È possibile parlare dell’Avvento e del Natale attraverso le opere di Van Gogh? Sembra di sì. E ad Anghiari, alla vigilia del Natale, don Marco Salvi ha colto l’occasione del tempo forte dell’Avvento per proporre una particolare – e originale – catechesi in preparazione al Natale. Complice la sua laurea in architettura e anni di insegnamento di storia dell’arte, ed infine l’essere colpito dall’esperienza umana di alcuni artisti e in particolare di Van Gogh nel quale don Marco ha sempre ritrovato l’esperienza drammatica di ogni uomo alla ricerca della verità.Don Marco, da dove è partito per abbinare Van Gogh e l’Avvento?«Anzitutto ho introdotto tre parole chiave: desiderio, nostalgia e bellezza. La prima descrive la domanda che c’è nel cuore di ogni uomo. Il cardinale Ratzinger già alcuni anni fa parlava che “due amanti che stanno insieme non sanno bene cosa vogliono, sicuramente non solo un piacere amoroso ma qualcosa d’altro”. La nostalgia nasce dalla percezione dell’esistenza di qualcosa di più grande nella vita ma che non appartiene all’uomo. Infine la bellezza è il desiderio del vero, della verità. La bellezza porta in se il dolore e anche la morte, ma è un anelito che costituisce la vita stessa degli uomini».E quindi Van Gogn come descrive questo cammino?«L’incontro con qualsiasi artista è l’incontro con la vita di un uomo. L’opera d’arte è la testimonianza di un uomo che offre il proprio modo di concepire la vita. Van Gogh dipinge quindi per necessità interiore e i suoi dipinti sono dialogo con la realtà».Nell’Avvento succede qualcosa che per Van Gogh non è mai avvenuto.«Sì, l’Avvento avviene perché c’è una sproporzione. Una sproporzione tra il nostro desiderio e il nostro limite. Altrimenti non ci sarebbe stato bisogno dell’incarnazione. Nel dipinto “Notte stellata” ci sono due cipressi che sono fiamme verso il cielo, ma sono nere. La nostra umanità, la nostra vita, benché intrisa di limite e peccato, è un grido verso l’infinito».La speranza che viene dal Natale è allora così importante per l’uomo?«A questo anelito Dio risponde entrando nella storia dell’uomo e inaspettatamente accade che l’umano è salvato. Ho concluso l’incontro con una frase del regista russo Tarkovsky che diceva: tu lo sai bene, non ti riesce qualcosa (ed è la situazione dell’uomo) e ad un tratto incontri nella folla uno sguardo umano (ecco che succede qualcosa di inaspettato) ed è come se ti fosse accostato ad un divino nascosto (l’Avvento è questo: qualcuno che ti viene incontro, proprio dentro la fragilità della tua vita) e tutto diventa improvvisamente più semplice (Van Gogh l’ha sempre ricercato ma non l’ha mai trovato, ma per noi l’Avvento sarà l’incontro con questo inaspettato)».Alessandro Bivignani