Italia

Lelio Cantini ridotto allo stato laicale

Il Papa in data 19 settembre 2008 ha decretato in via definitiva nei confronti di don Lelio Cantini la pena espiatoria perpetua della dimissione dallo stato clericale con la dispensa dagli obblighi sacerdotali e ha imposto con severo precetto penale l’obbligo di dimora vigilata in spirito di preghiera e penitenza in una residenza stabilita dall’Ordinario di Firenze, sotto pena di scomunica riservata alla Sede Apostolica in caso di disobbedienza».

Questo il passaggio della «Notificazione» a firma del cardinale Ennio Antonelli nella quale si annuncia la decisione di Benedetto XVI di ridurre allo stato laicale Lelio Cantini, il sacerdote fiorentino, oggi ottantacinquenne, che si è reso «protagonista di una dolorosa e scandalosa vicenda» negli anni dal 1973 al 1987 quand’era parroco della Regina della Pace, comunità di 9 mila anime, nel popolare quartiere di Novoli alla periferia nord-ovest di Firenze, che ha retto fino al 2005.«È una sentenza inappellabile perché emanata dal Papa», spiega monsignor Andrea Drigani, docente di Diritto canonico alla Facoltà teologica dell’Italia centrale. Una sentenza che comprende una «pena espiatoria perpetua» (la «dimissione dallo stato clericale») e una «pena aggiuntiva» (la «dimora vigilata»). Dunque una sentenza dura, accolta con soddisfazione anche dalle vittime degli abusi. La Congregazione per la Dottrina della fede «ha constatato che per lunghi anni don Lelio Cantini ha commesso il delitto di abuso plurimo e aggravato nei confronti di minori, il delitto di sollecitazione a rapporti sessuali compiuto nei confronti di più persone in occasione della Confessione, l’abuso nell’esercizio della potestà ecclesiastica nella formazione delle coscienze. Pertanto ha deciso di proporre al Santo Padre Benedetto XVI la sua dimissione dallo stato clericale e il precetto di dimora vigilata».«Sono profondamente addolorato da tutta questa vicenda e comprendo le ragioni che hanno mosso il Santo Padre nella sua decisione – afferma don Paolo Milloschi, l’attuale parroco della Regina della Pace –. Sono però confortato dalle tante testimonianze di fede profonda e di vita cristiana che, pur nel dolore, vedo fiorire ogni giorno in questa comunità parrocchiale». La «Notificazione» è stata prima «intimata» al diretto interessato (l’11 ottobre) e poi trasmessa alla stampa (il 12 ottobre) contribuendo così a fare chiarezza su una vicenda che ha molto scosso la Chiesa fiorentina e che è esplosa nell’aprile del 2007, dopo che alcuni parrocchiani di Cantini denunciarono di essere stati vittime di abusi da parte del parroco, tanto che la procura di Firenze aprì un’inchiesta, mentre Antonelli, da arcivescovo di Firenze, nel gennaio dello stesso anno, aveva già in precedenza condannato l’allora sacerdote con un decreto (reso noto solo in aprile) nel quale si riconosceva Cantini responsabile di abusi sessuali, di falso misticismo, di controllo e dominio delle coscienze e lo si privava della facoltà di confessare, di celebrare la Messa in pubblico e di amministrare i sacramenti. Ma in presenza di rinnovate accuse da parte delle vittime, il cardinale Antonelli, d’intesa con la Congregazione per la dottrina della fede, ha disposto un’istruttoria supplementare affidandola al religioso carmelitano padre Francesco Romano e conclusasi nel luglio scorso.La decisione del Papa, che mette la parola fine al procedimento canonico, contribuisce senz’altro ad attenuare quelle «difficoltà» e a diradare quelle «ombre» a cui aveva fatto riferimento lo stesso monsignor Giuseppe Betori nel messaggio inviato alla diocesi nel giorno dell’annuncio della sua nomina ad arcivescovo di Firenze.

Adesso la Chiesa fiorentina, «duramente provata da questa triste vicenda» è chiamata – come si legge nella «Notificazione» – a «trarne, per la grazia del Signore, motivi per una più fedele, generosa e coraggiosa testimonianza a Cristo Salvatore. In particolare assicurerà alle vittime degli abusi, che hanno tanto sofferto, la vicinanza umana e spirituale per rielaborare positivamente in una prospettiva di fede il male subito».