Italia

Legge sull’omofobia, un passaggio con mille riserve

Alla fine della giornata di giovedì a Montecitorio, dopo infuocati dibattiti e prese di posizioni trasversali e «rovesciate», rispetto alle premesse politiche della giornata, soprattutto all’interno dei partiti della maggioranza (Pd, Pdl e Scelta Civica), gli emendamenti alla legge sull’omofobia sono stati approvati, a partire da quello più discusso, sulla non punibilità di opinioni espresse circa l’omosessualità all’interno di organizzazioni di natura politica, culturale e religiosa. Se i parlamentari che si rifanno, in diversi schieramenti, alla visione cristiana della vita possono forse – almeno per ora – tirare un sospiro di sollievo, nel senso che alla Camera si è deciso che esprimere pareri «politici» o «religiosi» difformi sulla omosessualità non sarà reato perseguibile penalmente, il provvedimento ora dovrà andare al Senato, dove subirà certamente ulteriori modifiche. Le forze pro-gay si sono infatti già dichiarate agguerrite e decise a proporre modifiche pesanti a un testo che definiscono un «salvacondotto per razzismo e omotransfobia».

Libertà di opinione in salvo? Anzitutto vediamo il testo del sub-emendamento che tanto ha fatto discutere. Esso afferma che non costituiscono discriminazione aggravata dall’omofobia le opinioni «assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei principi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni». Il voto su tale sub-emendamento, a scrutinio segreto, è passato con 256 sì e 228 no. Hanno votato a favore Pd, Scelta Civica e Lega, contro Pdl, M5S e Sel. Il Pd, che in mattinata sembrava orientato a votare coi «Cinque Stelle», ha poi cambiato parere come motivato dal relatore Ivan Scalfarotto secondo cui tale emendamento «protegge omosessuali e transessuali e chiarisce che nessuno vuole punire la libertà di opinione». Invece il Pdl, che si era detto sempre a favore della libertà di opinione, ha detto no perché secondo il deputato Enrico Costa si tratterebbe di «una norma equivoca, pasticciata, un emendamento subdolo che dal punto di vista giuridico creerà una notevole dose di equivoci».

I veri problemi sono altri. Vediamo ora alcuni commenti a caldo di parlamentari di ispirazione cristiana. Ad esempio, Mario Sberna, di Scelta Civica, sostiene che «la proposta di legge sull’omofobia è una aggressione alla famiglia. In questi mesi c’è stato un impegno gigantesco su un tema che di fatto in Italia non è un tema. Non è vero che gli omosessuali sono discriminati. Invece lo sono in maniera fortissima i rifugiati, le famiglie numerose, gli immigrati, i poveri. Fuori da alberghi e ristoranti non si trova mai ‘Vietato ingresso a omosessuali’, invece si trova il divieto per cani e bambini». Comunque vada questa legge, dopo i suoi vari passaggi, prosegue Sberna, «io voterò contro in quanto mi pare scandaloso che di fronte ai bisogni reali di questo Paese, che sono le migliaia di poveri che non hanno da dormire e mangiare, i bambini con più fratelli che vivono in povertà, donne licenziate perché incinte, nego che l’omofobia sia un problema in Italia. Al contrario di quanto vogliono farci credere, nel nostro Paese c’è addirittura simpatia per gli omosessuali, di là da pochi e circoscritti casi di omofobia che possono essere puniti secondo le leggi ordinarie».

Per ora limitato il danno. Il parlamentare Gianluigi Gigli, anche lui di Scelta Civica, afferma che «il testo sul contrasto all’omofobia licenziato oggi dalla Camera è profondamente diverso rispetto a quello inizialmente depositato. Particolarmente ridimensionato ne appare l’impianto ideologico, mentre molto potenziate sono le garanzie per la libertà di opinione e di insegnamento e per quella di organizzazione delle associazioni e istituzioni autorizzate». «Il raggiungimento di questo risultato – prosegue – è stato reso possibile da un intenso lavoro con il quale è stato attivamente ricercato un difficile consenso, coagulatosi infine attorno al subemendamento proposto dall’on. Gitti, con il quale sono stati recepiti i contenuti degli emendamenti di salvaguardia presentati in precedenza (in particolare dallo stesso on. Gigli, ndr)». Gigli sottolinea poi che, come hanno fatto i parlamentari del Pdl che si sono espressi con voto contrario, «la soddisfazione per aver contribuito a limitare il danno, tenendo conto dei rapporti di forza in Parlamento che avrebbero potuto far passare comunque una legge ben peggiore, non può comunque far perdere di vista il fatto che questa legge potrà avere a medio termine pesanti conseguenze negative di ordine sociale, educativo e culturale. Essa potrà essere usata per aprire, per via giudiziaria, varchi nell’attuale diritto di famiglia». Per questi motivi Gigli ha infatti espresso voto contrario sul complesso della legge.

I dubbi che rimangono. Nell’ambito del Pdl, Eugenia Roccella ha ribadito che la sua posizione personale «è sempre stata di contrasto a questa legge, perché assolutamente ideologica, di bandiera, tesa a limitare fortemente la libertà di espressione del pensiero oltre che di associazione. Un simile orientamento di legge è destinato a creare enormi difficoltà circa eventuali battaglie per la salvaguardia della famiglia naturale». Secondo Paola Binetti (Udc), nonostante i miglioramenti apportati al testo, «non si risolve la prospettiva di fondo e cioè che il disegno di legge è una sorta di grimaldello dietro cui si possono insinuare ulteriori sviluppi verso i matrimoni gay, come si è visto in altri Paesi». «Del resto – aggiunge – oggi in aula si sono sentiti diversi commenti alle parole del Papa sulla esigenza cristiana dell’accoglienza verso coloro che hanno posizioni o vissuti diversi dai canoni che ci sono più cari. Questo ci dice che occorre impegnarsi comunque per il dialogo e l’apertura, anche verso coloro che la pensano in maniera magari antitetica alla nostra».