume è anche sottolineata l’amicizia di Leonardo con vari cortonesi, fra cui frate Francesco, voluto poi testimone al suo testamento, e Domenico Bernabei, intagliatore e architetto, detto Boccadoro, autore delle maggiori opere rinascimentali francesi, l’Hotel de Ville di Parigi e il Castello di Chambord.