Toscana
Leggi elettorali, referendum in Toscana
Ha preso il via l’iter della raccolta di 40 mila firme per il referendum abrogativo della legge elettorale della Toscana. Alcuni promotori del referendum, tra cui il capogruppo Udc in Consiglio comunale a Firenze, Mario Razzanelli, e Paolo Cintolesi, del comitato «Oltre» di Comeana, si sono recati nei giorni scorsi in Consiglio regionale dove hanno ritirato 10 mila moduli, vidimati dalla Regione stessa, necessari all’iniziativa. Se entro sei mesi verranno raccolte le firme utili, i toscani torneranno alle urne per decidere se mantenere o meno l’attuale legge elettorale che ha cancellato il voto di preferenza.
«Riteniamo di poter raccogliere tutte le firme ha ricordato Razzanelli e questo sarà un momento importante perché il successo di questo referendum potrebbe avere una valenza a livello toscano ma anche nazionale. Ci battiamo perché ad oggi ai cittadini toscani è negata la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, che vengono invece decisi dalle segreterie dei partiti».
Sul tema della legge elettorale toscana è poi intervenuto il capogruppo Udc in Consiglio regionale, Marco Carraresi, ricordando come «oltre al percorso referendiario è stato attivato anche quello istituzionale. Entro aprile infatti ritornerà in aula una nostra proposta di legge per il ripristino della preferenza. La nostra proposta di legge ha spiegato è diversa dal referendum perché non prevede un’abrogazione completa della legge elettorale ma una modifica per reintrodurre il voto di preferenza».
Nel frattempo si è costituito in Toscana anche il comitato per il referendum elettorale 2008 che invece punta a modificare l’attuale legge elettorale nazionale voluta dall’ex ministro Roberto Calderoli. Del comitato fanno parte esponenti della società civile, professori universitari e anche politici trasversali: non per nulla il neocomitato è stato presentato, tra gli altri, dal coordinatore regionale di An, Riccardo Migliori, e dal capogruppo Ds in Consiglio regionale, Paolo Cocchi.
Scopo del referendum, è stato spiegato, è tornare allo spirito e ai principi del 1993, quando un’altra consultazione referendaria portò l’Italia a svoltare verso il sistema maggioritario e bipolare. Per questo gli obiettivi sono di rafforzare il bipolarismo contro il proporzionale, ridurre la frammentazione del sistema politico, evitare maggioranze risicate che impediscono la reale governabilità, e abolire la possibilità di candidarsi contemporaneamente dappertutto, come fanno spesso leader di partito, evitando che chi controlla le candidature possa arrivare a decidere a tavolino i propri eletti.