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LEGITTIMO IMPEDIMENTO, LE CONSEGUENZE DELLA SENTENZA DELLA CONSULTA

La decisione della Corte Costituzionale apre una partita più politica che giudiziaria per il presidente del Consiglio. Il no (seppur parziale) alla legge sul legittimo impedimento impatterà infatti sulla tenuta del governo, aprirà la strada a nuove battaglie del decennale conflitto tra politica e magistratura, ma non provocherà nessuna ripercussione di rilievo sul destino processuale dell’imputato Silvio Berlusconi. Il premier, insomma, può dormire sonni tranquilli: considerati i termini di prescrizione e soprattutto i tempi della giustizia italiana, per due dei tre processi avviati a Milano nei suoi confronti (le cosiddette “tre M”, come sono stati ribattezzati i processi Mills, Mediatrade e Mediaset) è praticamente impossibile arrivare a sentenza. Colpa (o merito, a seconda dei punti di vista) soprattutto degli ‘scatti di carrieraì che hanno riguardato alcuni dei magistrati titolari dei tre dibattimenti, nel frattempo trasferiti al altra sede o promossi ad altri incarichi. Risultato: se l’effetto del verdetto della Consulta è quello di far ripartire immediatamente i tre processi milanesi, tutti dovranno necessariamente ricominciare da zero. Perché il trasferimento anche di uno solo dei tre componenti del collegio giudicante comporta necessariamente l’annullamento di tutti gli atti processuali. Cosa che rende praticamente nulle le possibilità di andare a sentenza soprattutto per il processo Mediaset, giunto alle battute finali. Il giudice Edorado D’Avossa, presidente del collegio che processa Berlusconi per presunta frode fiscale (l’accusa ipotizzata nei confronti del premier è quella di aver concorso alla creazione di fondi neri all’estero durante le operazioni di compravendita dei diritti televisivi) è infatti stato trasferito al Tribunale di La Spezia. Il processo Mediaset dovrà dunque ripartire da zero, sgombrando il campo da ogni possibilità di esaurire tutti i tre gradi di giudizio entro fine 2012, quando sarà la prescrizione a mettere al riparo Berlusconi dai giudici milanesi. Incontro allo stessa sorte va il processo Mills che vede Berlusconi accusato di corruzione in atti giudiziari: la ‘promozione’ in Corte D’Appello della presidente dei giudici, Francesca Vitale, comporta l’azzeramento del procedimento che perciò è destinato a ricominciare daccapo prima di incorrerre nei termini di prescrizione che in questo caso scatteranno a fine anno. Troppo poco per arrivare un verdetto definitivo su quel pagamento di 600 mila dollari all’avvocato inglese David Mills, già condannato in primo grado e in appello per la stessa vicenda. Una somma che, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe servita a Berlusconi per corrompere Mills e ‘comprare’ così la sua falsa testimonianza in altri due processi (All Iberian e tangenti alla Guardia di Finanza) avviati sempre dalla Procura di Milano nei confronti dell’attuale presidente del Consiglio, successivamente – è la tesi della pubblica accusa – assolto proprio grazie alla testimonianza del legale britannico. Soltanto per il processo Mediatrade ci sono possibilità di arrivare a una sentenza definitiva prima dell’arrivo dei tempi di prescrizione. Anche questo filone processuale dovrà ricominciare daccapo per lo scatto di carriera del gip Marina Zelate, con la differenza che in questo caso la perdita di tempo sarebbe minima: il procedimento è infatti ancora in fase di udienza preliminare e fino ad ora è stata celebrata soltanto un’udienza. Insieme a Berlusconi, sul banco degli imputati in questo procedimento ci sono anche il figlio Pier Silvio e il suo braccio destro Fedele Confalonieri. Tutti accusati a vario titolo di appropriazione indebita e evasione fiscale.