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Legge sull’aborto, 25 anni dopo l’impegno per la vita continua

di Carlo CasiniNon meriterebbe ricordare anniversari tristi se la memoria non servisse a costruire un futuro migliore. Molti, ormai, non ricordano gli anni e i giorni caldi in cui fu approvata la legge 22/5/1978 n. 194, quella, che ha legalizzato l’aborto in Italia. È passato esattamente un quinto di secolo e l’abitudine rende meno vigile l’attenzione. Eppure il Concilio Vaticano II ha definito l’aborto un «abominevole delitto». Eppure ci separano da quella data oltre quattro milioni di bambini non nati uccisi nel seno delle loro madri con il timbro della legge: la popolazione di quaranta città grandi come Ancona. La Toscana dovrebbe avere una memoria particolarmente viva. Da Firenze, infatti, il 4 novembre 1977, alla vigilia della morte di La Pira, era partita la mobilitazione generale per suggerire al Parlamento un’alternativa alla legge permissiva che si andava affermando: la prima proposta di legge della storia repubblicana, che in venti giorni raccolse 1.087.000 firme. Da Firenze alcuni mesi prima La Pira aveva implorato il governo a non sottoscrivere quella legge da lui definita «integralmente iniqua». A Firenze nel marzo 1975 era nato il primo Centro di aiuto alla vita come risposta concreta a quella cultura radicale che predicava l’aborto come «aiuto alle donne» e che aveva gestito, sempre a Firenze, la «clinica degli aborti», scoperta nel gennaio precedente. Proprio a Firenze, nel momento più drammatico della campagna referendaria sull’aborto, il 13 maggio 1981, il giorno dell’attentato al Papa, quattro giorni prima della consultazione referendaria, Madre Teresa di Calcutta trasformò la conclusione della campagna «per la vita» in una lunga preghiera e ancora lei da Firenze esattamente cinque anni dopo, in un nuovo 17 maggio, lanciò l’appello: «dobbiamo decidere oggi fermamente che in questa splendida città di Firenze nessun fanciullo, nato o non ancora nato, maschio o femmina, sia rigettato, non amato».Non è vero, come ripete la cultura dominante, favorita dal silenzio, dalla impreparazione e dalla timidezza di molti, che la legge 194/78 abbia ridotto il numero degli aborti. È vero: quelli registrati erano 230 mila nel 1982 e sono scesi a circa 140 mila negli ultimi anni. La cifra resta spaventosa. Ma vi sono poi gli aborti clandestini, la cui permanenza è attestata dalla ripetuta scoperta di cliniche che li eseguono. Il caso di villa Gina a Roma è il più clamoroso. Soprattutto si è diffuso un aborto nuovo, tanto precoce e occulto quanto frequente, quello che pretendono di chiamare «contraccezione d’emergenza», ma che è un vero e proprio aborto clinico impedendo all’embrione già formato di trovare calore e alimento nei tessuti materni. La ditta che commercializza il preparato in Italia vende 250 mila confezioni all’anno. Una valutazione seria dovrebbe tener conto anche del calo della natalità (dimezzata dal 1864 ad oggi) con la conseguenza che sono sempre meno numerose le classi di età che giungono al periodo fecondo. In ogni caso non è certo merito della legge permissiva. Piuttosto si può sperare che il messaggio sul diritto alla vita tenace e incessante della Chiesa, in particolare di Giovani Paolo II, abbia prodotto qualche effetto nelle coscienze. Invero almeno il principio di «preferenze per la nascente» sembra largamente accolto e la proposta di applicare coraggiosamente il principio di eguaglianza a tutti gli uomini, nati e non ancora nati getta inquietudine, imbarazzo e anche attenzione in alcuni di coloro che si proclamano a torto «laici».

Il solo modo di ricordare costruttivamente una data tristissima è quello di moltiplicare lo sforzo per alimentare una nuova cultura per la vita, per rendere più partecipato e corale l’impegno dell’intera comunità, in primo luogo quella cristiana, affinché ogni figlio sia accolto; per rispondere finalmente, tutti insieme, all’«appassionato appello» rivolto dal Santo Padre: rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana. Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità («Evangelium vitae» 5).

Le iniziative del Movimento per la vita